capitolo 3

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Erano trascorsi tre giorni da quando ero in questo convento, isolata dal mondo, tre giorni che non sento i miei genitori e Jorge. Avrei voluto tanto chiamarlo, ma il professore ha spiegato che i cellulari non possiamo utilizzarli, quindi adesso rimarrò anche con il dubbio se mi abbia cercato o meno.

Ma l'amore è questo? Il dubbio? Se fossi stata sicura di lui e di noi a quest'ora non dovevo neanche domandarmelo se mi avessi cercata, e non sarei neanche qua. Sono letteralmente scappata dalla mia vita di prima e da lui.

Non voglio piangermi sempre addosso, perciò mi cambio velocemente dal momento in cui sono ancora in pigiama e forse sono anche in ritardo per la lezione del professore e raggiungo la banda.

Non sono seduti al grande tavolo, deduco che sono davvero in ritardo e corro verso quella che può considerarsi la nostra aula. Sbircio dalla porta semi aperta che sono tutti seduti perciò prima di entrare busso ed entro velocemente.

-scusatemi per il ritardo- dico distrattamente mentre noto che il mio solito posto è occupato da Denver, tutti si girano verso di me compreso il professore che era di spalle.

-tranquilla New York, puoi sederti affianco a Berlino- lo guardo scocciata e mugolo un -ok va bene- , contro voglia mi siedo vicino a lui e non posso non notare il suo sorrisino.

Nel frattempo il professore mi chiese cosa avessi avuto e liquidai la conversazione dicendo che ho avuto mal di testa forte per tutta la serata, riacquistando sonno solo due ore fa.

-ragazzina non me la racconti giusta- sento bisbigliare l'uomo affianco a me e mi limitai a roteare gli occhi e a non rispondergli.

-rotea ancora gli occhi con me e finirà male- con un sorrisetto malizioso.

Deglutii a fatica, non sapevo cosa rispondere

-bene, professore cosa mi sono persa?-

-niente di importante New York, ho solo annunciato che ci sarà un nuovo componente-

-perfetto, mi sentirò meno sola,non sarò l'ultima arrivata.- risposi al suo sorriso.

- chi sarebbe questo nuovo arrivato?- chiese in fondo all'aula Nairobi.

-si chiamerà Palermo e si presenterà questa sera a cena- notai l'espressione soddisfatta di Berlino,la mia curiosità mi spinse a chiedergli se lui ne fosse già a conoscenza ma mi rispose - ora riesci a parlare- lo fulminai con lo sguardo,odiavo il suo comportamento.

Subito dopo confessò -si lo sapevo già molto prima di te e di tutti gli altri- istintivamente alzai un sopracciglio -come facevi a saperlo?- chiesi interrogativa ma da parte sua non ci fu alcuna risposta.

ANDRÈS

Non so quanti anni abbia questa ragazzina, però ha delle movenze da donna esperta e sicura di quello che fa. In alcuni momenti invece sembra una ragazzina,quei sorrisi sinceri, quei sguardi e i suoi occhi così piena di vita,di un colore inteso,color smeraldo.

-lo sai che questi jeans ti fasciano davvero bene il..-ahia, mi ha dato una gomitata

-Berlino, New York se avete finito continuiamo, questa parte del piano è fondamentale-

New York si mise a ridere ingenuamente, è la prima volta che la osservo attentamente da vicino,ed è così bella.

-Berlino,la finisci di fissarmi in continuazione?- lei ha lo sguardo attento sul professore

- shh ragazzina,lo so che ti piace avere il mio sguardo su di te - diventa tutta rossa e sono più che soddisfatto

Mio fratello finalmente ha terminato la sua lezioncina, come se già queste cose non le sapessi..conosco Palermo e mi proponeva di fondere oro da 5 anni ma io rifiutai sempre,ritenevo migliore il piano di mio fratello e ora lui ha ultimato e devo dire che non è niente male.

CLARISSA

"𝓝𝓸𝓷 𝓼𝓲𝓪𝓶𝓸 𝓶𝓪𝓲 𝓬𝓸𝓼𝓲̀ 𝓲𝓷𝓭𝓲𝓯𝓮𝓼𝓲 𝓿𝓮𝓻𝓼𝓸 𝓵𝓪 𝓼𝓸𝓯𝓯𝓮𝓻𝓮𝓷𝔃𝓪,

𝓬𝓸𝓶𝓮 𝓷𝓮𝓵 𝓶𝓸𝓶𝓮𝓷𝓽𝓸 𝓲𝓷 𝓬𝓾𝓲 𝓪𝓶𝓲𝓪𝓶𝓸."- 𝓢.𝓕𝓻𝓮𝓾𝓭.🦋

Se non fosse stato per Freud ora non sarei qui,se ho scelto psicologia all'università è grazie a lui. Mi sono approcciata alle teorie freudiane fin dalle scuola superiori.

Come dice Auden uno dei miei poeti preferiti, Freud,usava la memoria come i vecchi e, come i bambini, diceva la verità, ha cambiato per sempre il mondo «semplicemente guardando indietro senza falsi rimpianti». Sbagliava spesso e «a volte era assurdo», ma «in suo nome viviamo vite diverse».

-ehi pensierona che fai?- venne a sedersi accanto a me Nairobi sulla piccola panchina di fronte al grande pozzo.

-ehi Nairobi- le risposi chiudendo il libro di Freud poggiandolo per terra per farle spazio

-che fai?stai leggendo?-

-sisi,un libro di un autore che mi sta cuore-

-ah e chi è?- non credo fosse seriamente interessata ma apprezzo lo sforzo per poter instaurare un rapporto.

cercai di raggirare il discorso -ma dai non parliamo di questo,piuttosto parliamo di cose da ragazze,spettegoliamo su qualcuno,non so- le diedi una pacca sulla spalla.

-si certo ragazzina- ma perchè tutti ragazzina devono chiamarmi?.

-Nairobi posso farti una domanda?- mi fece si con un cenno del capo.

-sembro davvero una bambina?vi ostinate a chiamarmi così-

-tutti chi?ma poi cosa ti importa,io credo che tu sia una ragazza con le palle-

-grazie,bhe tutti...Berlino..-

-ah ora capisco,lui è così,è un pò un coglione- scoppiai a ridere. Mi trovavo bene a parlare con lei,era davvero simpatica.

-si l'ho potuto constare,non capisco se ci fa o semplicemente c'è- non la finimmo più di ridere.

-per esperienza dico entrambi- esperienza?sono stati insieme?

Nairobi leggendomi quasi nei pensieri aggiunse

-nono tranquilla,non in quel senso,io e Berlino ci vogliamo un sacco bene,pensa che nella prima rapina,lui per salvare tutti noi si è fatto trivellare,o almeno noi pensavamo questo,alla fine lui è vivo e non sai quanto sono felice nonostante il figlio di puttana che è-

si vede che vuole davvero bene a Berlino,mi fa capire quanto la banda sia unita,di come sia una grande famiglia.Rimanemmo un'altro pò a parlare e le confidai la mia storia con Jorge fino a quando andai in camera .

Ero quasi arrivata quando -dimentichi questo ragazzina- era Berlino,aveva in mano il mio libro, dove lo ha preso?

-Berlino la finisci di spuntare così dal nulla per favore?- sbotto irritata - e ridammi il mio libro- glielo strappo dalle mani e quando ci sforiamo per un secondo le dit avevano avvertito la scossa. Le ritiro frettolosamente mentre mi giro per andare verso la mia stanza a passo svelto.

Stavo per entrare nella mia stanza quando mi bloccò da dietro e mi fece voltare di scatto

-quello che dicevo stamattina era vero, questi jeans ti stanno bene mettili più spesso- il sorrisetto con il quale l'ha detto mi ha fatto sentire dei brividi. Avevo il suo fiato sul mio collo e avevo l'impulso di baciarlo, lui seguiva ogni mia parola con lo sguardo sulle mie labbra

-sai ragazzina, sono solo quattro giorni, ma devo dire che mi stai facendo già perdere la testa-

Quando sono con lui divento un fuoco e sono sicura anche lui quando è con me

- ma se ci vedono? - ero preoccupata

Mi trascina verso la mia stanza e a ppena entrati trovammo due persone nel mio letto, mi parai gli occhi con le mani. Aprii lentamente gli occhi sentendo Berlino dire

 -Palermo cosa ci fai già qui?- e vidi una ragazza coprirsi con il lenzuolo.

𝗖𝗛𝗜 𝗥𝗘𝗦𝗧𝗔 𝗦𝗢𝗙𝗙𝗥𝗘 𝗦𝗘𝗠𝗣𝗥𝗘 𝗗𝗜 𝗣𝗜𝗨̀/𝓑𝓮𝓻𝓵𝓲𝓷𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora