capitolo 10

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Quando ero con lui mi sentivo viva come non lo ero mai stata prima d'ora. Per un attimo mi scordavo di tutti i problemi quando incrociavo i suoi occhi,senza fare nulla mi aveva rubato l'anima. Avevamo corso non so per quanti chilometri.

Eravamo quasi all'entrata del monastero quando Berlino non la finiva di fissarmi e fece schioccare le nostre labbra.

-ragazzina scusa ma non se creano creano dipendenza di più i tuoi occhi o le tue labbra-

Stavamo andando verso l'interno e avevo appoggiato la mia mano sulla sua spalla

-sei il solito scemo-

Mi fermai alla vista del tavolo, dove tra poco avremmo cenato, pieno di stuzzichini, come se fosse un'aperitivo.

Ci piaceva mangiare fuori anche se è Marzo, ma qui le temperature non sono mai basse e posso assicurarvi che cenare fuori, con un venticello piacevole e un maglione pesante è una sensazione piacevole.
Inutile dirvi che mi fiondai sul tavolo,la mia attenzione fu catturata dalle olive, che io amo.

Berlino osservava la scena ridendo e salutó Nairobi.
-NewYork la finisci di mamgiare sempre? - mi voltai e vidi Nairobi che aveva in mano due vassoi contenente altro cibo.
-Nairobi ma perchè tutto questo? - e indicai il cibo sul tavolo con occhi adoranti.
- Berlino ha chiesto ad Helsinki di preparare qualcosa di diverso per questa sera, non so il motivo-

Berlino passó dietro di me e mi disse all'orecchio che questa sera era speciale perché avremmo detto a tutti della nostra relazione.
Nairobi era tornata in cucina.
Per poco non mi strozzai con l'oliva.
Iniziai peró a tossire e mi diede dei piccoli colpetti sulla schiena.
Addirittura "relazione".

Sentivo il cuore battere all'impazzata, ero felice davvero per la prima volta dopo tanto tempo.
....
Stavamo mangiando e avevo lo sguardo attento di Berlino su di me.
Gli mimai diecendo "dopo", lui aveva afferrato il concetto.
Ci ritrovammo ad aver finito di cenare e Denver aveva iniziato a raccontare battute.
Non avevo intenzione di voler parlare.
Capendo il mio stato Berlino si alzò e disse che voleva annunciare a tutti una cosa importante.
Abbassai lo sguardo, ero in imbarazzo.
-io e la signorina NewYork stiamo insieme-
Con la coda dell'occhio vedevo l'espressioni strane sul volto dei miei compagni.
Alzai lo sguardo, volevo che qualcuno dicesse qualcosa, ma nessuno profelì parola.

Ma all'improvviso il professore disse - ora tutti abbiamo infranto la prima regola- mi misi a ridere e gli altri si unirono alla mia risata.
Alla fine iniziarono a farci domande, come "da quanto tempo va avanti" o "l'avete già fatto?" diventai paonazza ma non tanto per la domanda ma per il sorrisetto con cui Berlino rispose
-tu credi che per un mese ci guardavamo solo negli occhi?Berlino vuole l'atto pratico-
Li osservai,osservai la mia famiglia, ero felice di far parte di questa banda.
....
-sono contenti per noi- ero al settimo celo, per me era importante avere il loro appoggio.
-non hanno neanche detto nulla riguardo l'età - si era appoggiato allo stipite della porta della mia stanza.
-vuoi dormire qui questa notte? -
-si ragazzina, vado a prendere il pigiama- mi sembrava strano che lui si facesse problemi a dormire in boxer.
Si allontanó per qualche minuti e appena sentii la porta cigolare capì del suo immediato ritirno.
In mano aveva due calici e una bottiglia di vino.
Ah ecco.
-signor Berlino non è stanco? -
E fu così che dopo un'ora stavamo ancora parlando.

POV'S BERLINO
Le avevo versato il liquido rosso nel suo calice. Si era seduata sulla poltrona e io ai piedi del letto.
Più parlavamo e più innamoravo del suo modo di parlare, della sua intelligenza o semplicemente di lei.
Dimostrava di essere adulta ma era una bambina, faceva la forte ma dentro era fragile.

Volevo curare le sue ferite, volevo che io fossi la sua cura per non farle rimurginare quei pensieri che le importunavano la mente.
Vorrei passare ore a guardarla senza mai stancarmi, incatenarmi a quei smeraldi che si ritrova al posto degli occhi, magari poi si accorge che la stavo contemplando, si imbarazza e le sue guance diventano color vino.

-Berlino cos'hai? - non mi ero accorto che stavo fissando il pavimento.
-niente,tranquilla, stavo pensando al dopo,quando tutto questo finirà- avevo letto sul suo volto mille emozioni ma non riuscivo a decifrarne mezza.
Forse voleva sapere se l'avrei fatta rientrare nel mio dopo. Ma è ovvio, non riuscivo ad immaginare un futuro senza vedere mai più i suoi occhi.

Timidimante mi chiese cosa avrei voluto fare dopo la rapina e sorseggiando un pò di vino le risposi che sinceramente non lo sapevo.
-fin dalle superiori, la mia città preferita è sempre stata NewYork,non ci sono mai stata e non so per quale motivo ma mi ha sempre affascinato, forse lo stile di vita che conducevano i cittadini di quella città splendida...- prese una piccola pausa e corrucciando la fronte continuó
-per questo mi sono voluta far chiamare NewYork-
aveva bevuto tutto il vino che era nel suo calice e lo aveva deposto sulla piccola scrivania
-Magari quando finiremo la rapina, possiamo andarci insieme.-
con questa mia risposta le volevo lanciare un messaggio, così forse avrei potuto sollevarle ogni dubbio.

Venne verso di me e prese le mia mano, era davvero piccola in confronto a me, lei era così gracile.

-andiamo a dormire ho sonno-
E sembravo un cagnolino che sbavava dietro di lei, pendevo dalla sue labbra, per me era una dea.
Si tolse tutti i bracciali, anelli e le due collanine, avrà una fissazione per la bigiotteria. Io invece avevo solo un bracciale d'oro che mi regaló mia madre prima di morire.

Non volevo rattristarmi questa sera e mi concentrai su di lei, ingnara del fatto che la stessi osservando mentre si sfilava i pantaloni e la maglietta rimanendo in intimo.

Avevo cacciato la giacca, la camicia e tutto il resto rimanendo in boxer. Faceva freddo ma sono sicuro che lei mi avrebbe scaldato abbastanza stando tra le mie braccia.

Lei aveva preso una maglietta a maniche lunghe, che a malapena le coprivavano il sedere e poi si mise dei calzini in pail.
Sbuffai divertito - sei davvero strana-
Mi mandò a quel paese.

Dopo due minuti ci sdraiammo nel letto e l'avvicinai al mio petto, mi piaceva sentirla tra le mie braccia.

-ragazzina buonanotte-
mi diede un bacio e sussurando disse
-buonanotte signor Berlino-

"I begli occhi tuoi
Due smeraldi limpidi
Non gli ho visti mai.
La mia casa è senza tetto
Il mio prato è senza fiori
Il mio cuore è freddo senza te"

SPAZIO AUTRICE :
Ciao ragazzi, come state? 🥰
Il capitolo spero che sia stato di vostro gradimente. Se volete darmi qualche consiglio o dirmi qualcosa fatelo tranquillamente. Un bacio.😘

𝗖𝗛𝗜 𝗥𝗘𝗦𝗧𝗔 𝗦𝗢𝗙𝗙𝗥𝗘 𝗦𝗘𝗠𝗣𝗥𝗘 𝗗𝗜 𝗣𝗜𝗨̀/𝓑𝓮𝓻𝓵𝓲𝓷𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora