14. Rivelazioni

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Ron era a dir poco sconvolto, schifato, perplesso, arrabbiato, frustrato, aveva dentro di sé tutte le emozioni più brutte e difficili da descrivere.
Non ebbe il coraggio di fare niente a Malfoy.
Il discorsetto di Hermione lo aveva seriamente fatto riflettere; sapeva che la ragazza aveva ragione. Se l'amava doveva lasciarla libera... Ma non poteva farlo quando c'era di mezzo Malfoy. Era più forte di lui. Si erano sempre odiati e sarebbe andato contro natura diventando suo amico.
In realtà lui era rientrato per cercare Hermione, perciò si diresse nuovamente verso il parco in cerca di Harry e Ginny, e quando li trovò iniziò a urlare, facendoli girare sbalorditi.

«Stavo cercando Hermione e sapete dove l'ho trovata? A baciarsi con Draco Malfoy» mise così tanto disprezzo nelle ultime due parole che anche se qualcuno non lo avesse conosciuto, avrebbe odiato a priori quel Draco Malfoy. Harry saltò in piedi come una molla.
«Sì, hai sentito bene... Ginny aveva ragione, fin dall'inizio» aggiunse, sconsolato.

«Ma che... perché... come... ma lei... e Malfoy...» Harry sembrava aver perso la capacità di formulare una frase sensata.

Ginny lo fece risedere a terra e gli cinse le spalle con un braccio per calmarlo, con Ron che raccontava tutto l'accaduto, profondamente indignato.
Iniziava a fare di quella storia anche una faccenda personale. Molto personale. Infatti, oltre alla rabbia, iniziava a prendere piede anche la tristezza per aver perso ogni tipo di possibilità con Hermione.

Alla fine Ginny lo abbracciò, ricordando fin troppo bene come si era sentita quando, l'anno precedente, Harry aveva baciato Cho Chang, la Cercatrice di Corvonero.
Poi, tutti insieme, si diressero verso la Torre di Grifondoro, aspettando che Hermione uscisse dal dormitorio, cosa che non sembrava intenzionata a fare.

***

Hermione voleva scomparire, far finta di non esistere. Aveva sentito rientrare i suoi amici nella Torre, ma a dire il vero non aveva nemmeno voglia di alzarsi dal letto. Aveva voglia di Draco, semplicemente. Aveva voglia di toccare ancora le sue labbra, di avere il suo respiro sul naso e le sue dita lunghe e affusolate sul collo.
Voleva che qualcuno la capisse, invece di giudicarla. Perché è facile giudicare le persone senza sapere quello che hanno dentro o che hanno passato. È facile giudicare le persone in base ai loro modi di fare, senza sapere però perché fanno quella determinata cosa; o al loro modo di reagire alle situazioni; o semplicemente giudicarle per il loro modo di essere. È comodo giudicare gli altri perché fanno qualcosa di inaspettato, che ribalta le convenzioni e i pregiudizi che però sotto sotto fanno anche comodo, per non dover cambiare il proprio modo di pensare, anche se sbagliato, o quello di agire, anche se incoerente o scorretto.
Hermione era solo bersagliata dalle critiche, mai da qualcuno che le dicesse "Ci sono io ad aiutarti, puoi contare su di me, non ti abbandonerò quando avrai più bisogno".
Non c'erano nemmeno più i suoi amici. Se fosse uscita l'avrebbero linciata. O forse l'avrebbero semplicemente guardata con disprezzo, e quello sarebbe stato il commento più duro, quello che non le sarebbe andato giù. Sentiva il coraggio che le veniva meno, e tutte le qualità per cui era stata assegnata a Grifondoro andarsene.
Pensava furiosamente a come fare, a cosa dire.

Poi provò un impulso di rabbia. Perché doveva rendere conto dei suoi sentimenti ai suoi amici? Non valeva forse la stessa cosa che aveva detto a Ron? Gli amici non avrebbero dovuto sostenerla, incoraggiarla e non criticarla? Pensò che fosse così, ma non nelle condizioni in cui Malfoy fosse visto da lei non come un nemico.
Ma alla fine Hermione non dovette impegnarsi troppo per inventarsi qualcosa da fare o da dire, perché Ginny entrò nel dormitorio, sbattendo la porta, unico segnale che tradì la sua frustrazione, in contrasto con il suo atteggiamento calmo.

Come to me || Dramione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora