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«Ora stai meglio?»

Alessandro gli accarezzò i capelli con dolcezza, come fosse un bambino; con l'altra mano invece sfiorò la pelle nuda della schiena, facendogli venire i brividi.

«Nemmeno tu riesci a farmi godere davvero.» Lo disse più a se stesso che a lui. Aveva vagato tutto il giorno senza una meta e senza riuscire a togliersi sua cugina dalla testa. Avrebbe voluto che Arianna smettesse di dargli tormento, ma perfino quando non c'era non riusciva a dimenticarla.

Aveva chiamato Alessandro e gli aveva dato appuntamento in quell'hotel. Lui non lavorava di giorno, perciò la paga era doppia e lui non ce l'avrebbe fatta ad attendere la sera.

«Sul serio, gioia, non ti faccio godere?» Non lo stava guardando ma immaginava bene l'espressione sbigottita del suo amante. «Non è che ti aspetti troppo, eh? Non per sminuirmi, ma non ho un telecomando degli orgasmi con il bottone "amplificatore."»

Yan scosse a testa. «Mi aspetto quello che merito. Il meglio.»

Alessandro ridacchiò. Erano stesi a letto e lui gli stava dietro. Voltandosi appena vide che stava poggiato con un gomito sul cuscino per continuare a dargli qualche umido bacetto o una carezza sulla schiena; e soprattutto continuare a strapazzargli i capelli, la sua passione dopo ogni volta.

«Sono così morbidi. Cosa usi?»
«Smettila.»
«Ti dà fastidio?»
«Sì.» Ma il complimento lo compiacque. «Comunque è olio di argan. O a volte moroccanoil.»

«Mm...» Tolse la mano dai suoi capelli per portarla al suo fondoschiena. Lo accarezzò, poi gli diede una schiaffetta.

«Dai smettila.» Portò una mano indietro per respingerlo.

«Va bene, come vuoi.» Lasciò stare anche il suo sedere, ma lo avvolse in un abbraccio. Era assurdo come gli piacessero le coccole post coito. Yan sospirò. Era così mieloso da mettergli tristezza, ma non gli restava che lui dopo la rottura con Leonardo.

«Da quant'è che ci vediamo tesoro?»

«Quasi un anno.»

«Oh sì, è vero. Allora non pensi che di sesso me ne intenda un pochino più di te? Eh? Impossibile che in un anno tu mi dica che non ti ho mai fatto godere.»

Yan sbuffò: «Non abbastanza. Io non mi accontento di così poco.»

«E allora perché vieni ancora da me?»
Yan respinse il suo abbraccio. Si tirò su a sedere, le gambe giù dal letto. Cominciò a rivestirsi. Mise il maglioncino e infilò i boxer neri di calvin klein.

«Dai, su, non prendertela bellezza. Resta ancora un po'.»

«E perché dovrei?» "Sono il tuo cliente preferito? Dai, dillo." Yan sostenne il suo sguardo, ma Alessandro era un tipo cocciuto. «Perché ne hai bisogno, ecco perché. Hai bisogno di me. Sei solo, tesoro, pensi non l'abbia capito?»

Yan lo fulminò, serrando la mascella. Era troppo. Nessuno aveva mai osato parlargli così; eppure era proprio quel modo di fare a renderlo sexy, persino con quei lunghi capelli neri.

«E non guardarmi così, gioia. Me lo fai venire duro.»

«Se fossi abile con il cazzo come con le parole allora sì che mi farei prendere di nuovo.»

«Sfacciatello che non sei altro. Vieni qui.»
Lo ghermì di nuovo con le braccia. Gli baciò il collo, gli mordicchiò il lobo di un orecchio, ma Yan lo respinse. Lo pagava già abbastanza per un amplesso, non aveva voglia di sprecare altro denaro per lui.

«Ehi, perché fai così? È la prima volta che ci vediamo in un giorno che non sia sabato. E ora non ho clienti. Ho tempo. Divertiamoci un po'.»

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