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Appena mise piede sul rincuorante asfalto, Yan si sentì meglio. Aveva sempre odiato i treni perché la nausea, malefica, ci metteva un istante a insinuarsi in lui. Aveva trascorso il viaggio rinchiuso in quel micro bagno a vomitare cercando di non sporcarsi i vestiti. Non ci era riuscito e una piccola macchiolina era spuntata sulla camicia di seta.

«Dobbiamo andare subito in albergo, devo cambiarmi.»

«Ma la mostra inizia tra poco, non facciamo a tempo. Siamo giusti giusti.»

«Non me ne frega un cazzo, voglio cambiarmi.» Come sempre si sentì arrossire per il suo stesso linguaggio, ma l'orgoglio intervenne a tamponare da buona cipria.

«Yan, arriviamo in ritardo se passiamo in albergo.»

Yan sollevò gli occhi al cielo: «Ma cazzo, è una mostra Dori! Una volta che è aperta si arriva quando si vuole.»

«Questa è una mostra speciale, ci tengo ad essere lì all'apertura. E poi per quella cavolo di macchietta? Non si vede neanche.»

Ecco, la perfezione rovinata. Yan era sicuro di essere bellissimo comunque, ma la sua camicia di seta... all'idea che si potesse rovinare gli veniva la voglia matta di strozzare Doriana e correre in albergo.
«E va bene, andiamo a questa cazzo di mostra.»

«Senza il cazzo, sboccato.»

«Andiamo alla mostra, maledizione!»

Presero il tram. Altro mezzo di trasporto che Yan di certo non portava nel cuore. Gli venne mal di testa. Attraverso i finestrini vide il Prato della Valle affacciarsi in tutta la sua imponente bellezza; Padova, culla di alcune tra le migliori università d'Italia, si stagliava ai suoi occhi. Eppure a lui non gliene importava.

Poco dopo il tram si fermò.

«Sono spettinato?»

«Sei perfetto Canova, tranquillo.»

"E rieccoci." Doveva ancora abituarsi al nuovo soprannome. «Tu no, dovresti proprio cambiarti.»

«Non riprovarci.»

«Ma siamo ridotti a...»

«Yan, smettila. Ma guardaci invece.»
Dori andò avanti sculettando nell'abito verde smeraldo. «Potremmo essere una bella coppia se tu non fossi gay.»

«E tu lesbica.»

«Ma smettila! Sai che non lo sono.» Eppure Dori divenne rossa come i suoi capelli, già enfatizzati dall'abito che non aveva nulla di decente a parte forse il colore un po' troppo sgargiante. Le arrivava a metà coscia, lasciando scoperte gambe nemmeno brutte, snellite dai tacchi rossi, e aveva uno spacco assurdo nella parte destra che le lasciava tutta la coscia scoperta. Esagerato anche nella scollatura, era persino senza maniche. Sopra indossava un pellicciotto che se fosse stato bianco invece che nero sarebbe stato molto più elegante.

Yan scosse la testa, ottenebrato dalla nausea e dall'emicrania. Perché stava fissando Dori? "Io sono gay." Ne era sicuro. Non gli era mai piaciuta una donna, come poteva non esserlo?

L'entrata alla mostra era quella di un grande palazzo antico, probabilmente famoso, che Yan non conosceva. Imponente era anche la scritta che indicava la mostra d'arte di Lorenzo Nobili.

«Andiamo, Yan.» Dori lo prese per mano e lo condusse alle porte, dove un uomo grande e grosso stava facendo firmare su un tomo antico due ragazzi elegantissimi.

Yan, che non aveva mai avuto completi tanto eleganti, si sentì fuori luogo nonostante indossasse un bellissimo completo sartoriale blu, cappotto abbinato con le maniche ampie al gomito e la sua più bella camicia di seta con fiocco. Si chiese se fosse troppo femminile, ma di cravatte ne aveva poche e nessuna lo convinceva e i papillon gli erano sempre stati antipatici.

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