Davanti alla porta della casa di Alice, Yan si chiese se stesse facendo una grande cazzata. "Non mi perdonerà mai. Perché dovrebbe farlo?"
La mano sinistra ficcata nella tasca del cappotto, sentiva il dito gonfio e fasciato pulsare di dolore. Era grazie a quella rottura di scatole se aveva preso un altro pessimo voto, non essendo riuscito a completare il lavoro richiesto. Il disegno dell'abito che aveva tracciato con cura e orgoglio gli era stato stracciato davanti agli occhi. Il professore bastardo non aveva ben visto il suo "piccolo" incidente, ritenendolo superficiale e arrogante.
"Io superficiale e arrogante?" Oltre che immeritevole di ripetere il test. Era sicuro ci fosse lo zampino di quello stronzo di suo zio, perché se così non fosse gli avrebbero sicuramente dato una seconda possibilità come era consuetudine. Dopotutto era stato un incidente di percorso, mica una colpa.
La mattinata comunque era trascorsa con estrema lentezza. Yan aveva sopportato la sofferenza provocata dai punti al dito, mentre la sua mente vagava alla ricerca di qualcosa che lo aiutasse a estraniarsi dalla noia delle lezioni. Sognava abiti scintillanti, modelli dai corpi marmorei cosparsi di glitter e il suo nome su tutte le riviste; il miglior stilista di tutti i tempi. Se solo a scuola fosse stato diverso, se almeno avesse la possibilità di dimostrare davvero quanto valeva...
Un rumore secco, improvviso, lo riportò bruscamente alla realtà. "Cazzo." Sulla soglia comparve Alice, in pigiama, con gli occhi arrossati e i capelli stropicciati dal cuscino. Che fosse malata? Si chiese Yan. Non ci credeva, era certo che fosse a causa del loro litigio. Anche quel mattino infatti la ragazza non si era presentata a scuola e lui aveva deciso che non poteva continuare così; aveva bisogno di lei, non le avrebbe permesso di evitarlo.
«Yan?» Aveva la voce impastata dal sonno, eppure erano le tre del pomeriggio. Come poteva essersi appena svegliata?
«Ciao.»
«Che cazzo ci fai qui?» Alice gli rivolse un'occhiata perplessa.
«E tu perché non vieni a scuola? Mi stai evitando?»
«Arrivi subito al punto, eh?»Yan, a testa alta e spalle dritte, levò gli occhi al cielo. «Perché mi eviti?»
«Bella domanda. Davvero non lo sai?»
«Quindi è davvero per questo che non vieni a scuola.»Lei scosse la testa, la fronte aggrottata: «Ma scherzi? Ti sembro tipa da saltare la scuola per una cosa del genere?»
Yan si sentì smontare, ma mantenne un atteggiamento sicuro. Pensandoci si rese conto però che quella stronzetta nerd non avrebbe mai potuto saltare le lezioni se non per un valido motivo. Eppure aveva creduto che un ragazzo bellissimo che l'aveva trattata di merda potesse essere abbastanza per non voler andare in giro. Ma perché ci stava pensando come se Alice gli interessasse? Sospirò, tentando di dissipare la confusione che gli frullava in testa: «Non lo so okay? Pensavo mi stessi evitando perché abbiamo litigato.»
Alice alzò gli occhi al cielo emettendo una breve, triste, risata: «Ci sei sempre tu al centro del mondo, non è così Yan? Credi davvero che tutto debba girare attorno a te?»
«No, cioè... sì, ma volevo solo...»Per un attimo Yan si sentì bloccato. Non sapeva cosa dire, le parole che solitamente non gli mancavano saltavano fuori dalla sua bocca mute come note spezzate.
Quando avevano litigato si erano detti cose orribili e aveva creduto davvero, per più di qualche fugace attimo, che non gli importasse nulla di Alice, della sua intelligenza, dei suoi bei voti, dei suoi test di prova in cui falliva sempre miseramente.
Aveva pensato di sfruttarla per migliorare a scuola e dimostrare a suo zio quanto valeva, ma ripensandoci si rese conto che non sarebbe servito a nulla. A suo zio non importava di lui, lo odiava; aveva odiato suo padre e odiava lui. Anche con i voti migliori non l'avrebbe mai reso orgoglioso, non avrebbe mai conquistato il suo amore com'era riuscito con la zia, che sin da quand'era bambino l'aveva apprezzato e amato.
Alice non poteva aiutarlo, non poteva fare nulla contro quell'uomo tanto stronzo. E lui le aveva parlato male e aveva lasciato che una stupida discussione degenerasse per un motivo tanto futile.
Il dito pulsava forte, riportandolo a tratti nel presente. Continuava a ragionare, mentre notava la ragazza, ancora in piedi sull'uscio di casa, che lo fissava con un velato disprezzo. O forse era pena?
«Ascolta Yan, se sei qui per scusarti sappi che non m'importa. Non voglio le tue scuse. Non me ne faccio niente.» Si schiarì la voce ed ebbe un colpo di tosse. «Sono a casa perché ho l'influenza, perciò ora va via se non vuoi beccartela.» Fece il gesto di chiudere la porta, ma Yan la bloccò con il piede. I loro occhi si incontrarono e immaginò come fossero così accostati un marrone tenebra e un caldo e dolce nocciola ambrato.
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Coesione
RomanceCos'è l'amore se non una Coesione tra due elementi? Yan e Xavier sono due ragazzi molto diversi con vite altrettanto diverse. Yan vive con i ricchi zii, lavora come fotomodello e sogna di diventare un famoso stilista; presto però scoprirà che non tu...