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-Spesso capita alle persone di sentirsi incompleti, di accusare la mancanza di qualcosa o di una parte di sé. Queste persone sono le più fortunate perché gli dei hanno deciso di dividere la loro anima in due parti e donare una parte di quell'anima a qualcun'altro e quando incontrerai quella persona finalmente ti sentirai completo perché la tua anima avrà finalmente trovato la sua gemella.- 

-Obaachan la mia anima sarà mai completa?- 

La donna sorrise dolcemente e con un gesto della mano scompigliò affettuosamente i capelli corvini del nipotino. 
-certo che sarà completa, le anime gemelle trovano sempre il modo di trovarsi- 

-Obaachan come capirò di aver trovato la mi anima gemella?- La donna sorrise prima di mettere l'indice sul piccolo petto del bambino, all'altezza del cuore.
-Lo sentirai qui.-

Keiji aprì gli occhi osservando il soffitto bianco della propria stanza, la sveglia ancora non era suonata probabilmente aveva ancora qualche ora per dormire. Pigramente girò la testa osservando i numeri in rilievo sul display dell'orologio. Le 5:08. Sospirò stringendosi di più nel leggero lenzuolo e chiudendo nuovamente gli occhi nella speranza di ritrovare il sonno ma inevitabilmente le immagini del sogno gli  tornarono nuovamente alla mente. Si dice che i sogni siano manifestazioni di desideri repressi, allora perché sognare un'evento accaduto ormai undici anni fa. La nonna era l'unica persona a cui Keiji aveva raccontato di come mi sentisse veramente sotto al viso quasi completamente inespressivo che sin da bambino lo aveva caratterizzato. Lo aveva detto a lei perché la donna era la sola della famiglia in grado di capire i suoi sentimenti dato che anche lei condivideva la stessa anima con un'altra persona. 

Sospirò nuovamente girandosi più volte nel letto cerando di ritrovare, invano, un po' di serenità. Alla fine, dopo vari tentativi si alzò seduto passandosi una mano sul viso e osservando la stanza, nonostante la poca luce proveniente dalla finestra si distinguevano chiaramente i bagagli ordinatamente impilati vicino alla porta. Nel giro di qualche ora sarebbe dovuto partire per arrivare al dormitorio scolastico nel quale avrebbe passato i prossimi mesi. Sollevò il lenzuolo che copriva le gambe magre e si alzò in piedi  dirigendosi verso la finestra e aprirla per osservare la città che lentamente si svegliava. Tirava un leggero vento che lo fece rabbrividire dal freddo ma non chiuse la finestra, anzi si appoggiò con le braccia sul piccolo davanzale guardando le prima luci dell'alba illuminare di varie sfumature di rosa i tetti delle case vicine. I lampioni pian piano si spegnevano e le prima auto iniziavano a circolare spazzando via la calma residua della notte.  Vedeva le auto correre e spesso si domandava come fossero le vite di chi le guidava, se c'era qualcuno che come lui si sentiva come se gli mancasse una parte fondamentale della propria vita, l'ultimo tassello di un puzzle per poter finalmente vivere come gli altri. 

Quando rabbrividì nuovamente all'ennesima folata di vento si ritirò nuovamente dentro la camera e chiuse la finestra prendendo il telefono, staccandolo dalla carica e controllando le varie notifiche. C'erano vari messaggi da parte di Kenma, un ragazzo conosciuto l'anno prima a scuola, in cui gli chiedeva che giorno sarebbe arrivato al dormitorio. I medesimi messaggi arrivavano da altri suoi amici come Kuroo o Konoha, velocemente inoltrò lo stesso messaggio a tutti per poi dirigersi verso il bagno per farsi una doccia veloce. 

Un forte bussare alla porta lo fece trasalire mentre si metteva dei vestiti puliti.
-Keiji! Sbrigati che tra poco partiamo- ma il moro non si prese la briga di rispondere mentre finiva di infilarsi la felpa per poi mettersi davanti allo specchio cercando, invano, di domare la chioma di capelli mossi. Ma dopo pochi minuti ci rinunciò vedendo che più si ostinava a pettinarsi più i capelli andavano in ogni direzione. Posò la spazzola sul lavello per poi uscire dal bagno per dirigersi nella propria camera per prendere i propri bagagli, notando con sorpresa che alcuni mancavano. Sicuramente sua sorella li aveva presi e portati alla porta, senza troppo sforzo prese l'ultima valigia e la sacca che usava per tenere il materiale scolastico e li portò all'ingresso, dove già erano stati messi gli altri bagagli.

-Keiji-chan vieni a fare colazione prima poi carichiamo i bagagli- la sorella era già seduta al tavolo col suo solito sorriso che tanto la distingueva dal fratellino. Keiji non se lo fece ripetere due volte e si sedette a tavola prendendo un bicchiere con del succo e qualche biscotto, nulla di troppo sofisticato, non voleva sentirsi male duranteil viaggio.
-sei agitato?- chiese la ragazza guardandolo da sopra la sua tazza di caffè.
-perché dovrei esserlo?- chiede calmo l'altro bevendo un sorso di succo mentre Suki alzava le spalle.
-non lo so, io ero sempre agitata il primo giorno di scuola-
-io mi sento tranquillo- rispose semplicemente prima di dare un morso al suo biscotto ascoltando distrattamente la sorella che blaterava cose sulle scuole e l'avere dei kohai.
Finita la colazione si alzò da tavola.
-vado a controllare di non aver dimenticato nulla- disse mentre saliva le scale ed entrava nuovamente nella stanza. I suoi bagagli erano stati spostati all'ingresso, il letto era vuoto così come la scrivania e gli armadi, l'unica cosa che rimaneva era una palla da pallavolo gialla e blu sul pavimento. Subito la raccolse portandola di sotto, non poteva di certo lasciarla a casa.

-preso tutto?- chiese Suki e il ragazzo annuì mentre si accucciava per mettere il pallone nella sacca per poi caricarla in spalla e portarla in macchina, seguita da tutte le altre valigie.

-ti accompagnerà la mamma fino alla scuola- disse Suki togliendosi alcuni ciuffi di capelli dalla fronte.
-ora dov'è?-
-si sta preparando ma scenderà a momenti- allargò le braccia -ora vieni qui e saluta la tua sorellona- Keiji fece un piccolo sorrisoper poi abbracciare la ragazza.
-mi mancherai tanto-
-tornerò tra pochi mesi per la pausa estiva-
-mi mancherai lo stesso- rispose lei per poi allontanarsi  -chiamami almeno una volta a settimana e scrivimi almeno un messaggio al giorno-
-Suki, sto andando a scuola non in guerra- nel frattempo la porta della piccola villa si aprì e la madre dei due li raggiunse alla macchina, dove salì dopo averli salutati. Suki abbracciò nuovamente il fratello prima di lasciarlo libero di salire in auto.

La madre accese la vettura ed uscì dal piccolo vialetto imboccando la via principale.

Soulmates- BokuakaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora