Sono così stanco di ricordare il tuo sguardo
che mi taglia come vetro di bottiglie sull'asfalto.Se una persona soffre lo si vede dagli occhi.
È questa la prima cosa che ho pensato dopo aver incrociato quegli occhi.
Lì rannicchiato in un angolino sul retro della mia nuova scuola c'era un ragazzo, gli occhi vitrei piantati nel vuoto e la mente assorta nei suoi pensieri. Il suo dolore riuscivo a percepirlo fin da lì, io che di dolore ne avevo conosciuto. La sua postura urlava di stare lontani, i suoi occhi azzurri come il ghiaccio rispecchiavano il suo mondo in quel momento.
Incerta sul da farsi resto lì, immobile, a percepire il suo dolore. Ad un tratto come se si fosse risvegliato da una sorta di trance il ragazzo si volta lanciandomi un'occhiata confusa per poi alzarsi di colpo e andare via. È stato proprio nel momento in cui i nostri occhi si sono incrociati che mi sono chiesta se realmente gli occhi sono lo specchio dell'anima.
Ancora con il suo sguardo impresso nella mente comincio a camminare per raggiungere l'entrata principale della scuola per dare inizio al mio primo giorno. Chiedendo qualche indicazione riuscii a raggiungere la porta con sopra la scritta SEGRETERIA un po' pendente da un lato. Mi presi di coraggio e decisi di entrare, appena aperta la porta vidi una marea di cartelle impilate negli scaffali ed una donna intenta a scrivere al computer che non si accorse di me. Dopo un paio di "buongiorno" e qualche schiarita di gola, il suo sguardo torvo si posò su di me dando di nuovo vita alle mie preoccupazioni ma appena si accorse di avere davanti una studentessa il suo sguardo cambiò e un sorriso accogliente velò le sue labbra.
"Buongiorno cara, cosa posso fare per te?" la sua vocina mi accarezzò le orecchie riempiendo quell'ambiente altrimenti privo di rumore se non per le sue dita che picchiettavano sul computer.
"Ecco è il mio primo giorno, ehm...io, mi hanno detto di recarmi in segreteria..." fortunatamente non mi lasciò completare la frase che intervenne
"Ah certo lei è la nuova arrivata, questi sono gli orari delle sue lezioni" disse porgendomi dei fogli "inoltre qui ci sono i programmi stilati per questo nuovo anno accademico, le consiglierei di dare un'occhiata perché molti docenti hanno già iniziato a spiegare e non vorrei si trovasse in difficoltà."
In risposta io annuì, iniziare con qualche giorno di ritardo non era stata mia intenzione ma sapevo già che avrei dovuto recuperare.
La donna continuò "In realtà dovrebbe già essere arrivata la rag..." la sua voce venne interrotta dalla porta che si apriva. Una ragazza fece capolinea sulla porta con il fiatone e dei libri stretti al petto, i ricci che ancora si muovevano a causa del suo respiro pesante.
"Mi scusi il ritardo signorina Smith, ho avuto un imprevisto" disse la ragazza con ancora le gote rosse per la corsa.
"Stia tranquilla, è arrivata appena in tempo" rispose; poi si rivolse a me "lei è la ragazza di cui le stavo parlando, le farà fare un giro della scuola e poi la accompagnerà nella sua aula"
"Grazie" risposi, per poi rivolgere lo sguardo verso quella ragazza che si era già voltata verso la porta.
"Arrivederci ragazze" ci salutò la signorina Smith ricominciando a smanettare al computer.
Appena misi piede fuori dalla segreteria la ragazza mi rivolse un ampio sorriso per poi presentarsi "Piacere, io sono Denise, la signorina Smith mi ha informata che frequenteremo quasi tutti i corsi insieme quindi ci vedremo quasi tutti i giorni"
"Io sono Camille" risposi timidamente cercando di rispondere al suo sorriso incoraggiante.
"Perfetto Camille, ora andiamo. Ti farò vedere le aule, i bagni e la palestra. Il tuo armadietto è il 183 vero?" annuì debolmente "allora iniziamo da lì" disse convinta per poi iniziare a camminare. Mi meravigliai di quante persone si fermarono a salutare Denise, sembrava conoscesse tutti. Per tutto il tragitto fino agli armadietti la conversazione, quando non interrotta dai saluti, si mantenne sulle materie in comune e sugli argomenti già svolti dai professori.
"Eccoci arrivati. Posa le tue cose così ti porto a vedere la palestra, resterai a bocca aperta" mi disse prima di salutare qualcun altro. Io eseguì senza esitare per poi raggiungerla e ricominciare a camminare.
"In qualsiasi momento dell'anno puoi decidere di iscriverti in palestra, ovviamente solo se lo desideri. Ci sono molti sport ma anche giochi da tavolo, io al primo anno ho optato per tiro con l'arco solo che mi sono resa conto che non faceva per me e penso se ne siano resi conto pure gli altri" disse con un sorriso e la mente persa nei ricordi. Cercai di immaginarla con un arco e delle frecce e la sola idea fece sorridere pure me.
"Ora invece pratichi qualche sport?" chiesi e lei si voltò a guardarmi, tornando al presente.
"Si, sono una cheerleader ma pratico anche equitazione" affermò sorridendo. La sua risposta non mi sorprese, la sua gestualità parlava al posto suo, si poteva notare sin da subito la sua grazia.
Non feci in tempo a rispondere che la vidi spingere una porta ed una palestra enorme apparve facendomi restare a bocca aperta.
L'ambiente era illuminato dalla luce del sole ed era veramente ampio. Denise mi mostrò la sala in cui si svolgevano i giochi da tavola e subito dopo mi fece vedere i campi interni ed esterni che venivano usati per il football, il tennis e tutti gli altri sport. Rimasi davvero a bocca aperta per gli spazi dedicati allo sport, sapevo che la scuola era molto grande ma non mi aspettavo così tanto. Dopo aver visitato i campi Denise decise che era ora di andare a lezione e ci incamminammo chiacchierando. È proprio nel momento in cui passammo davanti agli spogliatoi che la porta di quelli maschili si spalancò e, per la seconda volta in poche ore, incontrai quegli occhi color ghiaccio.
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A te che mi hai resa diversa
ChickLitCamille è disposta a tutto per raggiungere i suoi obbiettivi, persino andare ad abitare da suo padre e la sua compagna in una città dove non conosce nessuno. Incontrerà persone nuove, amici e non, ma soprattutto si imbatterà in due occhi che le camb...