13. Pic-nic

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"Rimani qui
se il mondo cade"

Bianco.


Il bianco fu la prima cosa che vidi quella mattina quando aprii gli occhi. La dolce melodia della sveglia mi pervase e mi riscosse dal torpore mattutino, decisi di spegnerla e sentì subito la nostalgia di quel suono. Svegliarsi al mattino per me non era mai stato molto facile fino a quando non decisi di inserire una sveglia il cui suono non era il solito trillo ma un assolo di pianoforte, ciò mi permetteva di svegliarmi tutte le mattine con quel suono soave che, ancora oggi, rende ogni risveglio più piacevole di quanto in realtà è.


Mi alzai in modo non molto elegante dal letto per dirigermi in cucina e mettere qualcosa sotto i denti. Mentre assaporavo la mia colazione mi tornarono in mente i ricordi della sera precedente.


Per tutta la cena il cellulare di Ethan aveva continuato a squillare fino a quando non lo spense. Quel comportamento e quel suo sguardo dannato mi confondevano e destavano in me dei sentimenti strani, che non ero in grado di definire o di spiegare a me stessa.


Nonostante Brad avesse chiesto ad Ethan più di una volta di restare a dormire, il ragazzo a fine serata si diresse verso la porta e ci salutò. Nei suoi occhi vidi passare un lampo di incertezza, come se non volesse tornare a casa, ma tutto ciò scomparve dopo qualche attimo e venne sostituito dal suo solito sguardo sicuro.



La vibrazione del mio cellulare mi ridestò dai miei pensieri riportandomi alla realtà mi sporsi per osservare il mittente e vidi sullo schermo il nome di Mason:


"Pronta per il nostro pic-nic?"


Avevo dimenticato fosse già arrivato il fatidico giorno ma nonostante questo gli risposi con un semplice:


"Io sono sempre pronta"


Vidi comparire sullo schermo un messaggio che dopo pochi secondi scomparve, nonostante ciò riuscii a leggerlo lo stesso; c'era scritto


"Non vedo l'ora di vederti"


Non sapendo cosa dire e, accettando la decisione di Mason di eliminarlo, decisi di non rispondere e fare finta di nulla. Nonostante questo il solo pensiero di quel messaggio mi rendeva felice e mi faceva venire ancora più voglia di arrivare al pic-nic.


Delle braccia mi avvolsero da dietro e dalla stretta riconobbi subito di chi si trattava. Brad mi lasciò un bacio sulla guancia prima di versarsi dell'acqua e berne un lungo sorso.


"Bene 'sorellina'" disse accentuando l'ultima parola "innanzitutto buongiorno. Sei pronta per il super pic-nic?"


"quale pic-nic?" chiesi facendo finta di averlo dimenticato (anche se in realtà l'avevo dimenticato davvero)


"Oggi è sabato, c'è il nostro pic-nic, quello di cui abbiamo parlato..."


"l'avevo scordato!" mi finsi dispiaciuta "ho preso un impegno per oggi"


Mi arrivò un pezzo di pancake in faccia
"Come se ci credessi, ricordati che non sai fingere piccola peste" disse dandomi un buffetto sulla guancia.


Il mio sguardo rimase ancora fisso su quel pezzo di pancake, come aveva potuto...


Mi alzai e mi diressi verso di lui a piccoli passi, gli diedi un bacio e feci finta di dirigermi verso il lavandino per lavare le stoviglie sporcate per fare colazione. Riempii a metà un bicchiere di acqua e, complice il fatto che lui si trovava esattamente di lato a me, glielo svuotai in testa riuscendo, fortunatamente, a non bagnare il pavimento.


Non riuscì a godermi la sua espressione perché iniziai a correre e ridere in contemporanea. Prima di salire le scale mi voltai e colsi sul suo viso un pizzico di stupore prima che si risvegliasse da quella sorta di trance e iniziasse a rincorrermi.


Salii gli scalini a due a due e mi chiusi a chiave in camera mia ancora ridendo. Lo sentì fermarsi davanti alla mia porta e, senza provare ad aprire, esclamò semplicemente un "me la pagherai piccola peste" prima di voltarsi e andare via.


Ecco, ora si che avevo paura. Brad aveva di sicuro qualcosa in mente.


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"Brad come stai bene con quel cappello!"


Mi voltai verso di lui e lo vidi tutto sorridente con in testa il cesto che prima avevamo riempito con il cibo per il pic-nic.


Mi sarei schiaffeggiata la fronte con il palmo della mano se solo non avessi avuto le mani piene di birre. In genere io non sono mai stata una grande bevitrice ma quando sono in buona compagnia non mi piace tirarmi indietro ed è anche per questo motivo che non mi preoccupava la grande quantità di alcolici disseminati sul prato accanto agli altri.


Eravamo appena arrivati e gli altri ci stavano aiutando a scaricare le cose dal pic-up di Brad quando vidi Mason dirigersi verso di me e prendermi dalle mani ciò che stavo portando.


"Ciao" mi disse con un enorme sorriso.


"Ciao Mason, grazie" gli dissi prima di voltarmi per vedere se c'era altro da portare. Avevamo deciso di caricare tutto sul pick-up di Brad quindi mi diressi al suo pick-up quando vidi Ethan con la testa poggiata a quella di Brad mentre quest'ultimo gli sussurrava qualcosa di incomprensibile da quella distanza. mi avvicinai per capire se fosse tutto ok ma quando i due sentirono la mia voce si staccarono immediatamente e si voltarono a guardarmi uno imbarazzato, l'altro con uno sguardo strano.


"Tutto bene ragazzi"


"Si, qui abbiamo finito" disse Brad chiudendo l'auto e raggiungendomi.


"Ethan che fai?" gli chiesi vedendo che non si era mosso e ancora preoccupata per la scena di prima.


Mi rivolse uno sguardo sicuro e, quasi a sfidarmi mi rispose con un "Mai stato meglio" per poi iniziare a camminare verso di noi.


Il suo portamento sicuro mi affascinava, tutto il lui esprimeva un pieno controllo eppure non era la prima volta che vedevo quel lato fragile di lui che cercava di nascondere in tutti i modi.


"Cami siediti qui" mi fece cenno Mason indicando un posto accanto a lui.


"Mason vieni" lo chiamò Ethan subito dopo non dandomi neanche il tempo di avvicinarmi al suo amico.


Senza dire una parola Mason si alzò e lo seguì chiedendomi scusa con un movimento della mano.


Mi sedetti dove mi aveva detto Mason e mi guardai intorno, c'erano tutti i ragazzi che avevo conosciuto giocando a biliardo e altre ragazze che ancora non conoscevo e che Brad non tardò a presentarmi.


"Jenna venite che vi presento la mia sorellastra preferita"


"E anche l'unica a quanto ne so Brad" l'ammonì la ragazza scherzando.


"Di una simpatia unica la mia bella." Fece la linguaccia lui. "Lei è Jenna, l'avrai capito" disse rivolgendosi a me.


Le altre ragazze seguirono Jenna e si presentarono una dopo l'altra. Notai una di loro, Loren se non ricordo male il nome, osservarmi con un certo distacco. I suoi capelli castani erano sciolti sulle spalle e i riflessi biondi risplendevano sotto i raggi del sole, era solita prendere parola spesso durante la conversazione con le altre ma i suoi occhi, appena era possibile, si spostavano di nuovo verso di me.


Quell'essere osservata di continuo mi metteva a disagio e proprio per questo cercai di distrarmi mandando un messaggio a Denise:

"Tutto bene? Noi siamo già qui, ti aspettiamo"


A te che mi hai resa diversaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora