Gameplay [Vkook]

Anise and menthol

"Cazzo! Sono già le 17:00." La voce di Taehyung è in completa contrapposizione alle sue azioni. Mentre il tono esprime pura preoccupazione; il suo corpo non segue l'impulso dell'encefalo.
Di fatti non ha mai cambiato posizione da quando, quattro ore fa, siamo arrivati a casa sua e ci siamo spaparanzati sulla due grandi amache, appese nel terrazzo fuori dalla sua camera.

Anche se caldamente protetto dal suo cappotto blu gigante, dalla sciarpa terra di Siena bruciata e con i capelli e le orecchie nascoste da un baschetto; con le braccia ripiegate sotto la testa e l'espressione di completo relax stampata in viso, appare la persona più felice del mondo.

Io, invece, dal momento che sto veramente provando a fare ciò per cui siamo venuti qui, sono seduto ricurvo sui libri di testa; illudendomi di riuscire a studiare anche in sua compagnia.

"Tae, ti ricordo che i primi esami sono tra un settimana e tu, fino ad ora, non hai nemmeno sfogliato una sola pagina." Lo richiamo, con veemenza, per la quinta volta.

Non che lui non ci abbia provato ma la sua capacità di concentrazione sembra avere la durata di qualche secondo.

"Ti ho già detto che so tutto. Credi davvero che non abbia mai ripassato nulla dall'inizio dell'anno ad ora? Fammi una qualsiasi domanda, avanti!" Con un colpo d'anche, si mette seduto anche lui, guardandomi con sfida e, pur non volendo dargli corda, penso che fargli una domanda non mi costa nulla, se mai può fare comodo anche a me.

"Vediamo..." Sospiro, sfogliando le pagine, cercando qualcosa di complicato al quale non sappia rispondere.
Finché...bingo.

"Chi viene considerato il principale teorico nella corrente dell'astrattismo?" Ora sono io stesso a sfidarlo con lo sguardo, mentre la mia bocca si curva in un ghigno soddisfatto.

"Mi prendi in giro?" Scoppia a ridere, facendo sgretolare, rapidamente, la mia espressione compiaciuta.
"Kandinsky. Ha iniziato dipendo ritratti che diventavano, via via, sempre più astratti; sino ad utilizzare sole forme geometriche e colori sgargianti." Mente risponde, la sensazione che provo è quella di ascoltare un audiolibro; come se sapesse tutto esattamente a memoria, parola per parola.

"Caspita!" Impreco deluso.
Ovviamente sono contento che sappia rispondere ma non me lo aspettavo. Le l'ho data vinta.

"Caspita? Non ti smentisci mai." Borbotta con un piccolo sbuffo.
"Ormai ho capito che hai un grande autocontrollo ma che, quando ti arrabbi così tanto da non poterti trattenere, esplodi completamente. Inizi ad utilizzare vere parolacce e la tua fobia passa completamente in secondo piano.
Perché non puoi essere sempre arrabbiato?" I suoi occhi sono arzilli e puntati in alto, verso il cielo pallido e grigiastro dell'inverno, mentre le sue labbra sono rivolte all'insù.
Totalmente inconscio di quanto mi abbia appena ferito.

Non sono stupido. So con esattezza quanto gli pesi il fatto di non potermi toccare ma dirmelo in modo così palese è stato crudele.
Crede che a me non dia fastidio? Che non sarei pronto a strapparmi questa maledetta pelle, spaventata, se potesse servire anche un minimo a toccare la sua?

Distrattamente, perso nella gabbia che è la mia mente, lascio cadere il libro di arte astratta a terra, seguito dal mio sguardo; freddo e privo di emozioni.
Anche io sono fatto come Minji; preferisco tenermi l'oceano dentro, lasciando vedere solamente una spiaggia calma fuori. Peccato che non mi riesca quasi mai.
Ed il biondo non ha problemi ad accorgersene.

"Hey, che succede?" La sua falsitá mi da la nausea. Come può parlarmi con tanta dolcezza quando sotto sotto non fa che stancarsi sempre di più, giorno dopo giorno?
Ed odio non poter biasimarlo, perché il problema sono proprio io.

"Si sta facendo scuro; forse dovrei andare." Dichiaro, ignorando la sua domanda di proposito. Non saprei nemmeno come dargli spiegazione.

So di sbagliare a prendermela con lui ma non riesco a fare altrimenti.
Se le cose stanno così, non sono nemmeno sicuro di volergli chiedere di metterci insieme; finirei per far soffrire entrambi.