Memories

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Non ci penso due volte, prima di abbandonare bellamente Chense e precipitarmi all'interno dell'ospedale, correndo lungo corridoi e scalinate, ignorando i richiami di medici ed infermieri.

Avendo percorso, rapido, una decina di rampe, sono quasi costretto ad arrampicarmi sull'ultima ed aprire la porta del tetto con una spallata, regalando alla notte fredda dell'inverno l'ultima manciata d'aria rimasta nei miei polmoni.

Ma quando stramazzo al suolo, sugge ginocchia e sollevo lo sguardo sulle due figure, facendo affidamento sui polsi, le trovo tranquillamente seduti sul ciglio del palazzo a parlare sotto voce e scambiarsi chissà quali confessioni.

La più minuta, coperta esclusivamente da un camice bianco e metri di benda è stretta, goffamente, tra le braccia del ragazzo dalle ciocche bianche; il quale lascia riposare la testa sulla sua spalle, sussurrandole piccole frasi all'orecchio, di tanto in tanto.

Non penso di averli mai visti tanto a loro aggio, persi nei loro racconti come se non esistesse più nessun altro al mondo ma più li guardo, più mi sento rabbrividire.

Rimango immobile, ancora a terra, con il cuore che rallenta dopo la corsa, il corpo che inizia a raffreddarsi per la posizione statica in balia della brezza notturna ed i polsi che già danno i primi cenni di cedimento.
Ma non so cosa fare.

La ragione mi impone di correre da loro ed obbligare Ying a rientrare nella sua stanza, probabilmente inveendo contro Yoongi per averle concesso il lusso di scollegarsi dalle flebo e dalla macchina che monitora il suo ritmo cardiaco.
Eppure non riesco a dare ascolto alla mia testa.

Non è forse per questo che ho chiamato il ragazzo?
Per farla aprire e, nei limiti del possibile, stare meglio?

Certamente avrei preferito lo facessero nel caldo e nei confort della stanza ma sembra funzionare e chi mi assicura che non sia abbastanza il semplice trasloco dal tetto al letto per rompere la connessione tra le loro menti?

Non appena ho messo piede qui fuori mi è sembrato di invadere una proprietà privata, come se fossi entrato in una zona della loro testa nel quale non ho il permesso di accedere. E mi sento in colpa solamente guardandoli, pur non avendo sentito una singola parola dei loro discorsi.

Ed è per questo che inizio a retrocedere, sui miei passi; strisciando al suolo facendo attenzione a non creare il minimo rumore.
Trattenendo il fiato fino a quando, con un ultimo sforzo, riesco a chiedere la porta sperando che non abbiano udito il flebile cigolio. Ma come non mi hanno sentito spalancare la porta tagliafuoco a spallate, perché mai avrebbero dovuto udire mentre l'appoggiavo delicatamente?

"Jungkook?" Urla mia madre, precipitandosi fuori dalla camera affidata a Ying, proprio mentre raggiungo mogio il corridoio.

Scorgendomi, la donna mi corre incontro, afferrandomi per le spalle e cercando di scuotermi malgrado la sua stazza insignificante.

"Dov'è Ying?" Continua ad urlare, sputacchiando saliva e con gli occhi gonfi, al limite del pianto. Ed anche se vederla così mi fa tornare alla mente certi ricordi, con un brivido, ingoio il rospo e imito le sue azioni; posando le mani sulle sue di spalle, senza sentire il minimo formicolio o variazione nel ritmo cardiaco.

"Dovresti andare a casa e dormire un po', mamma." Brontolo, guardandola con apprensione.
"È con Yoongi e sta bene." Mi affretto ad aggiungere, in un sospiro, vedendola pronta nel ricominciare a sbraitare.

Bastano queste semplici cinque parole per farle cadere le braccia, all'unisono con la mascella, prima di vederla portare una mano sul petto, mentre chiude gli occhi sospirando.
E riesce addirittura a strapparmi una smorfia divertita.

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