Capitolo 9: Maledizioni

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Elle's pov

Alexandra arrivò a casa mia verso le cinque del pomeriggio e decidemmo di vedere un film, e quando questo finì, fuori era già sera.

Mi girai verso di lei e sorrisi.

A lei erano riservati i miei pochi sorrisi pieni.

Era sempre rimasta al mio fianco, anche dopo la morte di mia madre, quando io mi ero isolata dal mondo.

Avevo dodici anni quando successe, e ne rimasi distrutta.

Un incidente d'auto, avevano detto.
Da allora, io ero diventata più chiusa.
E dopo ciò mi ero costruita una corazza attorno per proteggermi.

Prima non uscivo quasi mai di casa, per paura che potesse accadermi lo stesso che era successo a mia madre e per paura di tante altre cose.

Ero caduta in depressione e la mia migliore amica era diventata una lametta. Mi procuravo enormi tagli su tutte le braccia. Nessuno se ne accorgeva, dato che indossavo sempre felpe più grandi di tre taglie come minimo.

La gente non si era accorta nemmeno che avevo perso svariati chili.

Ero molto più fragile, di vetro.

Poi un giorno beccai la vena, con la lametta, però non lo feci apposta.

I tagli che mi procuravo erano sempre stati superficiali, ma quella volta avevo sbagliato ed ero andata troppo a fondo.

Dopo qualche ora mi ritrovai in un letto d'ospedale con mio padre che dormiva affianco a me, tenendo la mia piccola mano nella sua.

Lui anche era rimasto distrutto per la morte di mamma, e anche per un altro motivo: mia madre era incinta.

Sembra che lo avessero appena scoperto e io non sapevo nulla di ciò, all'epoca.

Mio padre era diventato molto più protettivo di prima.

Era un poliziotto. Non aveva mai avuto nessuna pietà con i pirati della strada o per chi guidava in stato di ebrezza.

Li odiava, tutti. E anch'io.

Ale mi passò una mano davanti agli occhi.

"Terra chiama Elle" ridacchiò.

Mi scossi un secondo e le feci un sorriso di scuse.

"Tutto okay?" Chiese.

Io annuii e decisi di sviare un po'.

"Resti a cena? Ordino la pizza" sorrisi.

"Certo che si! Senti, che ne dici se dopo ci vediamo anche con Harry alla discoteca qui vicino? mi ha detto che c'è una festa e..."

Smise di parlare e iniziò a fare il suo sorrisetto angelico, sbattè le palpebre più volte e fece gli occhi dolci.

"E...?"

Inarcai un sopracciglio e attesi che continuasse.

"Non accetto un no come risposta. Potresti conoscere qualcuno! Ti prego"
Allungò la "e" nell'ultima parola e congiunse le sue due piccole mani, ornate di mille anelli, come se stesse pregando.

Alzai gli occhi al cielo.

"Vengo solo perché ci sei tu. Non ho intenzione di fare amicizia con nessuno."

"Okay, mi accontento."

Fece un sorriso enorme.

Certe volte mi sorprendeva il suo entusiasmo.

Ordinammo due pizze a domicilio, e queste arrivarono in fretta a casa.

Dopo iniziammo a prepararci.

Dopo una mezz'oretta fummo pronte, e Ale era veramente stupenda.

Indossava un vestito nero che le arrivava a metà coscia, smanicato, e con lo scollo a V. In alcuni punti c'era del pizzo ed era più trasparente. Lasciava ben poco all'immaginazione.

Il suo viso fu incorniciato dai suoi lunghi capelli biondi che, grazie all'utilizzo del ferro, furono ondulati e liberi dalla solita coda di cavallo che portava di solito.

Mi guardai allo specchio.

Indossavo un paio di pantaloncini corti di jeans neri, un top di Calvin Klein dello stesso colore e un paio di anfibi. I capelli lisci e lunghi mi ricadevano sulla schiena e avevo messo persino un po' di rossetto rosso e del mascara.

Insomma, quella sera mi ero proprio impegnata.

Una volta finite di prepararci, uscimmo di casa e andammo alla discoteca, con la mia macchina.

"Vedo già Harry lì davanti ad aspettarci" mi disse Alexandra mentre stavo parcheggiando e batté le mani, felice.

Scendemmo dall'auto e raggiungemmo il ragazzo.

Fatti i saluti, entrammo tutti e tre insieme nella discoteca.

Harry andò a prendere i drink, che erano anche piuttosto leggeri, per il momento.

Non tradisco la mia vodka alla fragola.

Andammo a sederci su dei divanetti, vicini ai bagni.

"Vado un attimo in bagno a cambiarmi le scarpe, non resisto più" disse Ale.

Premio stupidità per aver messo il tacco dodici per andare in discoteca va a Alexandra Mendoza, signori e signori, un applauso!

"Ti accompagno."

Fece il finto gentile Harry.

Accompagnarla, si certo.

Feci l'occhiolino ad Ale, e li guardai entrambi mentre si allontanavano.

Ero felice per Ale.

Quello era forse il primo caso a cui assistevo in cui la crush della ragazza non fa lo stronzo, il puttaniere, e molto altro ancora.

Harry sembrava più che adatto per lei.

Ma che sia chiaro, nel caso in cui la facesse soffrire, io lo ammazzerei.

Tanto lo sceriffo era mio padre, cosa mai avrebbe potuto accadermi? Uscirei dalla prigione nel giro di poco tempo...

Vidi i piccioncini entrare nel bagno delle donne.

Harry?

Presi il mio drink da sopra il tavolo e ne bevvi un sorso, ridacchiando appena.

Alzai la testa per guardarmi intorno, e vidi la figura di James Davis a poca distanza, che camminava proprio verso di me.

Sorrideva, lo stronzo.

Quella doveva essere proprio una maledizione, non trovavo altre spiegazioni.

Quasi mi andò di traverso la vodka mentre sussurrai tre parole: "Non è possibile."

*

SPAZIO AUTRICE

Sorratemi, sorratemi, sorratemi.

Venerdì mi sono completamente dimenticata del capitolo😂

Well, here we are.

Non scordatevi di lasciare una stellina nel caso in cui il capitolo vi sia piaciuto!⭐️

Ci vediamo martedì con la prossima parte❤️

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