Capitolo 12: Ricordi

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Elle's POV

Le sue labbra a contatto con le mie erano magia pura.

E io che mi chiedevo se baciasse bene...

Misi una mano nel retro del suo collo e me l'avvicinai il più possibile.

Fra di noi non passava nemmeno un filo d'aria: il mio corpo era in completa collisione col suo.

Picchiettò con la lingua sulle mie labbra e io le schiusi leggermente, e prima che me ne accorsi, iniziò a far roteare le nostre lingue assieme.

Il mio stomaco faceva i fuochi d'artificio in quel momento.

Dopo qualche minuto, per mancanza di fiato, fui costretta a staccarmi.

Lo guardai negli occhi e appoggiai una mano sulla sua guancia.

Sentivo il mio cuore battere all'impazzata, quasi volesse sbalzarmi fuori dal petto.

Non riuscivo nemmeno più a pensare.

"Dimmi cosa vuoi."
La sua voce fu roca. Sensuale. Tentatrice.

"Tu cosa vuoi?" Sussurrai e passai due dita prima sul suo labbro inferiore e poi sulla sua mascella.

"Se te lo dicessi, mi daresti del pervertito" rispose lui.

"Non credo di poter scappare, non adesso — sussurrai e poi feci un sorrisetto — ti do già del pervertito ancor prima che tu possa parlare. Dimmi cosa vuoi."

"Te."

Mi guardò negli occhi e notai la sua gola muoversi in una deglutizione.

"Tu, invece?"

"La stessa cosa."

Sorrise.

Riprese a baciarmi con più foga e mi sollevò, mettendo le mie gambe attorno al suo bacino.

Riuscivo a sentire la sua erezione contro la gamba.

Mi staccai dalle sue labbra, con il respiro affannoso.

"Andiamo a casa mia, James."

"Non c'è tuo padre? Ci sentirebbe — sussurrò — vieni da me."

"Non è a casa per lavoro. Non ci sentirebbe nessuno" mormorai.

"Va bene, andata."

Tornammo alla moto, e con un sorrisetto stampato sul viso, mi misi dietro di lui, dopo aver infilato il casco.

Guidava più velocemente di prima, ma in quel momento non mi importava.

L'adrenalina pura scorreva in tutto il mio corpo.

Arrivammo davanti casa mia.

Appena fummo scesi alla sua Ducati, ripresi a baciarlo, e continuammo così fino al portone, quando mi staccai per prendere le chiavi. Con le mani che tremavano, le infilai nella toppa e le girai.

Entrammo, chiusi la porta alle mie spalle e poggiai la borsa sul mobiletto.

Lui mi assalì le labbra: le baciò, le leccò, le morse...

Notai la sua mano muoversi verso la sua cintura e slacciarla.

Sfilò le scarpe e le abbandonò per terra.
Gli sfilai la maglietta e passai una mano sui suoi addominali scolpiti.

Il tessuto dei suoi jeans si tendeva sempre di più.

Lui, forse non sopportando più di esser contenuto dentro di essi, se li sfilò, rimanendo in boxer.

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