È nostro

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Non era stata una bella giornata per Lena. Pessima, in effetti. Troppo stress al lavoro, troppi imprenditori misogini con cui fare i conti, troppi problemi da gestire. Ma nulla poteva paragonarsi all'oppressione che sentiva al petto da quella mattina. Erano giorni che aveva continui mal di testa, sbalzi d'umore, mancamenti e conati di vomito. Kara era preoccupata per lei, le aveva proposto più volte di stare a casa con lei per un giorno di riposo, ma la mora aveva sempre negato, aveva troppo da fare in ufficio. Eppure stamattina, con la testa nella tazza per l'ennesimo conato di vomito nel giro di qualche giorno, decise che non poteva più ignorare i segni. Doveva avere qualcosa. Giù in laboratorio aveva una macchina per gli scanner dei corpi dei soggetti d'indagine, avrebbe potuto usarlo lei per vedere qualunque anomalia all'interno del proprio organismo. E l'aveva fatto... eccome se l'aveva fatto. E ciò che era risultato le aveva fatto saltare il cuore nel petto... non era possibile. Cosa avrebbe pensato Kara? Lei non aveva mai fatto nulla di male...e ora. Ora era incinta.

Guardando terrorizzata il foglio su cui stava stampata l'immagine del suo ventre, Lena pensava. Pensava alla sua relazione con Kara, che andava avanti ormai da quasi tre anni. Lei e Kara si amavano. Su questo non aveva dubbi. Non aveva mai provato nulla di simile per nessuno, in confronto a Kara, ciò che aveva provato per Jack sembrava quasi nulla. Kara era l'unica persona che l'avesse mai realmente fatta sentire protetta e amata. L'ascoltava, l'aiutava e l'incitava, senza mai stancarsi di lei, senza mai pensare che Lena non valesse il suo tempo. E la CEO non poteva fare altro che innamorarsi di lei ogni giorno di più. Non l'aveva mai tradita, mai. Non avrebbe potuto: Kara rappresentata tutto ciò che voleva e tutto ciò di cui potesse avere bisogno. Non necessitava di nessun'altro. Eppure, ora era lì. Inequivocabilmente incinta. Di nuovo, cosa avrebbe pensato Kara? Per quanto lei potesse pregarla di crederle o potesse giurarle che non aveva idea di come fosse successo, alla fine Kara avrebbe creduto alla scienza. E la scienza diceva che lei, incinta, era andata a letto con un uomo. Anche se non era vero. Kara non avrebbe potuto fare altro che pensare al tradimento, e Lena non avrebbe mai potuto biasimarla. Lei stessa non riusciva a spiegarsi come fosse possibile tutto ciò. L'unica cosa che sapeva con certezza era che Kara non poteva venire a saperlo. Gliel'avrebbe tenuto nascosto, fino a quando le fosse stato possibile, e poi.... poi non sapeva. Non poteva uccidere un bambino innocente. Ma non era neanche disposta a perdere l'amore della sua vita per colpa di questo strano scherzo del destino. Era disperata.

Insomma, non era stata una delle giornate più belle che avesse mai passato in vita sua. Torturandosi nell'anima, stava finalmente varcando la porta dell'appartamento che condivideva con la sua fidanzata, e aveva appena fatto in tempo a mettervi un piede dentro che quest'ultima si era già fiondata ad abbracciarla e a darle il benvenuto: un "ciao amore" accompagnato da un morbido abbraccio. Lena si sciolse tra le braccia dell'amata, stringendola a sua volta con le poche forze che aveva ancora in corpo. "Tutto bene, Lee? Mi sembri triste... oltre che stanca. Vieni, ti aiuto con la giacca."

Kara, dolce Kara. Lena non poté fare altro che lasciare che la sua fidanzata si prendesse cura di lei, in fondo ne aveva bisogno. Dentro di sé sognava un ipotetico momento in cui le avrebbe raccontato tutto e la bionda le avrebbe creduto, dicendole che sarebbe andato tutto bene, che non doveva avere paura. Ma non era la realtà... la realtà era che ora lei stava mentendo a Kara, che, ignara di tutto, la stava cullando nell'acqua schiumosa della vasca da bagno. Con la testa appoggiata sul suo petto, Lena poteva sentire i battiti del cuore della compagna, il cuore che le aveva donato così tanta gioia. Sapeva, dentro di sé, che non avrebbe mai potuto mentire a lungo a Kara, ma non si aspettava di cedere così presto. Eppure doveva dirglielo, la reporter non si meritava questo. Non si meritava di ricevere bugie, specialmente quando lei era stata sincera a proposito della sua identità fin dall'inizio della loro amicizia, poi sfociata in amore. "No, non se lo merita" pensava Lena, mentre la compagna le massaggiava dolcemente lo scalpo lavandole i capelli con lo shampoo al lampone. "Devo dirglielo... mi crederà..." cercava disperatamente di convincersi Lena. Sarebbe stato difficile, pensava la mora. Molto difficile. Guardare negli occhi la persona che ami e dirle qualcosa che le spezzerà il cuore. "Perché le spezzerà il cuore... penserà che io l'abbia tradita, sicuramente...". Ma non poteva tollerare un tale peso.

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