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«che ci fai sveglia a quest'ora» mi chiese George tirando su la testa dal cuscino e strofinandosi gli occhi.

«faccio l'infermiera, devo andare a lavorare» li risposi prendendomi i vestiti nella sedia che avevo lasciato lì la sera prima.

«ma a quest'ora? Come fai?»

«lo faccio, il mio lavoro è la mia passione, non mi pesa svegliarmi presto per andare a lavorare»

«ti accompagno» mi disse alzandosi dal sacco a pelo

«no no tranquillo, resta qui con gli altri»

«gli altri riusciranno a stare qui da soli anche senza si me»

Andai in bagno a prepararmi, mi misi la giacchetta di jeans e le scarpe per poi uscire. Anche George era già pronto.

«non fai colazione?»

«si, ma prendo il cappuccino a trasporto nel bar di sotto e me lo bevo camminando»

George mise la tazza che aveva tirato fuori al suo posto e prese in prestito le chiavi di Katy per riuscire a rientrare dopo.

«prego» mi disse aprendo la porta e lasciandomi passare per prima

Lo ringraziai

Andammo a piedi verso il bar e arrivati al bar vece la stessa cosa come con la porta di casa.

«un cappuccino, grazie»

«per me un caffè lungo»

Allungai i soldi al barista, ma George mi fermò subito.

«offro io tranquilla» insisté George vedendomi che non mi rimettevo in tasca la mia banconota

George pagò e andammo verso l'ospedale sorseggiando la nostra bevanda senza mai dirci nulla.

Avevo paura che si facesse strane idee su di noi, io ero appena uscita da una relazione e non mi andava di riaprirne subito un'altra. Sapevo che non dovevo buttarmi giù per la mia vecchia relazione perché non dovevo soffrire per quel che mi faceva, ma era difficile realizzare che la persona che hai amato per molti anni e che all'inizio ti faceva star bene, fosse cambiata talmente tanto da farti star male. So che magari ingigantivo le cose, ma non mi intereessava, non mi piaceva il suo nuovo comportamento,ma nonostante questo, George non era il mio tipo come avevo già ripetuto più volte a Katy.

«allora... Ci vediamo alla prossima uscita» li dissi una volta arrivati davanti all'ospedale

«o anche prima» mi rispose sorridendomi

Mi diede un bacio sulla guancia e ritornò a casa di Katy.

“timido, ma quanto deve andarsene per poi rivederci dopo giorni ne approfitta ed esce dal guscio eh” pensai.

Entrai in ospedale, timbrai l'entrata e mi avviai verso lo spogliatoio per mettermi la divisa.

«Hey, ciao Emma»

«Buongiorno jess» dietro di me trovai Jessie arrivare con il suo borsone

«sei pronta per oggi? Oggi vieni con me a soccorrere gli arrivi in ambulanza, ci sarà un po' di tensione nell'aria, ma il dottor Scott vuole vederti all'opera, visto che hai preso ottimi voti per la laurea vuole vedere che sai fare. Io starò con te non ti preoccupare, potrebbero arrivare persone in difficoltà provenienti da ogni zona della California, ma insieme ce la faremo» mi spiegò

«certo che ce la faremo» *sorrisi*

Ci cambiammo insieme e ci avviammo verso il reparto di soccorso

«Buongiorno Dottor Scott» dissimo in coro vedendolo arrivare

«Buongiorno a voi»

Amavo quell'ospedale. Tra colleghi non c'è mai stato odio, ma tutti rapporti di simpatia, amicizia e cordialità.

Jessie mi fece strada verso il reparto in cui dovevamo lavorare quella mattina.

Era pieno di un vai e vieni di persone, ammetto che avevo un po' d'ansia, era la mia prima volta e non poteva che non essere così.

Jessie mi spiegò tutto quello che c'era da sapere su quel reparto, tutte le entrate dell'ambulanza, le varie posizioni degli strumenti da utilizzare, mi spiegò di tutto e di più.
Fino a che la campanella di emergenza non suonò.

L'ambulanza stava entrando con una persona da soccorrere.

Jessie mi fece segno di seguirla per andare ad aiutare gli altri.

L'ambulanza entrò nel garege dell'ospedale, che portava al reparto dove stavo, e gli operatori scesero da essa e aprirono le porte di dietro dell'ambulanza per tirare fuori la barella.

«codice rosso, ragazzo di 24 anni, incidente sul luogo di lavoro, inalazione di fumo e gamba probabilmente rotta» disse l'infermiere venendo verso di noi spingendo la barella

Prendemmo la barella ed entrammo nel reparto per soccorrerlo.

Non lo avevo ancora visto in faccia, ero troppo impegnata a spingere la barella, ma vedendo la divisa e sentendo l'infermiere potevo intuire che era un pompiere.

«VELOCI, VELOCI!!» gridò il medico che era in servizio quella mattina

C'era un aria di tensione. Dovevamo subito eliminare il fumo e aveva inalato per evitare poi problemi ai polmoni che potevano verificarsi in futuro.

Passo mezz'ora, l'intervento era stato fatto e i dottori mi avevano dato il compito a me di verificare il problema alla gamba che aveva.

Entrai nella stanza dove lo avevano lasciato.

Stava dormendo, ma appena entrai si sveglio subito

«Buongiorno» mi disse con la poca forza che aveva

«Buongiorno» li risposi anch'io sottovoce

Era bello, anzi bellissimo. Aveva i capelli neri con un ciuffo alto il giusto e degli occhi azzurrissimi, era magro e sembrava anche muscolo vedendo le braccia, aveva le labbra carnose, ma non troppo e la mandibola scolpita.

«posso fare qualcosa per lei» mi disse il ragazzo

«S-si..... Ce NO! Io devo, ce tu devi fare i raggi per la gamba, ti fa male?» li risposi balbettando.

Ero imbarazzatissima, mi sentivo stupida dopo la frase che avevo appena detto e così mi girai dall'altra parte ghignai i denti e guardai in alto dispera come se spesassi che qualcuno là su mi aiutasse.

«si, mi fa male, faccio fatica a muoverla dottoressa Emma» mi disse come se scherzasse

«come fai a sapere il mio nome? Non credo di essere così tanto famosa» li domandai

«l'ho letto lì, sopra al taschino» mi rispose indicandomi la scritta sulla mia divisa

“quindi mi ha guardato le tette” pensai tra me e me sgranando gli occhi

«io mi chiamo Corey comunque» *sorrise*

«ok, ma io devo lavorare quindi alzati e andiamo a fare i raggi»

«potrei avere qualche problema...» mi disse sempre con il sorriso sulle labbra

«che problema?» li domandai seria

«la gamba...»

«ahhh scusa perdonami, vado subito a prendere una sedia a rotelle» li risposi per poi girarmi e scappare via

Che mi saltava in mente?








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