Epilogo

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10 anni dopo
"Ma tu ci pensi a quante cose sono successe in questi 10 anni?" chiede il ragazzo che amo al mio fianco, mio marito.

"Ci penso sempre amore." gli rispondo.
"Sono cambiate tante cose, ma in particolare siamo cambiati noi.
Ringrazio ancora mia mamma per essere tornata, dieci anni fa, qui." dice Michael.

Come ha detto lui, sono cambiate tante cose.

Dopo 5 anni di fidanzamento, fatti da alti e bassi, come in tutte le coppie, Mike mi chiese di sposarlo.

Era sabato sera, quel giorno.
Mi aveva portata fuori a cena, in un ristorante non troppo elegante, ma forse un po' troppo per noi.
Troppo per noi, che bastava anche un fast food, come il nostro primo "appuntamento."

Flashback
"Michael non posso crederci, è bellissimo." dico al mio ragazzo.

Il ristorante è grande, vista mare.
Mike ha preso un tavolo, ovviamente per due, fuori.
Questa sera c'è un venticello, non freddo, ma che comunque delle volte provocava dei brividi.

Ma i brividi che provo con Michael non si possono paragonare.

"Michael non dovevi, davvero.
Ti ringrazio." dico abbracciandolo forte.
"Per te dovrei fare molto di più." mi dice lui.

Ci sediamo e arriva dopo un paio di minuti una cameriera.
Si sta mangiando con gli occhi il mio ragazzo.

"Eh no, cara, lui è mio." penso.

"Cosa desiderate?" chiede rivolgendosi solo a Mike.

Prenderti a schiaffi.
Meglio non dirlo.

"Due piatti di pasta italiana, al sugo." risponde Michael.

"Da bere?" chiede la cameriera guardando Mike, sporgendosi mettendo in mostra le sue tette.

Ora la sgozzo.

"Vino." dice.
Lei annuisce e scrive.
Se ne va, facendo l'occhiolino a Michael, che non la degna nemmeno di uno sguardo.

"Penso tu abbia capito che questo sia un ristorante italiano." dice guardandomi.

Io annuisco e sorrido.
Ho sempre voluto assaggiare i piatti della cucina italiana, ma non ho mai potuto farlo.
Ora sono felicissima!

La serata passò molto in fretta, tra cibo, vino, risate, stupide battutine di Michael e sguardi pieni di amore.

Stavamo passeggiando sulla spiaggia, dopo aver pagato.

O meglio, lui ha pagato anche per me, e ovviamente prima mi sono arrabbiata.

Lui mi porta in un punto dove non c'è gente.
In un posto tranquillo, silenzioso.

Ci sediamo sulla sabbia, non curandoci dei vestiti.
Lui mi stringe forte la mano.

"Mikey, tutto bene?" gli chiedo, guardandolo.
Lui si gira verso di me e mi sorride.

"Benissimo." dice.

"Belle, sai che non sono tipo da discorsi romantici, però io devo dirtelo." continua guardandomi dritto negli occhi.

Capisco di essere fottuta ormai.
Io in quegli occhi maledettamente verdi, ci vedo me stessa.
Vedo una tempesta... Una tempesta in cui mi ci sono buttata e ne sono rimasta intrappolata.

My medicine || Michael Clifford Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora