Angie III - La proposta

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Non le servirono le parole di Archie, «siamo arrivati a Holker Hall», per percepire il luogo che tanto le era mancato o per sentirsi finalmente a casa. Le bastò annusare l'aria e riconoscerla in quella famigliarità che altrove le era venuta meno. Sentì tutte le sensazioni strane, vissute per un lungo mese, aggiustarsi nello stomaco, mettersi ognuna al proprio posto, facendo un gran scompiglio, di nuovo, come quando si era scombinato tutto sopraggiungendo a Eastbourne, solo per comunicarle che finalmente la distanza da ciò che più si era fatto sentire importante si era dissolta in quel vento che spirava dal finestrino della carrozza. Riconobbe le zone paludose di Grange-over-Sands, ma non ebbe più alcun dubbio quando gli occhi le si riempirono delle pianure verdeggianti di Cartmel. Era a casa.

Avevano viaggiato per tutto il giorno ed era stanchissima, talmente tanto da trovar arduo sorridere o esprimere qualsiasi tipo di gioia stesse provando. Però lo fece lo stesso, rivedendo riflessa la stessa stanchezza, così come l'inevitabile felicità, negli occhi del cugino Frederick.

Sospirarono all'unisono, guardandosi in silenzio. Si sorrisero. Ora mancava ritrovare i volti che non avevano potuto avere attorno per troppe settimane e quel periodo sarebbe finalmente giunto al suo termine.

«Abbraccerò io, per primo, Jaycob» le disse Frederick. Lei ridacchiò. «È tutto tuo, io avrei comunque abbracciato per prima Julia».

Frederick sorrise beffardamente, prendendola in giro. «Fred, non provocarmi, ché potrei sfidarti ad abbracciare Julia».

Il marchese si accigliò. «Sfidarmi? Ho tutta l'intenzione di abbracciarla... sempre che lei me lo faccia fare» convenne infine.

«Sarebbe proprio questa la sfida, caro cugino» lo schernì. Fred roteò gli occhi al cielo, per poi guardare fuori dal finestrino con uno strano sorrisetto in viso.

Certe mancanze si provano solo con le dovute distanze, ma non è detto per questo che se ne intuiscano i motivi. Anzi, di solito non si comprendono affatto. Serve qualcosa di più forte, palese: tutt'altro stato d'animo.

Nessuno dei due aggiunse altro, ormai troppo impazienti di sentire i cavalli fermarsi e il cocchiere annunciare l'arrivo a destinazione.

Questo, infatti, accadde diversi minuti dopo.

Scesero dalla carrozza quando già si era inoltrato il crepuscolo, ma la poca luce non impedì a nessuno dei tre di vedere la fila di domestici di fronte all'entrata, in attesa del loro arrivo. Nell'altra carrozza, il duca del Devonshire aveva viaggiato da solo ed era chiaro che fossero tutti lì principalmente per il suo ritorno.

Ovviamente, non era soltanto l'intera servitù ad attenderli.

Quando il duca, compìto, scese i due scalini della carozza, a passo svelto si rintanò all'interno della propria casa, seguito da diversi dei suoi domestici personali; Frederick fu il primo a muoversi in uno slancio verso l'unico ragazzo che lo attendeva con un sorriso ampio sul volto.

Il suono di quell'abbraccio si propagò come fosse una melodia. Si strinsero forte, emettendo dei versetti gioiosi mentre le braccia si stringevano di più attorno ai loro corpi. Jaycob lo attirò a sé, prendendolo, per pochi attimi, goffamente in braccio. Il salto che Fred compì toccando nuovamente terra fu l'ultimo rintocco di quella canzone. Si allontanarono, per guardarsi, e si sorrisero: «Quanto mi sei mancato, fratello!» esclamò Fred.

«Quasi dimenticavo come fossi fatto. Sei più alto o sbaglio?» rispose Jaycob, attirandolo nuovamente in un secondo abbraccio.

Contemporaneamente, Angie imitò i passi lunghi e affrettati che Julia stava compiendo verso di lei. Come era sua consuetudine, Julia avanzò un breve inchino che, come era solita fare, invece, Angie le impediva di concludere. Questa volta lo fece per attirarla a sé in un abbraccio che, inizialmente, creò soltanto con le sue braccia.

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