Jaycob I - I primi ospiti

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Il temporale era durato il tempo di giocargli un brutto scherzo e di renderli parecchio ridicoli.

Jaycob si era messo in cammino verso la stalla e, una volta arrivato, aveva sistemato MarySue e Goldcell dando loro una strigliata al pelo ancora umido e alla criniera arruffata. Si era, poi, cambiato gli abiti bagnati e sporchi di fango, indossando dei panni che qualcuno della servitù aveva lasciato come cambio per delle occasioni d'emergenza come quella.

Non si curò del fatto che i pantaloni fossero leggermente consumati alle ginocchia e si lisciò la maglia come se indossasse il migliore dei suoi abiti. Poi si occupò dei capelli: a testa in giù li scompigliò con le dita della mano cercando di far gocciolare via tutta l'acqua in eccesso. Cercò di sistemarli, pensando soltanto a quanto fossero cresciuti e che forse la madre di Julia non aveva poi torto a rimproverarlo di non curarsi molto del proprio aspetto. La realtà, tuttavia, era ben diversa da questa, se non addirittura radicalmente opposta: si curava fin troppo della propria immagine, seguendo però i suoi canoni di bellezza.

Quando decise che il ciuffo più lungo, ora quasi asciutto, coprisse al meglio la sua fronte, diede un'ultima occhiata ai due cavalli, placidi e raccolti l'uno vicino all'altro; uscì fuori dalla stalla e guardò subito il cielo, le nuvole sembravano correre lontano dalla sua vista, forse impaurite dal vento che subito scompigliò i suoi capelli. Sorrise della propria stupidità nell'aver impiegato così tanto tempo a sistemarli, visto che poi era bastata una folata di vento per cancellare tutto il suo impegno, mentre prendeva atto che probabilmente il temporale passeggero era stato soltanto un anticipo della tempesta in arrivo.

Affrettò così il passo, cercando di raggiungere nel minor tempo possibile il cortile d'ingresso, dove poco prima aveva lasciato Frederick e Julia. Passò per i giardini, ora che era a piedi poteva approfittarne, agevolando così il passo sulle stradine acciottolate che conosceva come le sue tasche. Sopraggiunse verso il cortile d'entrata e, sorprendentemente, vi trovò Fred e Julia, con gli abiti ancora umidi di pioggia e i capelli arruffati come se avessero combattuto una battaglia molto importante. Si accigliò giusto il tempo per notare una carrozza, che poc'anzi non c'era, ferma davanti al cugino e alla sorella.

Gli uomini che vi erano scesi, così come il cocchiere, erano volti del tutto sconosciuti a Jaycob che allungò il passo per raggiungerli.

Fu dinnanzi al gruppo a conversazione già iniziata.

«...Un viaggio lungo, ma decisamente soddisfacente. Mi avevate accennato quanto fosse affascinante il luogo dove siete cresciuto, ma non immaginavo tanto» parlò l'uomo dalla chioma bionda che osservava Frederick come se non ci fosse nessun altro. Accanto a lui, il secondo, di poco più basso, annuiva guardandosi intorno fino a quando non lo notò.

Jaycob si sentì osservato, in modo quasi invasivo, da due profondi e freddi occhi blu. Lo rimirò in risposta con il cipiglio che si era già formato qualche minuto prima, come se il Sole più caldo dell'estate lo stesse improvvisamente accecando.

«E non avete ancora visto nulla, capitano! Ma avremo modo di rimediare, non preoccupatevi. Lasciate che vi presenti, ora. Miss Wise, il capitano Hareton Query...» annunciò cordialmente.

Julia fece un inchino, che subito il capitano ricambiò con estrema gentilezza. «È un vero onore fare la vostra conoscenza, Lady Angelica non ha fatto altro per un mese che parlare di voi e incontrarvi finalmente mi dà quasi l'illusione di conoscervi da tempo. Non vi rammaricate, però, conosco solo le qualità che vi rendono tanta fama» aggiunse il capitano.

Julia sorrise: «Dubito fortemente che Lady Angelica sappia parlare male di qualcuno. È un piacere fare la vostra conoscenza, capitano, anche io in queste settimane ho tanto sentito parlare di voi» replicò la ragazza. Jaycob si voltò a guardare la sorella, lasciandosi scappare un sorriso divertito.

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