Frederick IV - Di fughe e arrivi

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Dire che la tenuta fosse talmente mastodontica da risultare dispersiva era una verità più che lampante, considerato che soltanto i giardini si estendevano per ventitré acri.

Forse era questo il motivo per il quale il marchese riteneva di non aver visto Angie, con le uniche eccezioni delle riunioni di famiglia a pranzo e a cena, per i giorni che trascorsero dal ritorno delle due dame e che videro quasi giungere al termine quel pigro febbraio.

Il tempo era stato indeciso e spesso aveva piovuto, impedendo a tutti le passeggiate pomeridiane fuori dalla tenuta; ciò nonostante Lady Angelica aveva saputo trovare il modo di non farsi trovare, restando nelle proprie camere o chiudendosi in chissà quale parte di Holker Hall. Non che il marchese avesse avuto fretta di parlarle, la verità era anche che, per una manciata di giorni e forse qualche d'uno di più, egli stesso aveva favorito l'impossibilità di incrociare le loro strade. Poi, però, quando il consiglio di Lucas si era insinuato nella sua mente come un tarlo nel legno e l'epifania più ovvia di tutte si era pronunciata profetica nella vasca da bagno, aveva iniziato a cercarla. Poco prima di cena, per esempio, la sera del loro ritorno, le aveva chiesto se avessero potuto scambiare quattro chiacchiere: l'assenza del duca era un'ottima scusa per intavolare una conversazione. Non aveva notato l'espressione evasiva di lei e il modo apparentemente distratto con cui sfuggiva al suo sguardo, poiché era troppo impegnato a decidere come arrivare al dunque di ciò che la sua mente elaborava da mesi – dopotutto non era affatto facile spiegarle cosa stesse accadendo. Proprio a causa delle sue elucubrazioni, aveva creduto alla promessa di lei di farlo a stomaco pieno: «Cugino, sono troppo affamata per parlare. Rimandiamo a dopo?».

Peccato che quel "dopo" non ci fosse stato, né quella sera, né il giorno dopo e così per più di dieci giorni.

Frederick non credeva che la cugina lo stesse evitando: non aveva alcun motivo, neppure quello che lui aveva custodito come un segreto e confessato unicamente al proprio factotum. Perché era impossibile che Angie sapesse. Aveva perfino chiesto al padre se avesse avuto modo di parlare della questione con lei, ma quest'ultimo lo aveva glissato con sufficienza: «Io? Sei tu che devi chiederle la mano. Io, al massimo, posso darvi la benedizione». E non aveva alcun dubbio sulla fedeltà di Lucas. Ciò che gli era stato rivelato fin dai primi tempi, in cui era solo un ragazzo disattento e giocherellone, non era stato mai messo alla mercé di altre orecchie. Per questo non lo aveva affrontato direttamente e aveva aspettato, piuttosto, che gli si presentasse l'occasione giusta. Quella mattina, un Lucas incuriosito, mentre operava le solite mansioni, gli chiese: «Avete parlato con Lady Angelica?», e lui seduto sulla poltrona di fronte allo scrittoio, arcuò lateralmente la schiena e si tenne con gli avambracci allo schienale della seduta per osservare il proprio servo. Con il mento appoggiato su un braccio, lo fissò per un po', mentre gli dava le spalle. Lucas tornò a guardarlo, insospettito dal suo lungo silenzio, e si sorprese quando lo vide mentre lo fissava attentamente.

«Perdonatemi, padrone, la mia era una mera curiosità. Starò al mio p-» si scusò velocemente, abbassando lo sguardo. Frederick lo bloccò prima che finisse: «No, non devi scusarti. Ti osservavo perché mi chiedevo se davvero io possa fidarmi di te. A volte mi rendo conto di farlo senza troppi scrupoli...» la sua risposta non fu una accusa e Lucas non si sentì messo in discussione, perché non era un comportamento del marchese essere diffidente nei suoi confronti. Sapeva bene anche lui che la fiducia che gli veniva riposta fosse più di quanto avesse dato prova di meritare ed era lecito, quindi, che per qualsiasi motivo gli frullasse in mente, ora avesse un minimo di dubbio. Lucas era pronto a non deluderlo.

«Non ho altri mezzi per dimostrarvi la mia lealtà nei vostri confronti se non il silenzio che riservo a chiunque su ciò che mi confidate. Spesso anche io mi domando se ne sia meritevole e perché, soprattutto, fra tutti, voi abbiate scelto proprio me, ma porto enorme rispetto alla vostra decisione e mai la metterei in discussione. Per nulla al mondo, milord».

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