Chapter 1

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My Life, Imagine Dragons.

Otto mesi dopo...

Era un sonno agitato, il mio.
Lo era da mesi ormai, da quando avevo visto Tony Stark schioccare le dita e, poco dopo, la vita abbandonare i suoi occhi nocciola sempre pieni di sfida e di ironia.

Sognavo sempre quella scena: lui che schioccava le dita e io che, accorgendomi di quanto stesse succedendo, iniziavo a correre e mi lanciavo addosso a lui.
Polvere e due persone che ruzzolavano, ecco cosa vedevo nel mio sogno nei secondi che seguivano.

Guardavo la scena come da fuori, come se fossi al cinema, eppure quella che alzò la testa dal petto di Tony ormai morente ero io, e mi sarei riconosciuta persino ad occhi chiusi.

"Signore, signor Stark...?" dicevo in un sussurro, misto ai singhiozzi.

Lui alzava la mano e prendeva la mia, e da lì cominciava l'incubo: una specie di energia dovuta alle radiazioni delle gemme passava da lui a me, e mentre Tony giaceva ormai morto e gli altri erano accorsi, io mi rialzavo in piedi giusto in tempo per poi ricadere scomposta a terra, scossa da crisi epilettiche e urli dilaniati che erano l'effetto delle radiazioni.

Aveva l'aria di essere una morte orribile e raccapricciante per la me che osservava da fuori, ma la parte ancor più terribile era il fatto che nessuno sembrava accorgersi di me, ed erano tutti attorno a Tony, come se io fossi invisibile. Anche Peter sembrava non accorgersi della mia assenza, e fissava e piangeva solo per Tony, non per me. E proprio allora anche la me che osservava da fuori si sentiva attraversata come da scosse elettriche e si accasciava a terra.

E mi svegliavo sempre in quel punto, nel cuore della notte, nel mio letto nella tenuta in campagna di Clint e Laura, conscia di essere ancora viva.

Quella mattina in particolare, però, il sogno si presentò all'alba quando mancava poco prima di svegliarmi.
Me ne accorsi perchè poco prima che il sogno finisse mi sentii scuotere la spalla.

"Grace! Grace, stai bene? Mamma ha detto di venire a svegliarti, è pronta la colazione."

Aprii gli occhi e mi ritrovai davanti il viso dolce di Nathaniel, che mi guardava persino preoccupato.

"Ehi Nate. - lo salutai con la voce impastata dal sonno - Sì, di' a Laura che arrivo, il tempo di vestirmi."

"Mamma." mi corresse lui.

Sorrisi e annuì.
Non ero abituata a chiamare Laura e Clint mamma e papà, mi sforzavo davanti ai ragazzi - i miei fratelli - sebbene a volte non riuscissi proprio a trattenermi dall'usare i loro veri nomi.

Nate richiuse la porta, e io sospirai.
L'avevo visto preoccupato: perché? Davvero mentre dormivo e sognavo ero così strana o mostravo terrore?
Non volevo che i ragazzi si preoccupassero, soprattutto Nate, il più piccolo.
E più che altro non volevo che Clint venisse a saperlo.

Era già stato troppo disponibile a ospitarmi e volermi considerare sua figlia, e non volevo creargli problemi con i miei incubi sul passato.

Ma, a quanto pare, qualcuno sembrava aver già provveduto.
Quando scesi, infatti, vidi la tavola apparecchiata, Lila e Cooper seduti uno di fronte all'altro che sorridevano e parlavano.

Nate diceva qualcosa a Laura, che stava al lavello con le stoviglie in mano.

Lei si voltò e mi sorrise.
"Buongiorno tesoro. Siediti, è già pronto."

Mi appoggiai allo stipite della porta, e mi guardai in giro in cerca di Clint, strizzando gli occhi ancora assonnata e, sinceramente, un po' preoccupata per quell'incubo che ricorreva quasi ogni notte.

𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐓𝐡𝐞 𝐒𝐮𝐫𝐯𝐢𝐯𝐨𝐫𝐬 (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora