Chapter 11

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Roots, Imagine Dragons.

"Dobbiamo avvisare Nick Fury nella sua nuova sede a Berlino. Domani partono per Londra, noi troviamo una scusa tipo uno zio o qualcosa presso quella città per andare e poi-..."

"Ti fermo prima che tu vada avanti, Peter. Questo non è un problema mio." scandii, alzandomi dal letto per andare a mettere in valigia le ultime cose sparpagliate sulla sedia o sulla mensola nel bagno.

"Cosa?! Quentin Beck è là in giro e chissà cosa vuole fare, dobbiamo fermarlo!"

"No, ti sbagli, devi fermarlo. - rettificai, puntandogli contro il dito - Sono stanca di correre dietro ai tuoi errori, Peter, quando c'è da chiedere consigli non conto nulla ma appena serve sistemare le cose vieni da me? Non ho intenzione di fare lo zerbino, sono stufa. È finita, Peter, non ti aiuterò più."

Il ragazzo mi guardò come se fossi impazzita.
"Grace, non fare così. Dobbiamo collaborare, come abbiamo sempre fatto. Ho sbagliato, lo ammetto! Ma tutti sbagliano."

"Ma non tutti hanno in mano una tecnologia in grado di uccidere un continente intero e la danno al primo che capita. Questo non è sbagliare, questa è codardia, è incapacità di sostenere sulle spalle la responsabilità del proprio mestiere!" lo corressi, chiudendo la valigia con uno scatto nervoso.

"E allora cosa dovrei dire io di te, che hai ceduto la gemma del tempo a Thanos e lo hai praticamente fatto vincere condannando la metà del nostro universo? Non sei stata codarda, in questo caso?" replicò lui.

Sul serio stava paragonando le due circostanze? Erano completamente diverse, e lo sapeva anche lui.
Alzai lo sguardo su di lui e gli spiegai il mio punto di vista.

"No, perché a differenza tua io sarei morta, l'avrei pure ingoiata se necessario, pur di non darla a lui, ma Strange mi ha detto di dargliela e mi sono fidata non di uno qualunque, ma del Sommo Stregone che ha visto quattordici miliardi di futuri diversi di quel conflitto."

"Non lo vedi come ti accomodi le cose? Ti ricordavo più umile e meno arrogante, sai?"

"E io ti ricordavo meno stronzo. - dissi, alzando il capo e voltandomi verso di lui - Sono stanca di te, Peter Parker, se pensi che ti sia devota o qualcosa del genere o che ti aiuti contro Mysterio scordatelo, perché è tutto male che ti sei causato da solo. Siccome hai sbagliato, ora rimedi. Vai dove ti pare, io domani torno a Londra, non ne voglio più sapere. Ora sei pregato di uscire dalla mia stanza." lo invitai, andando ad aprire la porta.

Peter mi guardò inclinando il capo come faceva sempre quando intendeva dire 'okay dai scusami, abbi pietà' e ci piazzava pure gli occhioni dolci che di solito mi facevano sorridere perdonandolo subito per quei bisticci scherzosi.

Ma in quel momento lui non fece quell'espressione, forse perchè sapeva non avrebbe funzionato, e io non mi pentii di nessuna delle mie scelte.

"Allora ci vediamo." concluse uscendo.

"Guarda, anche no." commentai, richiudendo la porta alle sue spalle.

Sbuffai seccata e mi appoggiai all'uscio, cercando di regolarizzare il battito e di reprimere le lacrime che mi stavano per fuoriuscire dagli occhi a causa delle troppe emozioni.
Peter era cambiato, stentavo a riconoscerlo quella sera, ma nonostante fossi convinta che ciò che avevo fatto fosse giusto, mi fece male lasciarlo scappare da me, forse perchè dopotutto lo amavo, nonostante il pericolo, nonostante la gente che ci voleva morta, nonostante litigi, nonostante tutto.

Indossai il pigiama e mi infilai nel letto, fissando il soffitto, poi la finestra dalla quale entrava solo il buio, e infine la porta che dava sul bagno, senza trovare sonno.
Ero infatti ancora sveglia quando arrivò MJ dopo la tombolata, circa un'ora più tardi.

Accese la luce e mi accecò, il che le costò qualche parolaccia.
"Theo mi ha raccontato tutto. - esordì, strappandomi via le coperte e ignorando le mie proteste - Che diavolo è successo tra te e Peter?"

Strizzai gli occhi, quindi mi misi seduta certa che non mi sarei potuta rimettere a dormire o Michelle mi avrebbe uccisa nel sonno dalla voglia di sapere tutto.
Le descrissi ogni cosa dal momento in cui Theo ci aveva mostrato il proiettore, poi della discussione con Peter in strada e di quella conclusasi giusto poco tempo prima lì in camera.

"Perché non ne me ha parlato? Gli avrei evitato dei guai, o almeno ci avrei provato." spiegai, sospirando.

"Sei ancora in tempo a perdonarlo." mi rammentò MJ.

Scossi il capo.
"Non posso sempre fare l'ingenua che si fa mettere i piedi in testa. Peter ha bisogno di capire da solo i suoi errori, anche se questa scelta mi fa male al cuore."

****

Il mattino era giunto.
Riuscii a convincere i miei insegnanti del fatto che a Berlino ci fosse un mio lontano parente che mi avrebbe ospitato, e quindi alla stazione, mentre tutti sarebbero partiti per Londra, io avrei dirottato per la capitale tedesca.

In attesa di lasciare l'albergo, rimasi fermo nella hall mentre il professor Harrington si premurava di passare in tutte le camere controllando che nessuno avesse dimenticato nulla.
Osservai Grace scendere le scale con lo zaino - che a malapena si chiudeva - a spalle, trascinando con sè un borsone. Lo lasciò a terra alla fine della rampa di scale, quindi risalì e prese la valigia. Stavo già per affrettarmi a salire e aiutarla a portarla giù, ma arrivò Theo che prese per un lato il bagaglio e scese con lei, aiutandola poi a depositarlo affianco al borsone.

Sospirai, guardando il sorriso appena accennato che rivolse in segno di ringraziamento al suo amico, prima che lui le dicesse qualcosa e le circondasse le spalle con un braccio, lasciandole poi un bacio sulla guancia.

Nonostante sapessi che lui era il suo migliore amico, non potei fare a meno di storcere il naso quando vidi quella scena, sentendo un po' di gelosia attanagliarmi lo stomaco.
Capii che non dovevo, che non era il caso, dato che con la mia stupidità avevo appena perso Grace, me l'ero lasciata sfuggire quando mi ero ripromesso che mai l'avrei fatta soffrire, - non dopo quanto aveva passato anche a causa del blip nel quale io non ero potuto starle affianco - e invece era proprio ciò che stavo facendo.

Il suo fascino trascurato da delle lievi occhiaie sotto le iridi color smeraldo, l'aria assente mentre MJ le raccontava chissà che cosa e Theo che ancora con un braccio attorno alle sue spalle le illustrava idealmente Londra, poichè colsi le espressioni 'London Eye' e 'Regina Elisabetta' dal suo discorso forse poco sensato: mi piaceva da morire anche così.

"Che hai intenzione di fare, Peter?"

Ned mi si affiancò e notando che non gli risposi subito seguì il mio sguardo, fino a raggiungere Grace.
Sospirò.

"L'hai davvero fatta grossa, zio. - disse, come se non me ne fossi ancora reso conto da solo - Hai perso gli occhiali, e hai perso pure lei. Non è il caso di rimediare, di fare qualcosa con i tuoi spider-sensi?"

"Spero di dare una notizia utile a Fury una volta a Berlino, e che lui riesca a trovare in tempo qualcuno che sistemi per bene Mysterio prima che lui distrugga il pianeta."

"Visto che ci siamo tutti, - capitolò il professor Dell quando Harrington, scendendo le scale, gli fece cenno che non avevamo dimenticato nulla - possiamo avviarci alla stazione."

Una volta giunti lì, io mi staccai dal gruppo e indossai il costume nero donatomi da Fury per mantenere la mia identità segreta.
A quel punto partii, senza salutare Grace, perchè sapevo che se l'avessi fatto mi avrebbe malamente mandato a quel paese.

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Pensavate che la discussione tra Peter e Grace non potesse prendere una piega peggiore di quella che già aveva assunto, invece eccoci qua. Il loro rapporto non è ormai più rose e fiori, potrà mai esserci una tregua o un modo per sistemare le cose? Grace si unirà nuovamente a Peter per combattere Mysterio o lo lascerà davvero solo al proprio destino? Lo scoprirete nei prossimi capitoli, a presto e buone feste!💘

𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐓𝐡𝐞 𝐒𝐮𝐫𝐯𝐢𝐯𝐨𝐫𝐬 (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora