14.

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Ho appena portato la carbonara a Diego e ora sto tornando in sala dagli altri per mangiare. Sono ancora perso nei miei pensieri a causa di ciò che mi ha detto il mio migliore amico e Tancredi pare averlo notato. Sto apparecchiando la tavola e lui segue i miei movimenti con circospezione, cercando di studiarmi.

"Me sei mancato, fra... nun stavamo così in pace da troppo tempo" dice Gian rivolto a Tanc, tirandogli una pacca sulla spalla.

Quasi lo fa volare per quanto è secco e io scoppio a ridere, nonostante prima fossi di cattivo umore.

"Ao così me 'o spezzi!" dico a Gian, tra una risata e l'altra.

"Attento che te fanno a multa pe' eccesso de simpatia" mi punzecchia Tanc, evidentemente infastidito dalla mia battuta.

"Daje, viè qua" gli dico, avvicinandomi per attirarlo a me in un abbraccio.

"Statte ar posto tuo, è il migliore amico mio" mi dice Gian, in tono scherzoso.

Ma io ho già afferrato Tanc per stringerlo in un mezzo abbraccio e scombinargli poi i capelli con la mano libera.

"Basta! E mollame" si lamenta lui, liberandosi dalla mia presa.

È bastato poco per rasserenarmi, due parole con i miei migliori amici.

____

La cena è stata molto tranquilla, abbiamo riso e scherzato come i vecchi tempi. Mi chiedo come sarebbe stata la serata se Diego si fosse unito e a noi e immediatamente mi rabbuio perché ho paura che che le cose non si sistemeranno tanto facilmente.
Sono di nuovo giù di morale, ma i ragazzi stanno giocando alla play e non mi va di disturbarli con le mie preoccupazioni, quindi mi alzo per andare in camera loro e chiamare Cecilia.

"Dove vai?" mi chiede subito Tanc, come se mi stesse tenendo sotto controllo.

"Vado un po' in camera vostra, devo chiamare Cecia" rispondo cercando di risultare il più tranquillo possibile.

Mi salvo soltanto perché entrambi hanno lo sguardo incollato allo schermo. Se avessero guardato anche mezzo secondo i miei occhi ci avrebbe letto dentro tutte le mie paure inespresse. Quelle che preferisco tenere per me.

"Ma nun dovevi fa la live co Giorgina?" mi domanda Gian, alzando la voce per farsi sentire, dato che io sono già in corridoio.

"Domani" rispondo forte, per farmi sentire anche io.

Quando finalmente arrivo in camera loro, prendo il cellulare e mi butto sul letto, ovviamente dal lato di Tancredi. Compongo il numero di Cecilia e dopo poco risponde.

"Proto, Lelo? Che fai? Tutto apposto?" mi domanda subito, come se mi avesse letto nel pensiero.

O forse, dico, forse è che le stai a rompe er cazzo de domenica sera?

"Cecia, che bello sentirti finalmente. Tutto bene, è solo che... c'ho qualche pensiero di troppo che me sta a fa uscì fori de testa. Avevo bisogno di parlare un po' con te. Possiamo?" le spiego, sperando che sia libera e possa concedermi un po' del suo tempo.

"Veramente sto già fuori, però facciamo che mi raggiungi? Ti ma-..." comincia a dire, ma si blocca e non sento nulla per qualche secondo.

"Ao, Cecì, mi senti?" le chiedo, sospettando sia caduta la linea.

"Sì, Le, scusa. Tra quanto puoi essere pronto?" riprende a parlare.

"Dieci minuti" le rispondo.

"Ok, tra dieci minuti passiamo a prenderti" mi dice e stacca la chiamata.

Già sento il cuore più leggero al pensiero che stasera potrò sfogarmi con Cecilia. Lei ha una sensibilità particolare e riesce a dire sempre la cosa giusta. Sembra essere capace di leggere l'anima delle persone semplicemente guardandole.

Play Date | Tankele 🍓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora