22.

1.9K 122 162
                                    

Il viaggio è stato silenzioso e triste, mentre l'aria in macchina era irrespirabile per via della tensione che assorbiva ogni particella di ossigeno presente. Finalmente arriviamo a casa e, non appena entriamo dentro, seguo Tanc fino in camera nostra per parlarci, ma quando entro lo vedo intento a prendere tutte le sue cose per metterle in modo disordinato in un borsone.

No, no. E' tutto un fottutissimo incubo.

"Tanc, ti prego, non è come sembra" gli dico, cercando di bloccargli le mani per impedirgli di continuare a buttare tutto alla rinfusa sul letto.

Lui sembra quasi bruciato dal contatto delle nostre mani e si scansa via guardandomi con aria schifata.

"Nun me toccà, mai più" mi dice, tagliente come non mai, frantumandomi ancora di più il cuore.

"Tancredi, ti prego, ascoltami! Lo stavo aiutando a pulirsi dal vomito" provo a spiegare, alzando la voce per attirare la sua attenzione.

Lui ride... una risata amara e vuota, come se fosse privo di sentimenti, quando sono certo che siano proprio questi a consumare tutta la sua feilcità in questo momento.

"Te stavi a paccà quer coglione mentre io, il tuo cazzo di ragazzo" comincia a dire, alzando sempre di più la voce "ero a prendere da bere con il tuo migliore amico. Me fai pena!" conclude, umiliandomi.

Non posso crederci, non riesco a capacitarmi di come possa essere veramente accaduta una cosa del genere. Ormai le mie guance sono intrise del sale delle mie lacrime e per quanto io possa asciugarle e rimuovere i segni di questo dolore, la mia anima rimarrà sporca... sporca di questa sofferenza.

"Che cazzo te piagni?" ringhia venendomi addosso, facendomi indietreggiare fino a sbattere contro la porta.

Sbatto gli occhi quando sento il rumore sordo dello scatto della serratura e deglutisco nervosamente. I palmi delle mani sono poggiati contro la porta dietro di me, in cerca di qualcosa che possa sorreggere il peso del dolore che mi sta schiacciando.

"Tanche, ragiona. Non ti farei mai una cosa del genere, abbiamo condiviso troppo per mandare tutto a puttane. Stasera dovevamo parlà de come spiegà sta cosa tra di noi ai nostri cari, all'agenzia... non doveva annà così" dico, cercando di sciogliere almeno un po' il ghiaccio in cui ha rinchiuso il cuore.

"Hai preferito fatte er primo che t'è capitato a giro, che cazzo voi ora? No, dimme... che cazzo voi?" mi grida dritto in faccia, mentre ogni parola è una scheggia.

"Io non ho fatto niente, Tancredi. Ti prego, devi credermi. Cazzo, ma perché non capisci? Io e te abbiamo fatto l'amore" dico ormai in un mare di lacrime, mettendo le mani a coppa sul suo viso.

Una sua lacrima mi bagna la mano e quella goccia sembra marchiarmi della pena che gli ho inconsapevolmente inflitto stasera. Non si lascia andare a quel momento di debolezza, odiando farsi vedere senza la sua solita corazza, così chiude gli occhi il tempo necessario per ricomporsi. Quando li riapre vedo solo nero, quel verde che sa di libertà e felicità non c'è più e non brilla più per me.

"Io non lo so cosa sia l'amore e tu nemmeno, quindi è meglio che te levi dar cazzo e me lasci annà" mi risponde, glaciale come non mai.

Si scosta da me, ma io cerco di continuare a trattenerlo, aggrappandomi alle sue spalle mentre si allontana da me. Gli abbraccio la schiena, bagnando completamente la sua maglietta, mentre lui afferra i miei avambracci per cercare di staccarmi da lui. E' una lotta in cui non c'è alcuna forza fisica, siamo stati prosciugati dai nostri sentimenti.

"Ti prego, Tanche, non andare" lo supplico, senza più preoccuparmi di sembrare patetico ai suoi occhi.

Voglio che resti, voglio che mi abbracci stanotte, mentre una mia felpa gli accarezza la pelle impregnandola del mio odore.

Play Date | Tankele 🍓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora