20.

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Fino ad ora sono riuscito a sviare le domande dei ragazzi, riportando l'attenzione sul cibo. Abbiamo finito ciò che restava dei nostri menù e poi abbiamo provato a fare qualche TikTok per far distrarre Tanc, che era nero per non aver potuto vedere il film.

Siamo tutti e quattro seduti sul marciapiedi, quando un'auto accosta a pochi passi da noi.

Eccallà. Speriamo bene...

Scende dalla macchina e si avvicina a noi, mentre io sto solo sperando che Tancredi non faccia nulla di stupido. Neanche riesco a guardarlo, ho paura che possa incenerirmi solo con uno sguardo.

"Ciao Lele, ciao ragazzi..." saluta con la sua solita cordialità Francesco.

"Ragazzi, lui è Francesco. Fra, loro sono Diego, Gianmarco" dico indicandoli, mentre loro si alzano per salutarlo e presentarsi a loro volta. Poi passo alla nota dolente "...e lui è Tancredi, ma vi eravate più o meno già conosciuti" dico riferendomi all'altra sera.

"Sì, mi ricordo. Piacere, Francesco" si presenta, sporgendosi per tendergli la mano.

Mi convinco a guardarlo e lo vedo ancora seduto che mi fulmina con gli occhi, mentre non degna neanche di uno sguardo quel poveretto che si è appena presentato così cordialmente.
Fra, notando questa sua reazione, ritira la mano e si gratta la nuca, visibilmente in imbarazzo.

"Vabbè, daje... 'nnamo a controllà sta macchina, Fra?" gli fa Gian, battendo le mani come per risvegliarci da quel momento assurdo: Francesco fissava le sue scarpe, io guardavo lui con aria mortificata e Tanc guardava me più incazzato che mai.

"Sì, dai... è quella la macchina giusto?" chiede Francesco, per poi allontanarsi verso l'auto con Gian.

Si unisce anche Diego a loro, lanciandomi uno sguardo di intesa. Evidentemente ha capito che deve essere successo qualcosa.

Appena gli altri sono tutti via, vedo Tanc alzarsi ed allontanarsi, svoltando l'angolo.

Cazzo, e mo 'ndo va?!

"Tanche, ao, e fermate..." gli dico, correndo per raggiungerlo.

"Che voi? Torna dall'amico tuo" mi dice, incazzato più che mai, facendomi segno con la mano di andare via.

"Tancredi, per favore, era l'unico che conoscevamo che avrebbe potuto dacce 'na mano a quest'ora" cerco di farlo ragionare, avvicinandomi a lui per provare a tranquillizzarlo.

"O l'unico che t'annava de chiamà" commenta in tono sarcastico, assumendo uno sguardo sempre più gelido, nonostante i suoi occhi mi brucino addosso.

"Ma che stai a di, ce saremo sentiti ar massimo un paio de vorte da quella sera" dico, pentendomi subito di non aver ragionato almeno tre secondi prima di parlare.

Cazzo, cazzo, cazzo.

Lo vedo venirmi incontro fino ad arrivarmi a un palmo dal viso, per poi prendermi per il colletto della felpa e assumere un'aria minacciosa.

"Che stai a di Lele? Ripeti 'n po' quello che hai detto" quasi ringhia, strattonandomi leggermente dal punto in cui mi ha afferrato.

Mi sento soffocare e non per la sua presa, ma per il nodo che mi si è formato alla gola.

"Ao, m'hai sentito? Che cazzo vor di che ve siete sentiti un paio de vorte?" ripete a voce alta, facendomi salire sempre di più l'ansia.

Non riesco a guardarlo negli occhi, non riesco a proferire parola e sono sicuro che fra poco darà di matto.
Mi molla di scatto la felpa, spingendomi all'indietro proprio dal punto in cui mi aveva afferrato prima. Lo vedo camminare lentamente dalla parte opposta alla mia, con le mani ai capelli e in rigoroso silenzio.

Play Date | Tankele 🍓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora