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Ormai erano passati mesi da quando Ade l'aveva trascinata negli Inferi per sposarla,eppure il dio non era ancora riuscito a dirle più di qualche frase di senso compiuto senza arrossire. Questo fu il pensiero di Persefone quella notte insonne, raggomitolata in un angolo del letto matrimoniale che condivideva col marito. Era evidente che,a lui, lei piacesse un sacco,ma non avrebbe mai funzionato. Lei non voleva che funzionasse. Ade era l'uomo che l'aveva rapita,strappata dalla sua casa e dal mondo mortale,in cui regnavano la luce del sole e la speranza. L'aveva strappata dalle braccia di sua madre,Demetra,e questo Persefone non glielo avrebbe mai perdonato. Mai. E lo odiava.Lo odiava con tutta se stessa. Odiava gli inferi,odiava le tetre anime che stavano lì,odiava anche quegli stupidissimi fiori chiamati asfodeli che le ricordavano tanto casa sua,e poi,odiava lui. Il dio degli Inferi. Voltò un pochino la testa verso la sua schiena nuda, osservando il suo respiro lento e regolare. Era un brutto soggetto. Schivo e riservato,odiava la folla e la confusione. Il contrario di lei,insomma. Persefone adorava divertirsi con le ninfe e i satiri,passare le serate a ballare sotto le stelle o sfidare i suoi amici in assurde gare di chi faceva più rumore. Quelli erano bei tempi.....La dea si perse in dolci ricordi degli anni passati,molto molto prima di conoscere quella sottospecie di dio che era Ade. Le vennero in mente tutte le sue cotte ,tutti i suoi amori più intimi e segreti. Le piacevano i ragazzi del mondo mortale,giovani,forti,abbronzati magari....oh dei,non che Ade fosse brutto. Anche se non l'avrebbe mai ammesso,lo trovava quantomeno decente per uno che passa tutto il suo tempo in una caverna orrenda. Era alto,il più alto degli Olimpi,e aveva un fisico da paura,ma non le sarebbe mai piaciuto solo per quello. Odiava il modo in cui la trattava,seppur fosse gentile e accondiscendente, sopportava tutti i suoi sfoghi senza dire una parola. Quando lei lo insultava,lui si limitava ad abbassare dispiaciuto lo sguardo. Quando lei gli lanciava contro,per esempio,un vaso,lui semplicemente lo schivava con estrema facilità,si scusava e se ne andava lentamente. E questa sua insofferenza la mandava in bestia.

Non si può rimanere così impassibili davanti a qualcuno ti da del figlio di buonadonna o prova a colpirti con la cosa più pesante che trova! Non si può! Eppure lui lo faceva. L'avevano messa in guardia,quando era ancora in superficie,dagli scatti d'ira del dio degli Inferi o dal suo carattere esplosivo. Le avevano detto che non si poteva stare tranquilli in sua compagnia. Che aveva ereditato la stessa spropositata rabbia di Crono e tendeva ad infuriarsi per le cose più stupide. Ma con lei non l'aveva mai fatto. Sembrava quasi che non volesse arrabbiarsi con lei. Sentì dei lievissimi gemiti provenire dal dio al suo fianco e alzò gli occhi al cielo. Lo stava facendo di nuovo. A volte,nel cuore della notte, Ade faceva degli incubi,che lo facevano tremare e gemere. E Persefone credeva che a quel punto non fossero solo stupidi sogni,anche se un po'se la godeva a vederlo soffrire così. Almeno avrebbe capito cosa provava lei. L'affannoso respiro del dio si fermò per uno,due secondi. Perfetto,voleva dire che si era svegliato. La dea cominciò a chiedersi se non soffrisse d'insonnia,cosa molto probabile,dato che spesso non dormiva affatto. Un altro nome da scrivere sotto la lista dei suoi tormenti,sia interiori che esteriori. Sentì il dio alzarsi e mettersi qualcosa addosso,uscendo sul balcone che dava sul suo regno. Non aprì gli occhi,per non far saltare la sua posizione di finta addormentata e attese.
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Ade si infilò una felpa e uscì sul balcone. Aveva bisogno di aria fresca,sempre che fresca si potesse dire quella del buco schifoso a cui era stato costretto. Si appoggiò alla ringhiera,sovrappensiero. Crono era venuto a fargli visita un'altra volta nei suoi incubi,mostrandogli ancora e ancora la scena peggiore della sua infanzia. Quell'orribile attimo in cui veniva ingoiato vivo. Pensava di aver superato quella traumatica fase,ormai erano passati due millenni dalla sconfitta del signore dei titani. Eppure ne risentiva ancora gli effetti. Era l'unico dei suoi fratelli a subirne ancora. Pensava che perlomeno con Persefone la cosa sarebbe andata un po' meglio,ma si sbagliava. E poi Persefone. Cosa diamine gli era saltato in mente a rapirla?! La follia del momento,la solitudine che provava negli Inferi....una di quelle due di sicuro. Lui la amava,ma lei sembrava vederlo come il peggiore delle sciagure che potesse capitarle. Non che sbagliasse di molto. Chi mai avrebbe voluto stare con un vecchio tizio coi capelli blu nella più vasta caverna del mondo? Nessuno. E lui sarebbe rimasto per sempre solo. Le lacrime gli pizzicarono gli occhi,ma lui le ricacciò indietro. Era un dio fatto e adulto,non poteva mettersi a piangere come un bambino,sarebbe stato ridicolo! Ma sapeva che ciò che aveva appena dedotto era la verità e lo faceva stare male dentro. Ma anche aver rapito Persefone lo faceva star male. Allora perché l'aveva fatto? Perché si sentiva troppo,troppo solo. Per un intera vita aveva dichiarato di stare bene per conto suo. Che non gli serviva una dolce metà. Stava solo mentendo. Quella era una delle cose che era abituato a fare. Mentire. Aveva mentito anche a se stesso,provando a sfuggire al profondo bisogno di affetto che covava in fondo al suo oscuro cuore. La sua famiglia lo odiava. I mortali lo odiavano. Persefone addirittura lo odiava! L'amore della sua vita lo odiava a morte. Va bene,era stato un errore rapirla,magari sarebbe stato meglio chiederlo,ma aveva temuto un rifiuto. E non sarebbe riuscito ad accettarlo. Si mostrava sempre duro,come una fortezza inespugnabile,solo per nascondere ciò che era veramente. Fragile. La sua anima era un insieme di pezzi frammentati,pronti a saltar via e lasciare il posto a qualcosa di peggiore e più malvagio del dio che già era. Aveva strappato via una giovanissima dea dalla sua bella vita all'insegna del sole e del divertimento,con una crudeltà che gli apparteneva solo nei momenti più scuri della sua vita. Si sentiva un mostro. Anzi,si sentiva come suo padre. Grosse lacrime cominciarono a rigargli le guancie,senza che Ade potesse far nulla per fermarle. Come aveva potuto? Aveva rapito una fanciulla innocente e l'aveva obbligata a sposarlo. Era un uomo spregevole,corroso dal senso di colpa e dall'odio,come aveva potuto compiere una simile azione? Le gocce si raccolsero in una piccola pozzanghera salata ai piedi del dio. Ade abbassò lo sguardo e il suo riflesso gli rivolse un sorriso carico di crudeltà che metteva bene in mostra i canini appuntiti. Però non era proprio il suo riflesso. Era il riflesso del suo vero aspetto. Era il riflesso del figlio di Crono.
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Those blue ice eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora