Ade se ne tornò nel sottosuolo e si chiuse nelle sue stanze,da solo col suo cane e la sua chitarra. Depresso, pizzicava piano le corde, inventando tristi motivi che testimoniavano il suo stato d'animo. Gli venne voglia di piangere,sentendosi solo più che mai. Ma sapeva di aver fatto la cosa giusta. Era cosciente che non avrebbe mai più rivisto il suo unico vero,grande amore e che probabilmente sarebbe stato triste fino alla fine della sua vita,il che voleva dire circa,per sempre. La sua tristezza aveva contagiato anche Cerbero,che se ne stava disteso con le teste in grembo al padrone,le orecchie basse. In realtà,non aveva contagiato solo il cane. Tutti gli Inferi avevano risentito dell'umore del loro re. I titani nel Tartaro non scuotevano più le catene,nei campi Elisi non si sentivano più le risate e gli asfodeli erano tutti quanti cadenti sui loro fini steli,le torture nei campi delle pene più aspre. Il dio se ne stava chiuso in camera sua,anche il suo aspetto non era più quello forte e vigoroso di prima. La luce che aveva sempre acceso le sue iridi era spenta e la sua cresta non era dritta come al solito, ma piuttosto afflosciata,qualche ciuffo blu che ricadeva disordinatamente sugli occhi di Ade. Il suo sguardo era spento e vacuo e i canini appuntiti non risplendevano più alla luce. Nel suo castello risuonavano le tristi note delle sue melodie,portando desolazione e infelicità. Tutti se n'erano resi conto,le torce mandavano bagliori più flebili e le anime in servizio erano grigie e tristi....bé,più del solito. Nessuno osava avvicinarsi alle stanze del dio,preferendo lasciarlo affondare da solo nella sua disperazione. Ade l'avrebbe affogata pure nell'alcol,la disperazione,se non fosse stato astemio. Passò qualche giorno,del dio nel castello non c'era traccia, le sue canzoni depresse si sentivano ancora senza interruzione. A quel punto,un'unica persona capì che Ade non poteva rimanere depresso a vita e doveva per forza uscire dal buco in cui si era chiuso(camera sua),volente o nolente. E quella persona,era l'unica altra dea che viveva negli Inferi, di sua spontanea volontà,stavolta. Ecate,dea della magia,in pratica la segretaria del re degli Inferi. Quella mattina la dea si diresse a passo spedito verso le stanze del dio, decisa a tirarlo fuori a tutti i costi. La porta di ebano era chiusa a chiave,così lei cominciò a bussare, dapprima piano,poi sempre più forte, finché Ade non le aprì di controvoglia. Il dio la guardò dall'alto,la chitarra elettirica stretta in pugno:"Che c'è?"domandò inespressivo. Ecate notò con stupore che la sua voce era cambiata. Non di molto,ma era cambiata. Si era fatta più cupa e virile e il suo tono era grave. La dea pensò che fosse per la depressione:"Sire, quando è troppo è troppo,deve uscire di qui-"
:"Ecate,tu sei mai stata innamorata?"chiese il dio inaspettatamente.
:"N-no,perché-"
:"Allora non sai cosa si prova". Ade fece per tornarsene dentro ma Ecate lo prese per un polso:"Deve lasciarla andare,o non lo supererà mai"disse lei.
Il dio si rivoltò,l'espressione più dura a capire di chi si stava parlando:"L'ho già lasciata andare, l'hai più vista qui in giro?"replicò acido.
:"Intendevo col cuore"
:"Come credi che io possa dimenticarla?!"ringhiò il dio con gli occhi pieni di lacrime. Il solo parlare di Persefone gli faceva salire il pianto e lo faceva stare ancora peggio. In cuor suo sapeva che non sarebbe mai riuscito a superare quella situazione. Ora che Persefone non era più nella sua vita, il mondo gli si presentava grigio e le sue centinaia di relazioni passate apparivano stupide e insensate. Solo una persona avrebbe potuto farlo stare meglio e quella persona stava meglio senza di lui.
:"Sa che è ha fatto bene a fare quel che ha fatto"continuò Ecate:" Magari adesso lei ha ricominciato ed è felice-"
:"Fa già male così,non serve che calchi la mano!"
:"Signore...."
:"Ecate,non lo supererò mai. Può essere che lei mi odierà per l'eternità,ma io non potrò mai smettere di amarla ne smettere di stare male per lei". La dea si rese conto che non avrebbe mai funzionato quella tecnica. Non poteva ragionare con un cuore spezzato con le cattive. E poi cominciava a sentirsi in colpa per aver fatto soffrire ancora di più Ade. Il dio stava davvero malissimo e lei stava rigirando il coltello nella piaga. Forse doveva confortarlo prima di riuscire a parlargli civilmente,senza che lui fosse accecato dal dolore. Ecate lo strinse a se. Ade rispose quasi subito,stringendola forte e sollevandola da terra. Aveva compiuto una buona azione,ma adesso stava peggio di prima di averla compiuta. Gli faceva male l'idea il suo più grande amore fosse più felice senza di lui, ma lo sollevava allo stesso tempo sapere che Persefone era contenta. Ade era confuso e si era lasciato andare alla tristezza, arrendendosi al Fato. Ci sarebbero voluti secoli a ricominciare ad amare qualcun'altro che non fosse la dea della primavera, forse millenni,ma ci avrebbe provato.
Ed era grato che qualcuno avesse provato a confortarlo.
Dal canto suo,Ecate,non credo si fosse mai sentita più imbarazzata in vita sua. Avere il proprio capo che la stringeva come se non ci fosse un domani in un abbraccio andava ben oltre le sue mansioni di segretaria.
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Ormai era passata la terza sera dal primo giorno di primavera e Demetra cominciava a essere un filino preoccupata per la figlia. Era il primo anno dopo che quell'idiota di suo fratello l'aveva sposata e la dea della natura non vedeva l'ora di rincuorare sua figlia dopo gli Inferi, magari anche portandola a raccogliere i fiori come piaceva tanto a lei. Però non era ancora tornata. Forse doveva andare a prenderla direttamente a casa di Ade,anche se Demetra odiava con tutta se stessa gli Inferi. Ma per Cora avrebbe fatto di tutto. Così,si decise. Quella stessa mattina sparì da casa sua in una spirale di fiori e foglie,per ricomparire sulla soglia del castello di Ade. Bussò forte,sperando di attirare l'attenzione di qualcuno, possibilmente di sua figlia in persona. Invece,ad aprire,fu il dio degli Inferi. Era ancora in pigiama,come se si fosse appena svegliato,anche se la cosa era del tutto illogica dato che tutti sapevano che era un tipo molto mattiniero. Il suo dannatissimo cane a tre teste apparve dal nulla,facendosi accarezzare dal padrone. Il dobermann strinse gli occhi in direzione di Demetra,ma si astenne dall'abbaiare e ringhiare come un indemoniato per non dare una preoccupazione in più ad Ade. Cerbero si sedette senza mai staccare le sei iridi diverse dalla dea. Il dio degli Inferi sorrise un po', appoggiandosi allo stipite della porta:"Demetra,cosa ti porta qui sotto?"chiese rilassato.
:"Sono qui per Cora, la stai ancora trattenendo,non è vero?!"ringhiò Demetra aggredendo subito il fratello. Ade aggrottò le sopracciglia scure,confuso:"Non te l'ha detto?"
:"Cosa avrebbe dovuto dirmi?"
:"Non siamo più sposati"
:"CHE COSA?!"
Il dio alzò timidamente la mano sinistra:"Sono di nuovo scapolo. Cosa c'è da capire?"
:"È stato Zeus a ordinartelo,giusto?! Ah! Sapevo che-"
:"No. Non è stato lui. È stata una mia scelta. Non era giusto e me ne sono reso conto solo adesso. E comunque l'ho lasciata andare già cinque giorni fa credevo fosse tornata al settimo cielo a casa da te"
:"No!"
:"Bé,allora sarà da qualche parte a divertirsi e a imprecare contro di me. Non è un mio problema-"
:"Come non è un tuo problema!? Non eri tu quello che la amava alla follia?!"
:"Sì e lo sono tuttora,ma ho promesso di uscire da la sua vita e così farò. Trovala da sola,non credo che vorrà vedere il mio brutto muso ora che è libera"
:"Chi mai vorrebbe...."
Ade le lanciò un'occhiataccia:" Comunque,starà bene,si sarà trovata un posto carino e sarà felice con qualche suo amico,lasciala stare è grande ormai-"
:"È la mia bambina!"
:"Demetra è una dea adulta"
:"Senti,questa conversazione sta diventando inutile,dov'è-mia-figlia?!"
:"Non lo so"
:"Come non lo sai!?"
:"Non mi metto a stalkerarla! Come posso saperlo?!"
:"Come puoi non saperlo?!"
:"Senti,vai a chiedere al signor Braghe di Tuono dov'è,io non vedo tutto e tutti nell'universo"
:"Oh,almeno quell'unico neurone che hai in testa ha ripreso a funzionare"
:"Va bene,non andiamo da nessuna parte così,vai a cercare Persef-"
:"CORA!"
:"Si,si,Cora,la forza dell'abitudine, come dicevo,vai a cercare tua figlia da sola,io non la farò soffrire di nuovo. E grazie di avermi tirato giù dal letto". Il dio fece per tornare dentro,ma Demetra lo afferrò per un polso:"Tu adesso mi aiuti a trovarla..."
Ade si rivoltò:"Cerbero..."
Il cane triplicò la sua stazza e si mise a denti scoperti davanti alla sorella del dio degli Inferi. Cerbero la costrinse a indietreggiare, mantenendola lontana dal suo padrone. Demetra fece qualche passo indietro:"Ade-"
:"Non ho la minima intenzione di richiamarlo. Non ti aiuterò a ritrovare Cora. La amo,ma lei sta meglio senza di me,non voglio forzarla con la mia presenza. Vattene,Demetra,o il mio cane non avrà pietà"replicò Ade,osservando il suo cane far scattare le fauci grondanti di saliva vicino al viso della dea. A quel punto,Demetra non sapeva cosa fare. Non poteva sfidare suo fratello dato che era indubbiamente più potente di lei e non poteva trovare Cora da sola, almeno poteva costringere quel cavolo di dobermann gigante a cambiare forma. La dea mosse una mano e Cerbero diventò un piccolo e innocuo chiuaua,che cadde tra le braccia di Ade senza mai smettere di abbaiare. Il dio la guardò male:" Va bene. Puoi rimpicciolire il mio cane fino a farlo diventare poco più grande di una pantegana, ma non puoi forzarmi ad accompagnarti. Ci vediamo". Stavolta Demetra non ebbe il tempo di reagire. Ade le chiuse la porta in faccia con un tonfo.
:"BRUTTA SOTTOSPECIE DI UN DEFICIENTE DIVINO,APRI SUBITO!!"ruggì la dea. Nessuna risposta. Aspetto qualche secondo ancora,ma non ci fu nessun segno di vita dall'interno del palazzo. Demetra era furente con Ade,ma aveva bisogno del suo aiuto per trovare la figlia. Quale altro dio avrebbe potuto vederla?
.......come ho fatto a non pensarci prima?! Ermes!! pensò la dea. Sparì di nuovo e stavolta apparve davanti a un'altra porta. Questa volta era la casa del dio dei ladri. Bussò e attese qualche secondo. Ci fu un po'di rumore di passi dentro, qualcuno che imprecava e un frullo di ali,poi la porta venne aperta. Ermes sorrise:"Ciao zia,cosa ti porta qui-". Demetra entrò come una furia nell'appartamento. Aveva visto qualcuno che le interessava particolarmente.
:"Demetra! Questa è casa mia!"esclamò il dio da dietro. La dea prese il viso di sua figlia tra le mani,preoccupata:"Cora! Dove sei stata figlia mia?!". La strinse forte a se,soffocandola in un abbraccio:"Mamma..."borbottó la dea della primavera.
:"Ero così in ansia! Dove sei stata!? È stato Ade,vero? Quel bastar-"
:"Per favore non insultarlo"
:"C-COME?!"
:"Non lo insultare"
:"Come non lo insultare?! Ricordi chi ti ha fatto soffrire così tanto nell'ultimo anno?"
:"Si,ma anch'io ho fatto soffrire lui"
:"Cosa?!No,questo è impossibile, non c'è nulla che tu possa fare per ferire un dio così freddo e crudele".
:"E invece si. E non è "freddo e crudele" come dici tu"
:"Cora, lo stai difendendo?"
Persefone annuì.
:"Cora....ma cosa ti è successo?"
:"Sono cresciuta. Non sono più una bambina e credo di poter fare certe scelte da me. Ho quasi un secolo!".
:"Ti rendi conto che Ade ha duemila anni?"
:"Adesso lui non c'entra,e per favore cerca di non aggredirlo così in mia presenza. So che vi odiate,ma non è un buon motivo per diffamarlo in questo modo"
:"Stai ancora parlando di Ade,giusto?"
:"MAMMA!"
:"Che c'è? Faccio solo fatica a credere che tu stia difendendo lo stesso uomo che quattro mesi fa ti ha imprigionata sottoterra"
:"Bé è così. E continuerò a farlo"
:"Va bene,va bene...torniamo a casa e dopo ne riparliamo lì-"
:"No"
:"Scusa?"
:"Non me la sento di tornare dopo quel che è successo...ho bisogno di staccare un po' e riflettere....ho bisogno di cambiare aria..."
:"In che senso cambiare aria?"
:"Sei sorda o cosa?"domandò una voce maschile. Thanatos uscì dall'ombra,facendo sussultare Demetra:"Ci stavi ascoltando?" chiese la dea.
:"Può essere"rispose lui:"Comunque,se ha bisogno di cambiare aria ha bisogno di cambiare aria,non puoi fermarla"
:"Scusa,ma è mia figlia rispondo io per lei-"
:"Da quando ha diciott'anni risponde lei per lei stessa. Infatti ora ti chiedo,Persefone-"
:"CORA!"
:"No,credo che lo terrò"disse la dea della primavera:"Cosa mi vuoi chiedere Thanatos?"
:"Vuoi stare un po' da noi finché non ti sarai schiarita le idee?"
:"Ermes è d'accordo?"
Il messaggero alzò un pollice in segno di approvo.
:"Aspetta,aspetta,aspetta!"ringhiò Demetra:"Io non sono d'accordo!"
:"Infatti non lo stavo chiedendo a te"continuò la morte:"Persefone è maggiorenne. Allora,Persefone sei d'accordo?".
La dea annuì convinta.
Demetra era esterrefatta:"Stammi bene a sentire giovanotto,io non mi farò portare via mia figlia di nuovo per colpa del primo dio che passa, adesso la riporterò a casa con me e tu non puoi fare nulla per fermarmi" sibilò la dea avvicinandosi a Thanatos e posandogli un dito sul petto. Il dio le spostò il dito, annoiato:"Eh,sì...stammi invece a sentire tu Demetra"fece aprendo le immense ali. La luce della finestre si oscurò,facendo cadere la stanza nell'ombra:"Persefone non è una bambina. Tu non puoi controllarla. Sai che ho un grande potere e posso chiamare Ade. Quindi tu osa solo contraddirla o costringerla a fare qualcosa e io chiamerò il re degli Inferi e sai che a lui sta a cuore Persefone più di ogni altra cosa. E te la vedrai pure con me. Ora va,prima che mi decida a far risorgere un esercito dei morti per cacciarti dalla mia casa"minacciò freddo il figlio di Nix. La dea della natura venne attraversata sa un tremolio ma mantenne un cipiglio deciso:"Ti sei appena fatta un nemico potente,Thanatos dio della morte,sappi solo questo-"
:"Vattene..."sibilò ancora il dio. I suoi occhi bianchi luiccicarono come perle,mostrando la sua natura distruttiva. Demetra sparì e Thanatos richiuse le ali,lisciandosi le piume arruffate:"Uff...a posto. Sarò felice di vivere con te Persefone,anche se credo che a uno di noi toccherà dormire sul divano..."
:"O-oh non preoccuparti"fece la dea della primavera ancora sconcertata dalla recente scena.
Thantos sparì in un'altra stanza, di nuovo calmo e distaccato. Persefone si voltò verso Ermes:"Fa spesso così?"
:"No....però una volta mi ha quasi fatto fuori perché ho usato la sua falce per grattarmi la schiena...."
:"Ah..."
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Those blue ice eyes
FantasyL'ennesima rielaborazione del mito di Ade e Persefone,ma rigirata per aspetti che nessuno ha mai esplorato. Dimenticatevi il dio degli inferi scuro e cupo,in questo libro imparerete a conoscere un dio dalla cresta blu moderno e moralmente fragile ch...