Ade aprì gli occhi con un sussulto. Si guardò intorno e gli ci volle qualche secondo per mettere a fuoco,mezzo addormentato qual era. Sbadigliò,ricordando a parti. La sera prima era scappato nella biblioteca e aveva dormito lì per... perché? Ah,perché aveva pianto davanti a Persefone! Ok,forse questo sarebbe stato meglio non ricordarlo. Si passò sconfortato una mano sul viso. Con quale coraggio si sarebbe fatto vedere dalla moglie quel giorno? Il dio valutò l'opportunità di chiudersi nel suo studio e non farsi più vedere,ma Ecate almeno sarebbe stata più che capace di trovarlo e costringerlo a uscire. E se si fosse rifugiato nel Tartaro? No,questo era fuori discussione. Certo,era un bel posto in cui nascondersi,ma non voleva confrontarsi di nuovo coi suoi cari zietti titanici e i pezzetti del suo caro papino. Era senza speranze. Tanto doveva uscire per forza,quel giorno Ermes doveva portargli un messaggio di Zeus,non poteva mancarlo o il re del cielo avrebbe provato a fulminarlo. Però davanti a Persefone sarebbe arrossito come un peperone. Poco male,tanto lo faceva sempre,senza alcun controllo. Non poteva farci niente se era letteralmente cotto di quella fantastica dea. Al cuor non si comanda. Era così che dicevano i mortali? Credeva di sì. Diede un'ultima carezza al suo cane,ancora sulla sua pancia,prima di farlo bruscamente sloggiare:"Vai a masticare qualche anima nei Campi delle Pene,pigrone!!".
¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤ Cerbero saltò a terra con un sonoro sbuffo. Ormai era abituato agli scatti d'ira del suo padrone. Zampettò via,seguendo il consiglio di Ade,quella mattina aveva proprio voglia di peccatori per colazione. Camminò rilassato per i corridoi,lì tutti lo rispettavano almeno quanto il re degli Inferi e sua moglie. Quasi gli dispiaceva per quella povera anima. Ade era stato un po'brutale a trascinarla laggiù,doveva ammetterlo,ma poi si era pentito,sperava solo che Cora avrebbe visto quel lato migliore del suo padroncino,prima o poi.
Ma aveva dei buoni presentimenti su quella relazione,anche se poteva sempre sbagliarsi,dopotutto era solo un cane a tre teste,che cambiava razza e stazza e che aveva un ruolo di rilievo nella protezione degli Inferi,cosa poteva saperne lui? Comunque era dispiaciuto per Ade,non lo aveva mai visto così depresso come in quel periodo,anche se avrebbe dovuto essere più felice. Non riusciva a vederlo sorridere nemmeno una volta, tanto si sentiva in colpa per aver rapito Persefone. Eppure era così carino quando sorrideva. Avrebbe fatto colpo sulla dea,se non fosse stato che il suo umore era finito sotto le suole delle sue converse nere. Si chiedeva come facesse a essere così goffo e impacciato,quando era con Persefone. Cerbero l'aveva visto tantissime volte flirtare con le donne e sedurle dopo meno di una serata di avance. Quella abilità era proprio sua. Zeus e Poseidone non ne erano capaci. Ma come faceva il dio degli Inferi a farsi mettere i piedi in testa da una dea come le altre? O forse non era come le altre. Aveva assistito ai suoi sfoghi e almeno un po'si era spaventato,tanta era la violenza con cui scagliava oggetti contro il dio. O come gli urlava dietro. A volte Cerbero avrebbe tanto voluto darle una lezione e mostrarle quanto erano affilati i suoi denti,ma Ade non glielo avrebbe mai perdonato. E lo avrebbe abbandonato di nuovo. Non voleva vivere i momenti della sua infanzia di nuovo. Quando era ancora un cucciolo,vagava a caso per gli Inferi,preso di mira dai mostri più grossi,almeno finché Ade non l'aveva trovato e tenuto con se. Da quel giorno avevano uno strettissimo legame,dato che era l'unico a tenergli compagnia prima di Cora,che lo odiava a morte.
Si rese conto solo allora che aveva incrociato qualcuno. Qualcuno di estremamente importante. Persefone. Tirò fuori tutte e tre le lingue e le saltellò giocosamente intorno. La dea si ritirò un po',spaventata. Ma perché era spaventata? Lui non voleva farle niente. Sentì dei passi alle sue spalle e qualcuno lo afferrò per uno dei collari:"Giù!"intimò una voce conosciuta. Cerbero si sedette con fare docile e voltò i musi verso Ade con un'espressione interrogativa. Il dio lo guardò male per un secondo poi guardò la dea,arrossendo come un peperone:"S-Scusalo....a volte esagera un pochino...". Ecco qua. Per gli dei,perché era così imbarazzato?! L'aveva "salvata",se così si può dire,da un affettuoso attacco da un cane a tre teste e arrossiva per rivolgerle la parola?! A volte Cerbero proprio non capiva il suo padrone. Ade lo trascinò via di cattivo umore:"Non aspettavi altro vero? Dannato cane,oggi il mio unico obbiettivo era evitarla e tu vai a farle le feste?! Cacchio Cerbero,sai che la spaventi!"lo spinse fuori dal portone:"E non osare farti più vedere fino a stasera!"ringhiò rientrando. Santo cielo,se solo avesse potuto parlare....
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La dea vide Ade allontanarsi con il suo cane e riprese la sua strada. Perché si era spaventata così tanto? Dopotutto Cerbero voleva solo giocare. Accidenti,per quale dannatissimo motivo si era fatta prendere dal panico?! Era dovuto addirittura intervenire Ade. E sembrava molto imbarazzato. Ci credeva,dopo che lei l'aveva beccato a piangere,pensava che come minimo non avrebbe fatto più vedere il suo brutto muso per un pezzo e lei avrebbe avuto il tempo di escogitare qualche altro modo per farlo sentire peggio con se stesso. Un piccolo e malvagio sorriso le comparve in volto al pensiero di far soffrire il dio che aveva osato incastararla nel buco orrendo che erano gli Inferi. Aspetta un secondo,ma a cosa stava pensando?! Cosa stava diventando?! Come le veniva in mente di poter far soffrire qualcuno,per quanto spregevole potesse essere?! Dov'era finita la Cora che non poteva vedere soffrire un insetto,figurarsi una persona! Il sorrisetto le morì sulle labbra. Gli Inferi la stavano cambiando in peggio. Ma non poteva farci niente. Sua madre si era messa il cuore in pace e suo padre era addirittura complice di Ade,se non l'ideatore di quell'azione orribile! E allora doveva solo aspettare che quei stupidissimi quattro mesi passassero per tornare nel mondo mortale.Vagò nel castello senza una meta precisa,persa nei suoi pensieri,quando il suo stomaco brontolò. Accidenti. Ormai era giorni che non toccava cibo. La melagrana l'aveva già mangiata,ma quello era stato un momento di debolezza e si era decisa a non cedere mai più. Okay,era tecnicamente impossibile che morisse di fame,ma sentiva comunque i morsi del suo stomaco,alla disperata richiesta di qualcosa da mandare giù. Qualsiasi cosa. E quattro mesi senza mangiare nulla son tanti,anche per un immortale. Ade soffriva a vederla così e la invitava dolcemente a prendere qualcosa,ma con scarsi risultati. Anzi non scarsi,zero. Decise di resistere,anche se questo le provocava spesso dolorose fitte allo stomaco. Era un segno di protesta e lei voleva portarlo avanti. E poi il cibo degli Inferi faceva schifo. Ripensò alle calde pietanze della sua casa e un'altra stilettata le attraversò la pancia. Dannazione. Strinse i denti e ricominciò a camminare alla ceca. Non stava nemmeno guardando dove stava mettendo i piedi,semplicemente svoltava a caso,perdendosi in quel dedalo di corridoi e porte. Finché non andò a sbattere contro qualcuno. Fece qualche passo indietro infastidita. Il tipo scrollò un paio di ali più scure delle notte e si voltò,guardando truce la dea.
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Those blue ice eyes
FantasyL'ennesima rielaborazione del mito di Ade e Persefone,ma rigirata per aspetti che nessuno ha mai esplorato. Dimenticatevi il dio degli inferi scuro e cupo,in questo libro imparerete a conoscere un dio dalla cresta blu moderno e moralmente fragile ch...