CAPITOLO 11 - Sei tornata

8 1 0
                                    

Neanche l'estate del terzo anno andai da qualche parte, ero troppo impegnata a recuperare delle materie che, per via degli eventi accaduti, avevo lasciato deteriorare e pensare che ero quasi una studentessa modello. Quello era il mio ultimo anno di liceo.

Ero seduta sulla riva di un fiume nel bel mezzo dei boschi, mi era sempre piaciuto quel posto, poco abitato, sempre calmo e un bellissimo paesaggio. Per la prima volta in molto tempo avevo la mente libera da qualsiasi pensiero oscuro ed ero completamente rilassata che quasi potevo addormentarmi; era tutto così bello, non c'era più niente che poteva farmi del male, niente che mi avrebbe separato da tutto quello che avevo caro in quel paesino sperduto tra i boschi, mi ricordai di cosa mi aveva detto l'alfa qualche sera fa:

"-Una famiglia di Yuka si è trasferita non molto lontano da qui, ho sentito che in quella famiglia c'è anche un licantropo orami adulto e quindi non obbligato ad entrare in un branco di licantropi. Purtroppo non avuto il tempo di venire in contatto con la famiglia in questione, visti i preparativi per "Là breithe Delais"-".

"Là breithe Delais" significa "Il compleanno di Delais", è una festa dove festeggiamo il nostro creatore, tutti gli Yuka devono partecipare. Questa festa viene celebrata in un mondo parallelo al nostro a cui tutti hanno accesso (Paradise buì), e sempre nello stesso posto, alla corte degli alfa supremi, che sono praticamente degli alfa che hanno controllo su tutti gli altri branchi, ce n'è uno per ogni specie di Yuka esistente. Praticamente in questa festa si viene in contatto col mondo degli spiriti o dovrei dire, dei morti. Si festeggia ogni dieci anni e per via di questo fattore, io ci ero stata solo una volta a sette anni, quindi mi ricordavo poco o niente di quella volta.

Chiusa questa parentesi possiamo andare avanti con la storia. Stavo pensando a quell'informazione così intensamente, forse ero così vicina, in ogni caso, c'era una buona possibilità che avrei rivisto mia sorella alla festa però non volevo rischiare che lei fosse dall'altra parte del mondo e che non ci saremmo viste per anni; stavo sperando che, camminando per il bosco, averi rivisto quel bellissimo manto nero come la notte, e quegli occhi viola che avrei riconosciuto tra altri mille uguali.

Mi sdraiai sull'erba e iniziai a canticchiare la ninnananna di nostra madre nella mia madre lingua, fino ad arrivare a cantarla completamente. Mentre stavo cantando sentii un'altra voce unirsi a me, cantava totalmente intonata e non sbagliava una parola. Mi fermai e guardai verso il punto da cui veniva la voce.

C'era una ragazza, la sua pelle era chiara, aveva molti tratti che erano simili ai miei e i suoi capelli erano corvini che le arrivavano fino a metà schiena ma soprattutto, aveva gli occhi viola. Quando finì di cantare mi guardò con il suo solito sorriso, io mi alzai e la guardai con gli occhi sgranati. "-Jessy? -" chiesi, lei annuì lentamente e sentii i miei occhi riempirsi di lacrime. Corsi ad abbracciarla, non volevo crederci, la mia sorellona, l'unico legame che era rimasto tra me e la mia famiglia, l'unica persona che mi conosceva in tutte le mie forme e dimensioni, la mia principale ragione di vita era tornata. Lei ricambiò l'abbraccio e iniziò a piangere, anche lei era felice di avermi rincontrato, quando ci calmammo entrambe le chiesi cosa avesse fatto durante tutti questi anni, rispose che era stata solo qualche settimana in una famiglia affidataria prima di essere adottata dalla famiglia Smith che era composta da due genitori e una bambina di sette anni, il padre era un centauro mentre la madre era un grifone quindi la figlia era una sorta di ibrido; a differenza mia visse in Inghilterra fino alla fine della terza media ma loro si erano trasferiti per essere più vicini a dei parenti, lei durante il liceo si era fatta molti amici ma soprattutto due in particolare, Helen Hills, un angelo caduto e Genice (la pronuncia corretta sarebbe Zenice ma essendo un vampiro era normale che avesse un nome così "aristocratico", infatti si firmava come Zenice Lewis).

Mentre stava parlando una ragazza spuntò dai cespugli e rimasi stupita dalla sua bellezza che era quella di una dea greca, i suoi capelli erano come oro fuso che le cadeva delicatamente sulle spalle, i suoi occhi erano turchese chiaro, il suo corpo era curvo, risaltato dai vestiti neri e aderenti che portava, il suo viso non sembrava nemmeno quello di un'adolescente! La sua pelle così pallida e perfetta, nessun brufolo o punto nero a macchiare il suo viso. Rimasi a fissarla con la bocca semiaperta mentre Jessica andava a parlarci, sentii le farfalle nello stomaco mentre lei si avvicinava a me, era strano.

Alternative LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora