8- Occhi

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Il pugno sbatté contro la porta di quercia avvertendo la persona all'interno della stanza che autorizzò il professore ad entrare.

New si avvicinò al preside seduto dietro la sua scrivania e si sistemò su una delle due poltrone poste davanti a lui. L'uomo non lo aveva guardato, troppo impegnato a scrivere qualcosa su un piccolo taccuino di pelle rossa che si portava sempre dietro. La penna si muoveva velocemente nella sua mano piena di rughe seguendo la scia di parole che ne fuoriuscivano.

«Come sta andando con i due?» La sua voce calma e monotona quasi rimbombò per via del silenzio che si era creato.

Il professore deglutì. «Non hanno scoperto nulla, ma suppongo abbiano il libro.»

«Supponi?» Il preside alzò un sopracciglio e guardò l'uomo che aveva davanti con un cipiglio in viso.

New deglutì. «Non è più in biblioteca e le uniche persone che possono averlo, sono loro.» La sedia strusciò a terra, l'uomo di fronte a lui si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro.

Il professore lo guardò mentre pensava. I pochi capelli ricci stavano diventando bianchi con l'età e la pancia, che stava crescendo leggermente, si notava ormai dagli eleganti vestiti che portava. A volte si grattava il mento privo di barba, sapeva che era un'abitudine che aveva. Era stato il suo professore prima di diventare preside e l'aveva guardato cambiare, giorno dopo giorno.

«D'accordo. L'importante è che non riescano ad aprirlo.» Alla fine disse affondando le unghie nello schienale della sua sedia. 

«Signore, non capisco perché non possiamo dirglielo. Sono grandi ormai, soprattutto-»

«No! Non dovranno sapere niente. Ho fatto un giuramento ai suoi genitori e non lo infrangerò.» Il preside lo fissò arrabbiato. New con un cenno del capo annuì e non disse più nulla. «Saranno una tua responsabilità d'ora in poi. Fa quello che devi.» Con queste parole, il preside lo congedò.

Il professore si chiuse alle spalle la porta e lasciò andare il respiro che aveva trattenuto. Si passò una mano fra i capelli, ancora in dubbio su quello che stava succedendo.

Sperava che quel momento non arrivasse mai. Quando era stato avvertito dell'intera faccenda, all'inizio si era tirato indietro, ma poi si era convinto che fosse la cosa giusta da fare. Quei due ragazzi non avevano bisogno di preoccupazioni inutili, si era detto. Però poi lui era andato a parlargli di una strana sensazione e le cose erano precipitate, aveva avvertito chi era di dovere e aveva fatto quello che gli era stato detto di fare.

Ora aveva un altro lavoro da svolgere. Per fortuna era un vampiro.

***

«Qualunque cosa sia, non devi più tornare lì. È pericoloso.»

Win sapeva di aver fatto un errore. Dal momento esatto in cui quelle parole erano state pronunciate non era più riuscito a scordarle. Si era sbagliato. Non avrebbe dovuto parlarne con Bright, era stato uno stupido a pensare che poteva lasciarsi andare per un solo istante.

Non gli interessava perché avesse pronunciato quelle parole, voleva solo dimenticare. Dimenticare tutto quello che era successo due mesi a quella parte e poco prima. Eppure non ci riusciva.

Ripensava a tutto, a come, nonostante ci provasse, si ritrovava il lupo sempre fra i piedi, a fargli domande e a bloccargli la strada per le risposte.

Cercò di chiudere gli occhi e di addormentarsi. Il buio lo circondava mentre sprofondava nel morbido cuscino. Saint nel suo letto dormiva già profondamente, riusciva quasi a sentire il suo respiro, l'aria che entrava ed usciva dalle sue narici, poi vide una luce, una leggera sfumatura di bianco che illuminava il nero che aveva circondato i suoi occhi dietro le palpebre abbassate.

YOU WILL FIND ME HERE-BrightWin-[IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora