14- La gita

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Il negozio si riempì velocemente non appena arrivarono.

Gli studenti si guardavano intorno indecisi su cosa comprare. Win, con le mani nelle tasche, sbuffava dalla noia. Lui non era tipo da shopping, non gli piaceva andare in giro a spendere soldi, soprattutto se inutilmente. Saint sembrava così elettrizzato all'idea di farsi un giro per tutto il paese che, sinceramente, non gli andava di smorzare la sua allegria, perciò lo seguiva come un cagnolino e stava in silenzio per non disturbarlo.

Erano tre mesi che non uscivano da scuola quindi in un certo senso, capiva tutta quella foga. Le streghe, i lupi e i vampiri si erano già divisi, ognuno era andato per la sua strada. I passanti li guardavano gironzolare per i negozi senza ormai stupirsi, visto che erano anni che andavano in quel paese.

Win conosceva, addirittura, qualche anziano che abitava nelle zone vicine. Erano dolci e carini con lui, ci parlava spesso da quando era un bambino. Lo avevano visto crescere e diventare un uomo. Loro gli facevano tante domande, da come gli andava la scuola, a come stavano i suoi genitori e lui rispondeva tranquillamente, stando attento a quello che diceva e rilassandosi sotto le verande dove si appostavano con le loro seggiole.

«Win, quale delle due prendo? Qual è la più bella?» Saint si girò verso di lui mostrandogli due camice con una stampa hawaiana. 

La strega le guardò annoiato e aggrottò le sopracciglia. «Sono uguali…» borbottò alzando le spalle.

«Non sono uguali. Guarda, questa ha le foglie rosse e verdi. Quest'altra invece ha dei fenicotteri rosa.» Gli spiegò, alzando prima una e poi l'altra.

Win si morse il labbro. «Ah, quelli sono fenicotteri?» si grattò il mento. Saint alzò le sopracciglia incitandolo a scegliere. «Mi spieghi perché compri delle camicie a maniche corte quando sta arrivando l'inverno?» Rispose cambiando argomento.

«L'inverno non esiste in Tailandia Win, dai scegli!!» Scosse la roba che aveva in mano davanti ai suoi occhi, quando la strega lì alzò al cielo.

«Quella con le foglie allora.» Gli disse indicandola.

Saint sospirò. «So che non vuoi stare qui, ma non puoi mostrare un po' di entusiasmo?»

«Lo sai che odio queste cose. Solo perché Zee se n'è andato a bere qualcosa con i ragazzi, non significa che devo farti da schiavo.» Si lamentò, allora.

Saint rise sentendolo parlare sottovoce. «D'accordo, allora perché non vai al negozio di antiquariato alla fine della strada? Quello ti piace tanto, no? Ci vediamo dopo al pub.» Non finì nemmeno di parlare, perché Win sbatté la porta dietro di sé, allontanandosi a passi veloci.

Faceva caldo ma questo non impediva alle persone di farsi una camminata o di girare per il paese come loro, quel sabato. Nessuno prestò attenzione alla strega, finché non si avvicinò al negozio di antiquariato che era stato costruito quando aveva 17 anni. Da allora, ogni volta che ne aveva la possibilità, ci entrava. Nonostante ciò, non aveva mai capito perché le persone lo fissavano così insistentemente, quando succedeva.

Era come se fosse maledetto e nessuno si azzardava ad entrarci… beh, nessuno tranne lui.

Quando aprì la porta, la solita campanella che gli dava il benvenuto trillò, avvertendo il proprietario dell’arrivo di un cliente. Non c'era nessuno al bancone, ma non ci fece molto caso e si diresse quindi verso gli scaffali stracolmi degli antichi oggetti che lo affascinavano.

Si perse a guardare gli orologi e le statuette poggiate sul legno scuro, con alcuni vasi e una bellissima macchina da scrivere accanto. Nonostante non fossero oggetti magici, Win ne era attirato fin da quando ne aveva scoperto l'esistenza. Non si accorse di essersi allontanato molto dalla porta d'entrata, fino a quando non girò l'angolo e si trovò di fronte ad un quadro che ricopriva la maggior parte della parete.

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