Mi sveglio con un mal di testa allucinante. Mi alzo e vado in cucina, dove trovo Ester intenta a preparare la colazione.
<<Buongiorno>> dico sedendomi a tavola.
<<Buongiorno, come va?>> mi chiede porgendomi una tazza di caffè.
<<Grazie... potrebbe andare meglio. Ho un mal di testa terribile e non so che pensare, la mente viaggia ma arrivo sempre a pensare a loro. Non so che fare...>> dico per poi bere il mio caffè.
<<Con il mal di testa posso aiutarti, per i pensieri non credo di poter far molto. Posso tentare portandoti a fare shopping, ti "rilassi" un po' - fa il segno delle virgolette con le mani - se così si può dire... dovresti lasciarti andare>>
<<Fosse semplice, lo farei subito. Ma sono le persone a cui tengo di più, le più importanti della mia vita. Ormai il tempo lo passo con loro. La mia famiglia non è realmente così, la scuola sta passando in secondo piano per una volta dopo tanto, qui il nostro piccolo paesino non è lo stesso di una volta>>
<<Su questo devo darti ragione. Fossi in te, mi chiederei se avessi davvero bisogno di loro nella mia vita. Potresti incontrare nuove persone, magari migliori>>
Annuisco debolmente <<Ti presto qualcosa di mio per uscire>> mi dice.
<<Va bene, grazie>>
<<Di nulla, vieni>>
Ci alziamo e andiamo in camera. Mi presta dei pantaloncini corti e una maglia. Ci prepariamo e usciamo.
<<Dove andiamo?>> chiedo.
<<Pensavo di andare a prendere una granita al bar in piazza e poi andare al centro commerciale>> risponde.
<<Perfetto... è molto che non vado in quel bar>>
<<Già... quante risate ci siamo fatti dopo scuola seduti ai tavolini>>
<<Ti ricordi quando tornammo dalla manifestazione e ci sedemmo sul marciapiede tutti insieme a prendere il gelato?>> le dico mentre ci incamminiamo verso il bar.
<<Sì, quel giorno Amedeo e quel suo amico si sporcarono interamente di gelato>> scoppiamo a ridere.
<<Con Amedeo, com'è finita?>> mi chiede.
<<Come devo dirti che non è come pensate tutti?! Eravamo molto amici, stop>>
<<E io dovrei crederci?>> mi dice mentre continua a ridere.
<<Sì, quello che tutti pensate è successo alle elementari>> dico sottolineando la parola "elementari".
<<Con questo vorresti dire che alle medie e ai primi anni di liceo non c'era nulla tra voi due?>>
<<Non c'era nulla>> rispondo con voce insicura.
<<Sei sicura?>> insiste.
<<E va bene... forse c'era qualcosa ma non stavamo più insieme>>
<<Togli il forse. Quando si parlava di coppie nella classe, dicentava rosso e ti guardava. Quindi...>>
<<Quindi nulla - la fermo - però devo ammettere che quando diventava rosso era peggio di un peperone, quel bipolare>>
Scoppiamo a ridere di nuovo.
<<Gli hai appena dato del bipolare?>>
<<Sì e fidati che lo era>> dico mentre continuo a ridere.
Scasualmente mi giro verso l'altro lato della strada. Mi congelo sul posto, il sorriso scompare, gli occhi diventano lucidi. Davanti a me ci sono non solo Costanza, Kekka e Giada ma anche Lele, come si è ridotto... Non che io sia messa meglio, eh, ma lui...
Mi guarda fisso e intuisco subito che non dorme da giorni e penso che neanche le ragazze abbiano dormito stanotte. Mi guardano sorprese, forse perché accanto a me c'è Ester. In fondo hanno ragione, nemmeno io so come sono finita a passare la giornata con lei e perché sia andata da lei ieri. Mi dispiace che stiano male ma ora che c'è anche Lele qui è ancora peggio, devo andarmene.<<Gina, dai andiamo>> mi richiama Ester.
<<Si è meglio>> ci giriamo e ce andiamo.
Arrivate al bar, ci sediamo ad un tavolino e beviamo le nostre granite.
<<Sai, forse ho sbagliato>> mi dice.
<<Cosa?>> le chiedo.
<<A dirti che potresti incontrare persone migliori>>
<<Perché dici così?>>
<<Perché ho sempre invidiato invidiato il vostro rapporto, siete così unite, vi volete così bene...>>
<<Anch'io per un periodo ti ho invidiato e anche tanto. Tu e le altre della classe stavate sempre insieme ad ogni ora, ogni giorno. Avevate la vostra comitiva. Ad ogni compleanno vi facevate sempre gli striscioni, le sorprese>>
<<Penso che lui ti ami>>
<<Lo pensi davvero?>>
<<Sì, non se ve ne siete accorti ma siete stati dieci minuti a guardarvi>>
<<Ancora non mi spiego perché l'abbia fatto allora>>
<<Chiedilo a lui, lo hai chiesto alle ragazze e ora chiedilo a lui>>
<<Si ma non ora, non reggerei il peso. Già parlare con le ragazze è stato un duro colpo, poi Annalisa, non ce la farei. Però so da chi andare e posso farlo subito>>
<<Che aspetti allora?>>
<<Grazie ancora, non saprò mai come ringraziarti abbastanza>>
<<Lo hai già fatto, vai>>
<<Quando torno, ti faccio sapere com'è andata>>
<<Aspetto tue notizie>>
Mi alzo, prendo la borsa ed esco. Torno a casa, ho la fortuna che mia madre e mio padre sono entrambi a lavoro e ho il tempo di prendere più vestiti possibili e metterli in valigia. Una volta finito prendo le ultime cose ed esco di casa. Direzione? La stazione. Ormai è diventata casa mia, ho preso più treni in questi mesi che in tutta la mia vita. Compro i biglietti e prendo il treno per Milano. Andrò a casa Q4 ma chiederò a tutti di non dire a Lele che sono lì, sperando che mi diano ascolto.
Sono davanti la porta di casa Q4.
Busso e sento urlare a qualcuno <<Chi è?>> mentre la porta si apre. Davanti a me c'è Cecia. Non rispondo, lei mi salta addosso.<<Oddio, e tu che ci fai qui? Soprattutto da sola?>>
<<Mi sa che ci sono molte cose da raccontare dal mio punto di vista ma tu e gli altri me lo dovete raccontare dal punto di vista di Lele>>
<<Sì ma non sulla porta, entra>>
<<Certo, mi era mancata casa mia>>
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Si ricomincia su quel treno
FanfictionSequel di "Tutto cominciò su quel treno". Dopo la scelta di Lele, Gina tornerà a casa e ricomincerà una nuova vita pensando sia tutto un sogno. Ma accadrà qualcosa che le farà avere dei dubbi su ciò che le hanno raccontato le sue amiche. Cosa accadr...