Mi sveglio stranamente presto a causa dell'ansia. Mi alzo e vado in cucina per fare colazione. Per arrivare in cucina però devo passare dal salotto, passo davanti al divano. All'inizio non mi rendo conto di chi ci sia a dormire lì, poi mi accorgo che sdraiato sul divano c'è Lele. Per non svegliarlo torno in cucina, dove c'è Edo.
<<Buongiorno unico mattiniero del gruppo>> dico sedendomi a tavola.
<<Beh... anche tu>>
<<Fidati, è un'eccezione oggi, giornata speciale>>
<<Volevo parlarti se possiamo>> mi dice poi.
<<Certo, dimmi>>
<<Ti ricordi la mia promessa?>>
<<Sì, come se fosse ieri>>
<<Lele, lo sa. Ha saputo nei giorni all'ospedale. Mi ha chiesto e io gliel'ho detto, credevo lo aiutasse a ricordarsi che ha sempre qualcuno su cui contare>>
<<Hai fatto bene se era ciò che sentivi giusto>>
<<Ci tenevo a dirtelo io, prima che lo scoprissi>>
<<Non ti preoccupare>>
<<Com...>> inizia a parlare ma viene interrotto da Lele che entra in cucina.
<<Buongiorno>> dice assonnato.
<<Giorno bro>> lo saluta Sespo.
<<Giorno>> dico e Lele si volta a guardarmi, forse neanche mi aveva notato.
<<Vi lascio da soli>> dice Edo per poi andarsene.
Ci guardiamo qualche secondo negli occhi non sapendo che dire. Lui si viene a sedere accanto a me. Abbasso lo sguardo. <<Scusami... - mi giro a guardarlo - per tutto. Ho sbagliato da subito, dopo l'incidente non ragionavo più e ho fatto una cazzata enorme. Ti ho trattato di merda e ho fatto fare lo stesso a tutti quanti, in realtà la colpa è solo la mia. Hai tutto il diritto di arrabbiarti e urlarmi contro>>
<<Vorrei tanto urlarti contro, gridarti con tutta la voce che ho in gola che sei stato uno stronzo egoista, che hai sbagliato, che mi hai fatto stare di merda per giorni... ma... non ce la faccio... non ho il coraggio di farlo perché dopo staremmo entrambi male. Chi lo sa?! Forse tra dieci minuti litigheremo, grideremo... tanto da farci sentire dai vicini e tutto per una scemenza. Riuscirei a fare tutto in questo momento tranne che urlarti contro ma credimi, dentro di me, ti sto dicendo tutto quello che aspetto di dirti da molto ma non ho le parole, tutto quello che ho provato quando mi sono svegliata in quella stanza e tu non c'eri, te ne eri andato>>
<<Non sai quanto mi sento in colpa per questo... ma in realtà non me ne sono mai andato. Credevo di farti stare meglio, che senza di me i tuoi genitori ti avrebbero sostenuto di più, che sarebbe tornato tutto come prima ma sbagliavo. Sono stato male guardandoti e non potendo parlarti o toccare o solo avvicinarmi>>
<<Stare meglio?! - inizio ad urlare - E tu credevi davvero che sarei stata meglio? Che mi sarei dimenticata di te dal nulla? Tanto era un sogno! - sto strillando come mai prima e lui non mi dice nulla, sa che ho ragione - Cazzo, Lele. Sono stata male per giorni. Avevo i ricordi che mi tornavano in mente all'improvviso, in un qualsiasi momento e quasi svenivo. Tu questo lo sai, te l'hanno detto ma non c'eri. Vero? Ma ci sono cose che nessuno sa, nemmeno Costanza, Kekka, Giada o quell'altra "amica" che mi ritrovavo. Lo sai che sono arrivata ad avere anche più di un'attacco al giorno? No. Che la notte pensavo a te, a Milano? No. Che tenevo il tuo anello al dito e non lo toglievo per nessun motivo? No. Che quando ero sola lo guardavo e mi dicevo che dovevo smetterla, dovevo buttarlo ma non avevo il coraggio neanche di avvicinarmi al cestino? No. Che quando entrava mia madre in stanza e mi vedeva intenta a guardare l'anello mi diceva di smetterla, che era un semplice oggetto insignificante? No. Che io dovevo rimanere in silenzio invece di risponderle altrimenti avrei causato solo litigi e urla inutili perché avrebbe voluto aver ragione sempre lei? No. Ora dimmi... cosa ne sai di quello che ho provato? Non ne sapevi nulla fino a un minuto fa>>
Nel frattempo mi ero alzata e avevo iniziato a strillare mentre gli puntavo il dito contro e comparivano le prime lacrime. Lui si alza ma lo fermo prima che si avvicini troppo.
<<Hai ragione, non ne sapevo nulla. Non credere però che per me sia stata semplice>>
<<Mi è stato detto che era finto! Che le due settimane più belle della mia vita erano finte! Che la nostra relazione era finta! Che i mesi passati tra casa mia e qui, tra mille treni e valigie, erano finti! E tu che dici? "Non credere che per me sia stata semplice". Non voglio dire che tu non abbia sofferto ma non mi sembra il caso di mettere a confronto quello che abbiamo passato. Il paragone non ci può essere>> ormai ero una fontana.
<<Perché tu invece sai cosa ho passato io? Com'è vivere con i sensi di colpa? - si stava alterando anche lui - Gina, io ho passato il tempo in camera! A pensare a cosa cazzo avevo combinato! Pensavo di averti persa per sempre e quando mi hai ridato l'anello mi è crollato il mondo addosso. Per giorni mi sono detto che ti avrei riportato da me ma non sapevo come. Una semplice canzone che mi faceva pensare a noi e iniziavo a piangere a dirotto! Nessuno era in grado di calmarmi! Non aprivo neanche la porta. Loro bussavano ma io non li sentivo neppure. E lo sai il perché? Perché in questi mesi quando Tancredi e Giulia mi insulvano, quando stavo male, quando mi venivano i sensi di colpa inutili, c'eri tu a calmarmi! C'eri tu a farmi tornare il sorriso! Credevo che con la convinzione che saresti stata meglio e l'appoggio dei miei amici ce l'avrei fatta a voltare pagina. Poi ho saputo dei tuoi attacchi, dei tuoi pianti e mi sono reso conto che avevo sbagliato, un'altra volta... - anche lui piangeva a dirotto - scusami...>> si avvicina e mi abbraccia. Poggio la testa sul suo petto e continuo a piangere. Mi stacco per asciugarmi le lacrime, lo guardo mentre fa lo stesso. Mi avvicino nuovamente e mi metto sulle punte per allungarmi. Le nostre labbra sono a qualche millimetro di distanza, ci guardiamo negli occhi finché lui non annulla la distanza baciandomi. Cazzo se mi era mancato. Ci stacchiamo sentendo la porta aprirsi e comparire tutti gli altri.
<<Ma allora siete vivi>> dice Marta.
Elisa la guarda male <<Ti sembra il caso?!>>
<<Guarda che Marta ha ragione, non sentivamo più nulla e pensavamo foste morti, fino a un minuto fa si sentivano le urla dall'altra parte della città>> dice Ale.
<<Monte, mi sembra ovvio che prima o poi avrebbero smesso di urlare, no?>> lo sgrida Gian.
Mi sbatto una mano in fronte mentre Lele scoppia a ridere.
<<Ragazzi, avete rovinato il loro momento>> dice Cecia seguita da Zoe <<Infatti! Penso che stavano facendo pace>>
<<Ragazze non fa nulla. Ci siamo chiariti, è tutto ok>> dico avvicinandomi a Lele.
Lui annuisce <<Ma davvero abbiamo urlato così tanto?>>
<<Considerando che avete svegliato tutti in casa Q4...>> dice Vale.
<<Evento più unico che raro!>> esclama Diego.
<<Lele, mi sa che abbiamo urlato di brutto allora>> dico scoppiando a ridere insieme a lui.
Gli altri ci guardano strano <<Scusate ma siete strani, prima vi urlate contro e poi ridete insieme?>> dice Ros.
<<Amore, non vorrei contraddirti, ma è capitato anche a noi di farlo>> le dice Edo.
<<Okay, ora che è tutto apposto e voi vi siete parlati, possiamo tornare a dormire?>> dice Vale.
Scoppiamo tutti a ridere, questa sì che è una risata vera.
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Si ricomincia su quel treno
FanfictionSequel di "Tutto cominciò su quel treno". Dopo la scelta di Lele, Gina tornerà a casa e ricomincerà una nuova vita pensando sia tutto un sogno. Ma accadrà qualcosa che le farà avere dei dubbi su ciò che le hanno raccontato le sue amiche. Cosa accadr...