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Rape alert
Questa storia conterrà molte scene di violenza, ma dato che sono un bimbo bravo, avviserò ogni volta.

Flashback

Urlavo, a pieni polmoni urlavo, la testa mi faceva male e il corpo tremava.
Era iniziata come una bellissima giornata, avevo solo sette anni all'epoca, io e mio fratello gemello avevamo appena finito la scuola e saremmo dovuti andare a fare l'esame, per scoprire di quale fazione fossimo: alpha o omega.
Eravamo così felici che non vedevamo l'ora.
Saremmo stati due alpha e avremmo portato l'onore alla nostra famiglia.
Ma tutto crollò.
Come carte impilate una ad una, mosse da un semplice respiro.
Il mio test diceva ciò che tutta la mia famiglia sperava non dicesse.
Omega.
Ero solo un omega.
Un fragile omega.
Mia madre era furiosa. Disgustata dalla mia natura nonostante ella condividesse la stessa.
Perché una madre omega dovrebbe essere disgustata da colui che portava lo stesso gene?
Perché era un maschio, ecco perché.
Perché non voleva che suo figlio subisse quello che lei stesso aveva passato.
Ecco perché.
Quindi quella stessa sera prese i miei fratelli, Taehyung e Jeongguk, e scappò di casa con loro, per non dover soffrire di quel dolore.
Avevo sette anni.
Solamente un bambino.
Un bambino innocente e puro, ingenuo.
Non avevo nemmeno cenato, dritto a letto perché anche mio padre era disgustato da me.
Ero una vergogna.
A causa del mio essere avevo allontanato la mamma, Guk e Tae.
Meritavo una punizione.
Quella sera stessa mio padre entrò nella mia camera, il disgustoso odore dell'alcool che circondava le sue pelli.
Talmente schifato da dover soffocare la sua "tristezza" in quella bevanda distruttiva.
E capii una cosa.
Il quadretto.
La bella famigliola felice.
Era tutta una farsa.
Una stupida e disgustosa farsa.
Mio padre mi strappò i vestiti dalle carni, lacerandomi la pelle con il coltello, nel tentativo di strappare il tessuto, mentre le lacrime, calde lacrime scivolavano in maniera repentina dalle mie guance.
Continuavo a chiedergli di smetterla, che non capivo.
Fin quando tutto si bloccò.
Avevo dolore.
Sentivo le carni del mio ano bruciare.
Ero confuso, non capivo, perché mai mio padre avrebbe dovuto mettere il suo putrido cazzo nel mio culo?
Ero un bambino innocente.
Solo un bambino.
Ma a lui fregava un cazzo.

"Sei disgustoso"

Mi diceva mentre mi fotteva, con violenza, fino a far sanguinare le mie carni.

"Ecco a cosa servi. A fare la puttana"

Un bambino di sette anni, solo un bambino.

"Tu e la tua razza di merda"

Il profumo dell'alcool inondava le mie narici.

"Tua madre doveva abortirti"

Le lacrime di dolore e tristezza che scivolavano lungo le mie guance.
E poi buio.
Tutto finì in una chiazza di bianco e rosso come il sangue.
Il mio sangue, le ferite delle mie povere pareti, e quello che colava dalle mie ferite, aperte, sporche, come la mia persona.
Solamente un bambino.

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