» 09 «

194 10 0
                                    

I loro corpi erano uniti, bagnati dalla fresca acqua del mare, abbracciati per paura di farsi male.
Hoseok aveva il minore a pochi passi del suo viso, le labbra posate sulla testa del moro, che rilassato si era accoccolato a lui.
Yoongi aveva smesso di avere paura, di essere giudicato, si fidava di Hoseok, con ogni fibra del suo io.
D'altro canto il rosso passava le dita, lunghe ed eleganti, sulla superficie delle cicatrici, accarezzandole, e depurandole da ogni dolore attraverso il suo flebile tocco.

"Chi te le ha procurate?"

Domandò, accecato dalla curiosità, e giurò di sentire il minore tremare per un secondo sotto il suo tocco.

"Mio padre"

Confessò, mentre nascondeva ancora di più il volto nel suo collo, come se spaventato, terrorizzato all'idea che colui che aveva cominciato ad amare lo giudicasse per esser stato toccato in quella maniera tanto impura quanto sbagliata.
È fu così che parlò.
Gli raccontò di ciò che aveva fatto suo padre, di come lo aveva trattato, di come aveva usato il suo corpo senza il suo consenso, e Hoseok non poté fare altro se non piangere.
Piangere per quella povera creatura che aveva perso la purezza nella maniera più sbagliata, più triste, più violenta.
Il rosso non avrebbe permesso a nessuno ti toccare quella magnifica creatura, lo avrebbe protetto con qualsiasi fibra del suo essere.
Gli accarezzò il volto, e per un secondo fissò lo sguardo sulle sue labbra, dopo che Yoongi ebbe sollevato la faccia per guardare i suoi occhi.
Hoseok si chiede che sapore avevano, se erano morbide, così come lo davano a vedere, quei boccioli rosati sembravano le labbra di una di quelle bambole di porcellana che in antichità si usava regalare alle bambine.
Le accarezzò, con la punta del pollice, lo sguardo che non si azzardava a spostarsi da lì, come perso.
Era così bello, Yoongi.
Così bello da far mancare il fiato.
Così piccolo.
Così prezioso.
Doveva proteggerlo dal male che era quel mondo, in cui chi è piccolo come lui non faceva altro che soccombere a quella società retrograda.
E fu così che successe.
Il loro primo bacio.
Un lieve scontro di labbra, occhi socchiusi e mille parole non dette.
Fu veloce come lampo.
E durò troppo poco. Se solo la consapevolezza e i sensi di colpa non avessero colpito i due giovani.
Era stata come una scintilla al loro contatto.
E entrambi capirono una cosa.
Non erano dei semplici amanti.
Non era solo una cotta.
Erano predestinati a stare insieme.
Ma la nascita del loro amore venne terminato sul nascere solo a causa di un nome.
Jimin.

Withered FlowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora