1. Natural

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Will you hold the line?
When every one of them is giving up or giving in, tell me
In this house of mine?
Nothing ever comes without a consequence or cost, tell me
Will the stars align?
Will heaven step in? Will it save us from our sin? Will it?
'Cause this house of mine stands strong

Buio, tutto buio.
Poi una voce, maschile, calda, rassicurante e potente; rimbombò per tutto il vuoto di quell'infinito nero.
-ricordati che i mostri non muoiono. Quello che muore è la paura che ti incutono...-
Ancora silenzio, opprimente quel silenzio. Un silenzio naturale e soffocante.
Poi dolore, una forte fitta al petto. Si lamentò, cadendo al suolo mentre le energie la abbandonavano lentamente.

......................

Iris si risvegliò nel suo letto, con la fronte imperlata di sudore. Ansimava pesantemente, e al petto non sentiva nulla. Lo tastò, cercando di individuare eventuali, ma improbabili, ferite. La porta si aprì, lasciando passare della luce artificiale color latte, proveniente dal corridoio. Il viso preoccupato della madre della ragazza fece capolino dallo stipite.
-ti senti bene?- chiese con la voce leggermente incrinata.
"No, che non mi sento bene!" avrebbe voluto urlarle. Urlarlo a tutti, che stava malissimo ma stette zitta e si limitò ad annuire con la testa, facendo capire alla donna che voleva dormire.
Quando sua madre ebbe chiuso la porta, Iris scivolò fuori dalle coperte e si diresse nel suo bagno personale. Mise le mani a conca sotto il getto d'acqua del rubinetto, osservandole riempirsi quasi fino all'orlo; con il liquido trasparente sciacquò via dal suo viso il sudore e anche le ultime tracce di sonno.
Alzò il viso, e con le mani poggiate sul bordo del lavandino, si osservò attentamente allo specchio. Il colorito pallido della sua pelle, in netto contrasto con le occhiaie profonde e nere che le davano un'aria trasandata; i capelli castani, scuri e scompigliati, le ricadevano ribelli sulle spalle fino al collo; gli occhi scuri ,più della capigliatura, si scrutavano con l'aria delusa; la corporatura, minuta e mingherlina, la faceva sembrare ancor di più una malata.
Si guardò intorno, sempre tramite lo specchio, e per un secondo credette di vedere una ragazzina con i capelli blu al suo posto. Si stropicciò gli occhi, e quando riguardò nello specchio tutto era tornato alla normalità. Sospirò, poi aprì uno sportello e prese un flaconcino bianco. Dal contenitore fece scivolare due pillole e le ingoiò senza l'ausilio dell'acqua.
"Compresse contro l'ansia. Devo essere proprio caduta in basso." pensò mentre osservava senza leggere l'etichetta del contenitore. Lo ripose al suo posto, e uscì dal bagno.
Si ridistese sul letto, lasciando spazio al flusso di pensieri negativi che le affollava la mente come non mai.
Piano chiuse gli occhi, e poco alla volta si abbandonò alle braccia di Morfeo, lasciandosi cullare dal suono del vento che giocava allegro tra le foglie degli alberi.

....................

Il disturbante suono della sveglia, la costrinse ad alzarsi e con la voglia di defenestrare quell'affare, si diresse al piano di sotto, con l'intenzione di mangiare qualcosa.
-buongiorno tesoro.- la salutò distrattamente la madre, fin troppo impegnata a scaladare il latte nel pentolino. Intanto la caffettiera aspettava solo do essere presa e svuotata del liquido caldo e amaro che vi stava dentro. Iris prese l'oggetto e versò un poco di caffè nella sua tazza verde, precedentemente posata sul tavolo.
-un altro suicidio!- sbraitò suo padre sbattendo il giornale sul tavolo di legno scuro. -stavolta è toccato ad una ragazzina di diciassette anni, Sara De Lage.-
-Sara?- chiese Iris spiazzata dalla notizia del suicidio di una sua compagna di classe. La conosceva bene, alta, magra e sempre alla moda, capelli biondi e occhi azzurri.
-sì, si è buttata dal balcone di camera sua.- rispose l'uomo cominciando a bere il caffè amaro dalla sua tazza.
La ragazza scosse la testa pensierosa, mentre finiva di bere il suo latte e caffè. Posò la tazza sporca all'interno della lavastoviglie, e salì di fretta le scale di legno. Entrata all'interno della sua camera, prese dall'armadio bianco, una felpa larga e grigia, un jeans usurato azzurro chiaro e prese da sotto il letto delle vecchie scarpe da ginnastica bianche e nere.
Raccolse i capelli in una coda e si gettò dentro il box della doccia. L'acqua l'aiutava spesso a lavare via le preoccupazioni. Il getto caldo riempì tutta la stanza di vapore e condensa, fino a lasciare appannato a anche il vetro dello specchio.
Uscita dalla doccia, si avvolse nella tovaglia di spugna nera, rabbrividendo al cambio di temperatura.
Andò allo specchio e vi passò sopra una mano. La sua immagine trasandata si specchiò sulla superficie pulita. Iris sospirò e cominciò lentamente a vestirsi.
Lavò accuratamente i denti, e uscì dal bagno. Raccolse da terra il suo zaino, preparato la sera precedente, e uscì di casa svogliatamente, salutando i genitori con un flebile "ciao".

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