2. Boomerang

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How many lies do we have to tell
To keep from saying that I wish you well?
How many times said I'm moving on?
How many times that false alarm goes off? (Goes off)
Goes off (goes off)
I know I'll see you tomorrow

Iris si incamminò verso l'edificio grigio e monotono che era la scuola della sua città, Amsterdam. Varcò il cancello di metallo arrugginito che separava il cortile dell'Istituto dal resto della via. Il vialetto in cemento divideva il cortile in due; Iris entrò e subito le si parò davanti il lungo corridoio con le pareti ricoperte dagli armadietti in metallo dipinto di rosso e su cui si affacciavano tutte le classi, i bagni e la mensa.
Si avviò al suo armadietto, dalla quale tirò fuori il libro di storia, per poi dirigersi nell'aula della medesima disciplina.
Si sedette tranquillamente al suo posto, osservandosi ossessivamente intorno. I neon usati per illuminare l'ambiente erano stati già accesi, a causa del sole oscurato durante il periodo invernale.
La luce cominciò a lampeggiare, prima lentamente poi sempre più forte.
-è meglio che vada a chiamare qualcuno per dirgli del neon...- si disse mentre si alzava. Si diresse alla porta, ma prima che potesse varcarla, questa si chiuse violentemente.
-se questo è uno scherzo non è divertente!- sbraitò, mentre spingeva la porta, senza risultati. Cominciò a battere i pugni sulla superficie plasticosa e quasi trasparente dell'anta, col solo risultato di un forte dolore alle nocche.
Poggiò i palmi delle mani sulla superficie e cominciò a urlare, aiuto. Niente, come se fosse sola.
Si girò, lasciandosi sostenere dalla parete. Quello che vide la lasciò impietrita: una figura, non umana, umanoide stava immobile al centro della stanza.

-non si può metabolizzare la morte di qualcuno, ci si rassegna e basta.-

Aveva uno smoking nero, le braccia e le gambe di quella cosa erano sproporzionatamente lunghe, e... Non aveva un volto.
Poi la voce che parlava in ogni suo sogno, o meglio incubo.

-quante bugie, dobbiamo dire e sopportare per essere felici?-

Il mostro le porse la mano, come a volerla aiutare. Iris era incollata al pavimento, tremante e col respiro affannoso.

-sei sicura? Non potrai tornare indietro-

Disse ancora quella voce.
La ragazza cominciò a urlare, senza lasciare pietà alle sue corde vocali.
Dopo poco si lasciò andare, smettendo di gridare. La creatura alta era scomparsa, così come era venuta, era andata via.
Poi un flash di luce le invase per intero la visuale.
Tutta la sua classe era intorno a lei, che la fissava chi impaurito chi stranito, e la professoressa la scuoteva per le spalle, cercando invano di richiamarla.
-Iris! Ti senti bene?- chiese appena vide che si era di poco tranquillizzata. Ancora quella stupida domanda, ancora e ancora, non potevano smetterla una volta per tutte di chiederle questo genere di cose quando era ben intuibile che nulla era a posto??
-n-no. Non mi sento bene.- sussurrò cercando di alzarsi. La donna la fece sedere di nuovo.
-calmati, ora chiamo tua madre e ti faccio venire a prendere.- le disse cercando di calmarla e farla stare ferma.
-mi lasci!- le gridò in preda ad una crisi. Si alzò e raccolse il suo zaino da terra, con gli sguardi stupiti di tutti i presenti puntati addosso, e uscì dalla classe.

............................

Tornò verso casa sua, con le mani piantate nelle tasche e il cappuccio calato fino agli occhi. Aprì la porta dopo aver fatto al contrario i giri della chiave, facendo scattare il meccanismo della serratura.
-che ci fai qui?- chiese sua madre quando la vide entrare. Iris le lanciò un'occhiata truce.
-ho avuto un attacco di panico a scuola.- rispose con voce piatta e seccata, mentre saliva le scale a passo di lumaca.
Iris salì velocemente le scale in legno e arrivata al piano superiore, si fiondò nel suo bagno personale. Prese dal mobiletto dello specchio le pillole e ne ingerì altre due. Sospirò pesantemente, lasciando ciondolare la testa in avanti, coperta dai capelli che le ricadevano intorno, come una tenda.
-prendi troppe medicine, qualcosa non va?- chiese sua madre, sulla soglia della porta con uno sguardo molto preoccupato.
-tutto non va!!- urlò Iris, mentre la rabbia prendeva in lei il sopravvento. Sentì una sensazione forte bruciarle nel petto, divorarle la mente, offuscarle i sentimenti. La donna la guardò impaurita da quella sua reazione; Iris si avvicinò con lentezza snervante alla madre, sorridendo le dapprima in modo sghembo, fino ad arrivare a una risata sadica e forte, che rimbombò per tutta la casa vuota, a parte per loro due.
-vedi mamma, quelli che non andate siete voi, io sono perfetta-.

Origins {creepypasta} 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora