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Il giorno dopo Jungkook si sveglia.

Ci vuole qualche minuto per realizzare tutto quello che è successo, ma qualche secondo per iniziare a dimenarsi.

Le corde sono legate ai suoi polsi ma lui sa benissimo come slegarle, infatti in pochi secondi ha le mani libere.

Toglie le corde alle caviglie e si alza. È mattina presto e probabilmente stanno ancora dormendo, ottima occasione per lui di scappare.

Con un filo di ferro trovato per terra apre la porta ed esce.

Si guarda intorno in cerca di qualcosa ma si accorge solo in quel momento che non ha idea di dove sia la porta.

Gira un pò per casa facendo attenzione a non fare troppo rumore.

Quando poi vede una porta più grande delle altre capisce che è quella di uscita.

Con lo stesso metodo apre anche la porta di uscita e la chiude alle spalle.

Ma era ignaro che quella fosse solo una trappola.

Appena mette piede fuori casa qualcuno si avventa su di lui, facendolo cadere di pancia  per poi prendergli i polsi e legarglieli mentre continua a dimenarsi.

«Credevi davvero sarebbe stato così facile?» ride una voce che conosce fin troppo bene.

«Tu brutto Kim schifoso lasciami» sbotta il minore continuando a dimenarsi.

«Ti conviene fermarti, queste corde hanno delle spine, qualora riuscirai a liberarti non avrai più le mani» dice per poi alzarlo.

In quel momento sente un piccolo gemito e abbassando lo sguardo vede già del sangue a macchiare la pelle lattea del minore.

«Vaffanculo, non sono stato io ad uccidere tuo padre, non mi piace essere accusato»

«Ed io come faccio a crederti? Ci odiamo e non mi sorprenderebbe, poi quella J»

«Sai che mio padre uccideva solo in casi necessari, siamo nemici come clan ma non come persone»

«Perché hai usato il verbo al passato parlando di tuo padre?» chiede il maggiore alzando un sopracciglio.

«H-Ho sbagliato» balbetta abbassando lo sguardo.

«Iniziamo la tua tortura» dice iniziando a trascinarlo dentro.

«Ma sei serio? Hai sentito qualcosa di quello che ho detto?» dice il minore cercando di divincolarsi.

«Ho sentito, ma non ti credo»

Lo trascina in una stanza con pareti bianche, un lettino e un tavolo con dei cassetti.

Gli scioglie la corda ai polsi graffiati e sanguinanti solo per legarli poi al lettino, così per le caviglie scoperte.

In quel momento entrano nella stanza anche Jimin, Namjoon, Hoseok e Jin.

Il corvino geme dal dolore appena sente le spine affondare nelle sue caviglie, sotto lo sguardo divertito di Taehyung.

Ma lui continua a dimenarsi, provando a liberarsi inutilmente.

«Jeon smettila, non credo tu voglia provare più dolore di quanto... te ne farà provare Taehyung» dice Jimin con un filo di voce.

«Nono fallo continuare, magari si deciderà ad ammetterlo prima e potrò ucciderlo ponendo fine alle sue sofferenze»

«Sai in realtà ci ho pensato anche io circa un mese fa, però poi penso a Yoongi e so che non avrei il coraggio di farlo» dice facendo venire una morsa al cuore a tutti, sapendo che è il suo migliore amico, e loro capiscono quella sensazione.

Gangs of Seoul | vkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora