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Anger.

Dopo quella strana mattinata, i giorni che seguirono furono pieni di tensione tra i componenti della squadra.

Tsukishima sembrava non voler smettere di schernire il moro, che dal canto suo non rispondeva a nessuna delle provocazioni.

Più di una volta fu messo in panchina e sostituito dall'alzatore titolare sugawara, date le sue continua sfuriate sull'essere più veloci.

Il capitano tuttavia non rimproverò Kageyama per il suo comportamento, nonostante le lamentele di tutta la squadra.

Temeva seriamente che potesse essere vittima di violenza, considerando che anche i giorni successivi a quello in cui se ne accorse, Tobio continuava a presentare nuovi lividi e bende a coprire la pelle.

Avrebbe voluto mobilitarsi, chiedere al moro se in qualche modo avesse potuto aiutarlo, tuttavia ogni volta che il capitano gli si avvicinava chiedendo di parlare, lui se la svignava.

Un po' con la scusa di non voler perdere le lezioni alla mattina è un po' per la scusa di dover preparare la cena a suo padre.

Erano giorni che il castano e l'amico tentavano di parlargli, di prenderlo da parte.
Tuttavia lui si limitava a giocare, quando gli era permesso e a scappare subito dopo.

Durante gli allenamenti non diceva una parola, se non per rimproverare i compagni per la loro lentezza.

Non cambiava mai espressione ne alzava la voce, il suo volto era inespressivo tanto quanto il suo tono di voce.

Anche Tanaka si rese conto del cambio d'umore del ragazzo, considerando che il primo giorno, la settimana precedente aveva fatto i salti mortali solo per aver avuto la possibilità di allenarsi.

Ciò che non sapevano era che il moro inizialmente pensava di poter rifugiare i suoi problemi nella pallavolo e potersi distrarre, magari far anche smettere le voci su di lui, sul fatto che si atteggiasse a "re del campo"

Tuttavia dopo la sfuriata del padre, durata più del solito si era reso conto che far finta di essere felice o sopprimere i propri pensieri per gli altri non aveva alcun senso.

In ogni caso il suo scopo non era di certo farsi degli amici, quindi a che pro non dire "siete voi ad essere lenti" se lo pensava?

A che pro sorridere per gentilezza ai suoi senpai o urlare qualche frase motivazionale  durante le partite di allenamento?

La sua vita era dettata dal padre e non c'era spazio per amici e gentilezze di circostanza.
Avrebbe fatto ciò che era dovuto, sarebbe diventato un ottimo giocatore di pallavolo e un ottimo alunno.

Con lo sport però era diverso, suo padre gli aveva concesso di giocare non per svago o passione, la condizione affinchè lui potesse allenarsi era che sarebbe dovuto essere il migliore.

"Che senso avrebbe altrimenti?"
Gli aveva detto e Kageyama ovviamente non condivideva quel pensiero.
La pallavolo era la sua passione e a lui sarebbe bastato giocare per stare bene.

Tuttavia la sua opinione non era nemmeno minimamente rilevante per il padre.

Anche il rosso aveva provato più volte a parlargli, finendo sempre ignorato o liquidato malamente.
Si chiedeva perché l'amico se la fosse presa tanto per quella frase che gli aveva detto.

Non intendeva insultarlo in nessun modo e casomai sarebbe dovuto essere lui ad essere arrabbiato.

Aveva parlato a sproposito, mettendo in conto senza nessuna fondazione che il rosso non fosse a conoscenza della tristezza.

•YUGEN• Kagehina ItaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora