E poi vorrei non soffire

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Cesare corse verso casa, arrabbiato e deluso per la scena che aveva appena visto. <Mi bacia e poi accetta di uscire con lei, ma che vuol dire?!> pensò accelerando il passo. Si sentiva preso in giro. Ormai lui non era più confuso, si era arreso al fatto di amare Nelson nel momento in cui quella mattina si era svegliato con la mano intrecciata alla sua. Ovviamente era così da molto prima, ma riuscì ad ammetterlo a sé stesso solo in quel momento, quando, ormai, non poteva più negarlo. Non era mai stato con nessun ragazzo prima di allora, aveva sempre avuto storie con ragazze che, però, non duravano mai più di tanto. Con Nelson era diverso, con lui si sentiva libero, sé stesso, forte e debole allo stesso tempo, come se lui avesse il potere di farlo stare benissimo, ma allo stesso tempo anche malissimo, si sentiva come mai con nessuno prima di allora, si sentiva bene. Ma lì, in quel momento, il ragazzo riccioluto lo stava solo che facendo soffrire e lui non ne poteva più, aveva bisogno di risposte, ma non le avrebbe ottenute di certo in quello stato di rabbia e delusione. Arrivò a casa e si chiuse in camera.
"Oh ma dov'è finito Cesare?" disse Nic, una volta che i cinque ragazzi tornarono al loro ombrellone. Tonno, che aveva capito tutto, disse "È andato a casa, ha detto che non si sentiva tanto bene". Nelson, che aveva visto Cesare andare via infuriato dopo la sua risposta a Gaia, lo guardò come per ringraziarlo e il ragazzo biondo gli rispose con un sorriso, come a dire "Non c'è di che". "Dai allora andiamo a vedere come sta, non mi pare proprio il caso di starcene qui a divertirci mentre lui sta male a casa, infondo ci ha invitati lui qui" disse Dario con un pizzico di preoccupazione. I ragazzi allora presero tutto e si avviarono verso casa. "Nelson, facci sapere come sta Cesare, noi intanto andiamo a farci una doccia" dissero Frank, Nic e Dario che cominciarono subito dopo a litigare per il turno del bagno. Tonno passò vicino a Nelson e gli disse sottovoce "Ci penso io a tenere buoni i ragazzi, tu pensa a parlare con lui, nessuno vi disturberà". "Grazie Tone, sei un amico" gli rispose Nelson abbracciandolo. Tonno andò in camera sua. Ora Nelson si trovava davanti alla porta della camera matrimoniale, cominciò ad avere ansia. Si fece coraggio, fece un respiro profondo ed entrò nella stanza. Cesare era steso sul letto girato dalla parte opposta, all'entrare dell'amico nella stanza, non mosse nemmeno un muscolo, rimase lì, immobile.
"Cesare ascolta..." cominciò Nelson. "No, non ti voglio ascoltare" lo interruppe Cesare. Nelson riprovò "Ma Cesare...". "NO NELSON, ORA BASTA! È DALL'INIZIO DI QUESTA CAZZO DI VACANZA CHE STO MALE PER TE! PRIMA ESCI CON QUELLA, POI MI BACI, POI ACCETTI DI NUOVO DI USCIRE CON QUELLA, MA CHE HAI CHE NON VA?! MA NON L'HAI ANCORA CAPITO COSA PROVO?!" sbottò infine Cesare alzandosi dal letto, stava trattenendo quella rabbia da troppo. "Cesare io non lo so cosa provo, non so cosa pensare, questa situazione mi ha messo una confusione assurda, non volevo uscire con Gaia stasera, ma poi i ragazzi si sono messi in mezzo e...che altro potevo fare?" disse Nelson mettendo una mano sul braccio di Cesare. "Non mi toccare!" disse subito il ragazzo moro dando uno schiaffo alla mano dell'altro per toglierla dal suo braccio. Poi continuò "Non posso vivere così, io le idee chiare ce l'ho, ma non ce la faccio a starti accanto se non le hai anche tu. Un giorno, probabilmente, ti chiarirai le idee e ti renderai conto di quello che vuoi davvero, ma fino a quel giorno stai lontano da me". Cesare disse queste parole dando le spalle a Nelson per tutto il tempo, quando poi pronuncio l'ultima parola, si chiuse in bagno sbattendo la porta.
"Ti aspetto al solito posto tra poco, non fare tardi" scrisse Gaia a Nelson subito dopo la fine della discussione con Cesare. Un po' per distrarsi, un po' perché non se la sentiva di darle buca, un po' perché aveva intenzione di mettere le cose in chiaro con la ragazza, Nelson si vestì e uscì di casa per incontrarla.
Una volta che Cesare sentì la porta della camera chiudersi, uscì dal bagno, si mise sul letto e pianse, non si meritava tutto questo. Il ragazzo riccio fece qualche passo fuori dalla porta di casa, si voltò a guardarla e una lacrima gli scese sul volto. Forse quei sentimenti e quei pensieri non erano più così confusi...

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