7.

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Raggiunsi gli altri in cucina e sentendoli parlare, mi misi in disparte a fumare una sigaretta.
Qualcuno posò un dito sulla mia guancia ed asciugò la lacrima che non mi ero neanche accorta di aver versato.

Ada. La mia sorellona.

«Vuoi?» Mi porse del the ed annuii, afferrando la tazza dopo aver spento la sigaretta.

«Grazie.» Sussurrai senza guardarla, tirando su col naso.
«Siete entrambi distrutti, cazzo.» Mi diede una carezza tra i capelli e tornò al suo posto, lasciandomi tra i miei pensieri del cazzo.

Merda, Grace inerme tra le braccia di Tom, non lasciava la mia testa.

Non mi accorsi neanche del brindisi che fecero; infatti, a risvegliarmi dall'ennesimo stato di trance fu una carezza sulla mia guancia, da parte di John.

Incrociai il suo sguardo per un attimo e poi lo riportai su un punto indefinito.

«Cazzo non puoi lasciarmi anche tu, Rose.»

Sussurrò, ma, non ebbi il tempo di rispondere che Finn arrivò correndo.
«Tommy sta partendo con Johnny Dogs!»

La prima a partire fui io.

Seguii Finn fino al vialetto dell'ingresso della casa e restai come pietrificata, vedendo il carro andare sempre più veloce.

«Cazzo!» John mi affiancò e mi strinse la spalla, cercando di riprendere ossigeno per la corsa.

«Ada dice che ritornerà nel pomeriggio. Io direi che tu, adesso, ti andrai a riposare.» Sussurrò al mio orecchio, convincendomi.

Mi avvolse le spalle con un suo braccio e rientrammo con tutta la calma del mondo.

«Puoi dormire con me? Ho bisogno di qualcuno.»

Lo guardai negli occhi ma lui non ricambiò lo sguardo, annuì e basta.

Quando entrammo nella stanza degli ospiti restammo a bocca aperta per quanto era grande.
Ci disfammo di tutto ciò che avrebbe potuto darci fastidio durante il riposo e poi ci stendemmo, l'uno affianco all'altro.

Mi fece segno di avvicinarmi così posai la testa sul suo petto, mentre lui mi strinse dal bacino, sospirando.

«Dormi, okay?»
Posò un bacio tra i miei capelli e, dopo nemmeno un minuto, riuscii a cadere in un sonno profondo.

***

Nel tardo pomeriggio mi svegliai con una voglia matta di sparare a qualcuno;
dunque, dopo essermi preparata ed aver fatto il meno rumore possibile per non svegliare John, andai in giardino e sistemai delle bottiglie di birra su un tavolo che c'era fuori.

Presi di nuovo la mira ed un'altra bottiglia andò giù.

Talmente ero presa e piena di adrenalina, che non mi accorsi neanche dell'arrivo di Arthur, John e Michael e del fatto che, quest'ultimo, stava puntando una pistola ad Arthur.

Spalancai gli occhi.
«No!» Urlai a squarciagola e corsi dal ragazzo che si voltò verso di me, così come gli altri due, mentre lo presi tra le braccia e lo spinsi verso il terreno, con le mie mani che tremavano.

«Che succede qui?» Polly arrivò al momento giusto.

Michael mi guardava con sguardo preoccupato, John, invece, cercava di tirarmi su ma le mie gambe non glielo permettevano.

«Rose, non voleva farlo davvero! Era preso dall'adrenalina, cazzo.»

Mio fratello riuscì a portarmi in piedi e stringermi da dietro.
Posò le sue labbra sul mio orecchio e sospirò.
«Non riesco a respirare, John.» Il mio sguardo iniziò a vagare ovunque, cercando qualcosa su cui concentrarsi.

«Concentrati sul mio respiro e cerca di seguirlo! Fai come ti dico, Rosie.»

Ancora una volta John mi salvò da un attacco di panico.
Mi voltai verso di lui, singhiozzando in maniera disumana.

«Va tutto bene, okay? Tutto bene.»

Continuò a spostare i capelli dal mio viso e depositò mille baci sulla mia fronte, cercando di farmi calmare.
Appoggiai la testa sul suo petto, le sue mani massaggiarono i miei capelli ed io posai lo sguardo su Michael che stava avendo un battibecco con sua madre.

«Non voglio più essere trattato come un bambino del cazzo.» Vidi Arthur sorridere ed il ragazzo che rientrava in casa.

***

LIVERPOOL

Restammo nascosti dietro al sostegno del ponte e, quando John si sporse per controllare di chi fossero quei passi, fece segno a me ed Arthur di uscire allo scoperto.

«John, tu sei uno dei miei bambini! Mi ricordo quante volte ti ho dovuto sculacciare.»

Non riuscii ad incrociare lo sguardo della nostra maestra, che, non appena ci vide rammentò i ricordi che aveva di noi, cercando, forse, di farci cambiare idea, anche se era a lei sconosciuta.

Ricordò anche il sorriso dolce di Arthur e tutte le volte in cui andai da lei a piangere, per qualche dispetto ricevuto da altre bambine più sveglie di me.

John si schiarì la voce.

«Lui viene con noi.» Con la coda dell'occhio vidi come la maestra strinse suo marito, facendomi tornare in mente il momento tra Grace e Thomas.

Alzai gli occhi al cielo e li strinsi, cercando di trattenere le lacrime, il più che potevo.

«Basta che mi rassicurate del fatto che non le farete niente.» Suo marito prese voce in capitolo e fissò Arthur con sdegno e delusione.

«Stiamo già trasgredendo gli ordini, glielo promettiamo ma deve venire con noi, adesso.»

Arthur cercò di usare un tono più autoritario e finalmente il marito ci ascoltò.
«Che gli Shelby vengano maledetti!»
Urlò la maestra.

***

Angolo scrittrice

E con questo capitolo a "sorpresa", ne voglio approfittare per augurarvi un felice e sereno Natale, sperando che ci porta il meglio per il prossimo anno! E volevo ringraziarvi anche per tutte le stelline che ho ricevuto inaspettatamente in questi ultimi giorni. Mi fanno la forza ed il motivo per continuare a pubblicare la storia. Spero voi stiate tutto bene e stiate passando un bellissimo giorno in famiglia!

Ancora auguri e spero che il capitolo vi sia piaciuto, al prossimo capitolo!🎄🎄🎅🏻🎅🏻❤️❤️

A f***ing mess 3 || Peaky BlindersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora