11.

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«Con la sua tessera studentesca, Ada ha recuperato questo in biblioteca.»

John aprì un'ennesima piantina sul tavolo e, fregandomene dei loro sguardi, mi avvicinai per guardare tutte le uscite possibili ed immaginabili.

Non sapevo perché, ma memorizzare esse mi metteva più sicurezza nel poter salvare i miei fratelli nel caso di pericolo, dato che mi sentivo sempre in dovere di salvarli e proteggerli.

«Bene, Rose sta iniziando a memorizzare le uscite per salvarci il culo come sempre, sapete altro?»

Lanciai un'occhiataccia a Tom e quest'ultimo mi guardò divertito, insieme a suo fratello John.
«Ringraziatemi, idioti.
Nonostante tutto.»

John abbassò lo sguardo ed io lo riportai sulla piantina.

Vidi che Arthur gli porse un fascicolo di un russo di nome Stephan e dal cognome impronunciabile.
Il padre ha un pub, quindi Tom disse a John ed Arthur di andare dal maggiordomo ed offrirgli dei soldi; nel frattempo bussarono.

Thomas sospirò.
«Aspetta!»

Urlò Tom, riferendosi alla persona che aveva bussato.
«Poi vai da lui, digli che avrà uno dei pub che abbiamo tolto agli italiani e se resterà con i russi per quattro settimane, con le orecchie aperte. Intesi?»

I due annuirono in modo convincente e poi fece entrare chi aveva bussato, rivelando Lizzie.
Quest'ultima prese parola senza perdere tempo.

«Il comitato esecutivo del sindacato degli allibratori è pronto a ricevervi.»

Feci per andarmene ma Thomas mi bloccò dal polso.
«Prima vieni tu. Andiamo in camera, forza.»
Tom salutò i ragazzi e nel frattempo salimmo in camera mia.

Indossai delle calze, così da non sentire più freddo, e poi diedi tutta la mia attenzione a Tom.

«Bene. Sia chiaro: io e la russa non stiamo insieme.
C'è altro?» Risi di gusto.
«Davvero credi di sistemare le cose così?»
Tom mi guardò per qualche secondo, poi si avvicinò lentamente, fino a rimanere con pochi centimetri di distanza dal mio viso.

«So cosa ti ha detto Grace prima di andarsene e so anche che è così. Ma io non posso e non voglio farti del male.»

I suoi occhi divennero lucidi come i miei, mentre il suo indice affondava nel mio petto e la sua fronte era appoggiata sulla mia.
«Non voglio ridurti come me. Non è il tuo posto, quello affianco a me.»

Cercai di far combaciare le nostre labbra, ma lui si ritirò prima che fosse troppo tardi.

Abbassai la testa e serrai gli occhi, al suono dello sbattere della porta.
Così mi fece ancora più male. Ancora di più.

***

Per cena Polly mi chiamò ed io scesi con tutta la calma del mondo, ma sentendo che c'era qualcosa che non andava.
Afferrai una sigaretta da John e la accesi con mani tremanti.

«Tutto bene sorellina? Sei rimasta in camera tutto il giorno.»

Annuii, senza ricambiare il suo sguardo.
«Sai se Thomas è tornato a casa?»
Johnny aggrottò le sopracciglia, quando posai gli occhi sui suoi.

«Conosco quello sguardo.»

In quel momento suonarono al telefono e, quando Polly rispose mi voltai di scatto.
«Rose!»

Mi affrettai nel raggiungerla.
«La domestica di Thomas mi ha detto che lui ha bisogno di te.»
Dopo quelle quattro, fottutissime parole, presi la macchina e corsi da lui.

Quando arrivai la domestica si fece trovare davanti all'ingresso e mi fece cenno di seguirla, anche se sapevo la strada a memoria.

Ed eccolo lì. Mezzo morto su una poltrona del suo ufficio.

«C'è la signorina Shelby.»

Tom mandò la testa all'indietro e mentre la domestica ci lasciò da soli, io raggiunsi mio fratello.
«Thomas, guardami.» Non ebbi il tempo di dire altro che le nostre labbra si incontrarono in un bacio pieno di bisogno e di passione.

Quando ci staccammo lui sospirò, riaprendo gli occhi lentamente e posandolo sui miei, mentre mi stringeva dai fianchi e cercava di farmi stare comoda, seduta sulle sue gambe.

«Sto pagando le conseguenze dello zaffiro, non so cosa aspettarmi.»

La sua fronte si appoggiò sul mio seno, facendomi sentire tutta la stanchezza che aveva nel corpo.
Richiamò la sua domestica e la donna tornò indietro.
«Fammi preparare la macchina, devo andare a Londra.»

Aggrottai le sopracciglia, senza staccare lo sguardo da lui.

«Cosa? No. Te lo scordi!»

Ovviamente non mi diede retta.
«Prima, però, voglio un the.»
Dopo aver chiesto il permesso, la domestica andò a fare ciò che le fu chiesto.

Thomas afferrò il telegrafo e compose il numero di Arthur, chiedendogli di una lista di cui non ne sapevo nulla, ma comunque riguardava il colpo sui russi.
Poi chiese ad Ada di organizzare un incontro con qualcuno dell'ambasciata sovietica.

Poi chiuse il telegrafo e mi guardò, accarezzando i miei fianchi.

«Hai da fare, per stasera?»

Scossi la testa.
«Potresti restare con Charles? Io devo concludere questo affare.»

Sorrisi. «Certo che posso.» Con un gesto della mano gli spostai i capelli sudati dalla fronte, dove depositai un bacio delicato.
«Grazie, Rosie.»

***

Angolo scrittrice

Che ne pensate come regalo per la befana?😏
Auguri a tutte!💓

A f***ing mess 3 || Peaky BlindersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora