Capitolo 5

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Non saprei contare con esattezza quante volte scherzammo come bambini quel pomeriggio.
So solo che mi sentii bene, che risi con gusto per la prima volta dopo tanto tempo.
"Dai, si è fatto tardi. Ti accompagno io a casa", disse lui alzandosi dal tappeto sul quale eravamo seduti entrambi.
"Non c'è problema, prendo la metro. Stai tranquillo"
"Non se ne parla neanche, te lo scordi che ti lascio in metro da sola con il buio invernale. Dove abiti?", mi chiese curioso.
"Non so se sai dove si trova esattamente, è un quartiere poco conosciuto. Calvairate. Ripeto, non ti preoccupare che ci riesco ad arrivare piano piano"
Feci per prendere la borsa e iniziare a incamminarmi verso la porta quando lui mi fermò delicatamente prendendomi il braccio.
"Lo conosco bene come quartiere, anche troppo. Non ti lascio tornare da sola. Non te lo sto chiedendo", disse con uno sguardo piuttosto serio.
Rimasi stupita dal gesto, ma alla fine accettai il passaggio.
Una volta usciti, salimmo sulla sua macchina.
L'inizio del viaggio fu diverso da come me lo aspettavo, Mirko non proferì mezza parola e si limitò ad osservare la strada innanzi a sè lanciandomi ogni tanto qualche occhiata fugace.
Ebbi paura di aver fatto qualche gaffe, probabilmente riguardo qualcosa a cui non diedi peso ingenuamente.
All'improvviso si girò di scatto verso di me.
"Come mai non mi hai detto prima che abitavi a Calvairate?", chiese.
"Non pensavo fosse così importante sapere dove abitassi"
"Non è questione di importanza. Al di là che lo sia o meno, davvero pensavi di tornare da sola?"
Strabuzzai gli occhi, non capivo se si stesse incazzando o cosa.
"Si, mi è capitato altre volte di dover tornare da sola di sera e non mi è mai successo nulla. Non capisco dove sia il pr-"
"Il problema è che di sera, in una zona come quella, non è il massimo che una ragazza giri da sola. Ok?", disse alzando il tono di voce.
Non riuscii a crederci, stavamo davvero litigando per una questione così banale?
Rimasi in silenzio a guardare fuori dal finestrino, non mi capacitai di quella sua uscita improvvisa.
Mi riteneva stupida per caso?
Ero consapevole che fosse una brutta zona, ma la sua reazione mi sembrò esagerata e non trovai la forza di chiedergli ulteriori spiegazioni a riguardo.
Arrivammo all'indirizzo che gli diedi, prima che scendessi dall'auto però mi sentii dire:
"Alice aspetta, per favore"
Mi voltai verso di lui.
"Che c'è? Vuoi darmi la mano fino alla porta? Sono due metri scarsi, penso di poter sopravvivere"
Lui ignorò il mio tono, forse un po' troppo aggressivo, e proseguì.
"Sono stato un idiota prima, ti chiedo scusa"
La mia espressione si fece più morbida e decisi finalmente di guardarlo in viso.
"Nessun problema, non fa nulla"
"Invece fa. Non voglio che pensi che non ti ritenga sufficientemente sveglia per cavartela da sola. Però davvero, è una zona di merda questa e specialmente di sera.
Anni fa abitavo qui, esattamente due vie più indietro di dove stai tu.
Una sera ero a casa con la ragazza con la quale mi stavo sentendo all'epoca, litigammo, ma di brutto proprio. Io ero molto incazzato, era un periodo piuttosto brusco e ammetto che non sapevo gestire affatto la rabbia. Lei giustamente ci rimase male, iniziò a piangere dopo la mia sfuriata e uscì di casa sbattendo la porta.
Non sapeva nulla di questa zona e io ne ero consapevole, ma ero così tanto coglione ed orgoglioso che decisi di lasciarla vagare da sola di notte.
Dopo qualche ora Falco, un mio caro amico, mi chiamò al cellulare per dirmi di correre in ospedale perché lei era stata derubata e nell'attimo era caduta sbattendo violentemente la testa contro il marciapiede.
Se la cavò eh, ma non hai idea di quanto io mi sia sentito uno schifo. Mi sono fatto schifo per un bel po', a dirla tutta.
Rimasi con lei tutta la notte e in quel bagno minuscolo della camera mi misi a piangere.
Per la prima volta nella mia vita, piansi."
Finì il racconto con poco fiato, gli occhi lucidi e lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
Non riuscii a dire mezza parola, lo abbracciai istintivamente.
Lui mi strinse forte, quasi a volermi far capire che in quel momento fossi l'unico sostegno a cui riusciva ad aggrapparsi.
"Mi dispiace tanto. Per tutto", gli sussurrai.
Lui scosse la testa e si staccò dall'abbraccio.
"Non fa niente, stai tranquilla. Non avrei dovuto tirare fuori questa storia, non mi piace per niente pensare al passato. Questa volta però ne avevo bisogno".
"Tranquillo, con me puoi sfogarti", gli dissi accarezzandogli il viso.
"Ti prometto che non succederà di nuovo, puoi stare sereno adesso", aggiunsi.
Lui sorrise, scese dalla macchina e mi aprì la portiera.
"Grazie", mi disse abbracciandomi forte un'ultima volta.
"Buonanotte Mirko, quando vuoi fatti sentire. A me fa solo piacere", dissi.
"Certo, buonanotte a te occhioni", rispose salutandomi.
Rimase a guardare fino alla fine che entrai in casa, chiusi la porta e misi fine a questa lunga giornata buttandomi su letto.
Tempo due secondi e mi ritrovai Lia sul bordo impaziente mentre saltellava chiedendomi di raccontarle ogni dettaglio.
Risposi mugugnando cercando di spiegare i momenti più interessanti mentre la mia faccia era schiacciata contro il cuscino.
Finimmo di parlare e andammo a dormire.
Non riuscii facilmente a prendere sonno, avevo l'immagine di un Mirko devastato stampata davanti ai miei occhi.
Decisi di andare in cucina per prepararmi una tisana, nella speranza di poter favorire il sonno in un qualche modo.
Dalla finestra notai due figure al di fuori che sembravano discutere in maniera piuttosto animata, così decisi di aprire appena appena le griglie per poter avere una visione più chiara.
"E così hai una nuova fiamma eh Martorana?"
Sentii dire dal ragazzo più alto.
Mirko era ancora lì?
Cercai di sporgermi il più possibile per cercare di intravederlo almeno, ma nel buio tutto sembrava vago.
Riuscii a sentire solo le loro voci e subito riconobbi quella di Mirko.
"Non è la mia nuova fiamma, ma tu azzardati a toccarla e giuro che torno qui solo per spaccare la tua faccia di merda"
"Come sei diventato aggressivo, ti sei già dimenticato quanto ci siamo divertiti in passato proprio qui? Vorresti una rinfrescata in memoria dei vecchi tempi?"
"Lascia stare, non sprecare altro fiato. Con quella roba ho chiuso. Questo posto mi fa schifo esattamente come tutti voi."
"Allora non ti dispiace se una di queste sere lo propongo alla tua amica? No?"
All'improvviso vidi la piccola figura di Mirko scagliarsi contro l'altro ragazzo che cadde impreparato a terra.
"Quanto sei scorretto, non si gioca d'anticipo", disse ridendo il tizio mentre si rialzava a fatica.
"Ti ho detto che la devi lasciare in pace, non sto scherzando. Avete già combinato casini con Sara qualche anno fa e per colpa vostra ha rischiato la vita, però ve la siete cavata come sempre. Tu azzardati a rifare il coglione un'altra volta e giuro che a sto giro vi lasciamo in lacrime. Parola mia e di Mario"
Si allontanò e ripartì in macchina lasciando quel tipo totalmente spiazzato.
Chiusi velocementela finestra e versai l'acqua nella tazza.
Nel giro di poco la mia testa si ritrovò sommersa da mille domande.
Chi era quel tipo? Perché stava parlando di me? Ma soprattutto, perché ha infastidito Mirko?

Mirko o Rkomi?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora