Capitolo 15

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Non riuscivo ad addormentarmi, avevo la testa che vagava da sola in pensieri infinti e sempre più aggrovigliati.
Passavo dal senso di inadeguatezza all'autocommiserazione nel giro di pochi secondi e come paletti rigidi impiantati nella testa avevo sempre loro: mio padre e Mirko.
Mi rigirai ancora una volta tra le lenzuola, ma sfinita decisi di alzarmi abbandonando per quella notte l'idea di riposare.
Vagai per i corridoi della casa dei miei nonni, grazie al cielo l'avevano lasciata in eredità a noi nipoti.
Mi sedetti sul divano e iniziai a rigirarmi nervosamente tra le mani l'anello che Mirko mi regalò, lo osservai per un po' e poi lo levai.
Lo misi nascosto nella ciotola sul tavolino come se, una volta allontanato da me, il ricordo di lui si potesse fare meno pressante.
Non funzionò minimamente, naturale.
Il suo volto era ben stampato davanti a me, con i suoi occhi verdi e la sua barbetta pungente che contornava i suoi dolci lineamenti.
Il cellulare squillò e sobbalzai, era notte fonda e non aspettavo messaggi da nessuno.
Pensi al diavolo e...
Sbloccai rapidamente e finii sulla sua chat:
un audio inoltrato di circa 3 minuti.
'A te'
Ascoltai attentamente ogni singola parola avvolta dalle melodie emesse secondo dopo secondo

🎶 E ho un'amica sola che mi fuma in casa
beve come me, ma non urla mai
Rkomi come si fa la sinfonia si fa da sola
si lava, si lava l'anima-linconia (...)
Alice chi? Cerchi un alibi, al limite
delle altre te.
Vuoi ridere? I tuoi incubi
Vuoi vivere nei tuoi incubi.
Se ti ci metti sai rompere le palle, le porte e sai parlarne senza perdere il controllo come le donne con cui metti a confronto, in stanza lo specchio in para per il tuo corpo (...)

Inevitabilmente piansi, fu più un pianto liberatorio che altro.
Aveva scritto una canzone per me e l'avrebbe messa nel suo disco, non mi sarei mai aspettata che potesse accadere una cosa simile.
Era vero: aveva sbagliato, ma mi mancava e anche tanto.
In quelle parole colsi ogni piccolo aspetto di me, il mio carattere e il mio pensiero.
Aveva fatto centro, era come se fosse riuscito ad assorbire la mia essenza e l'avesse tradotta a parole su un foglio.
Digitai una risposta tentennando per poco
'Incanto, non ti sarò mai grata a sufficienza'
Poi spensi il telefono e iniziai a chiedermi se avessi fatto la cosa giusta.
La vita è una sola e io non volevo più perdere attimi preziosi, quindi si, pensai di aver fatto la cosa giusta e mi sentivo bene con me stessa.
Mi cambiò completamente umore quel messaggio e trovai la grinta di cui necessitavo.
L'orologio marcava le 5:47 del mattino, le prime luci dell'alba iniziavano debolmente a fare capolino tra le fessure delle tapparelle e io chiusi gli occhi riascoltando Alice.
"Alzati dormigliona che dobbiamo andare"
Un braccio mi scosse poco graziosamente per un bel pezzo
"Ma ti vuoi svegliare o no? Alice!"
Mugugnai
"Sei sempre così gentile al mattino?", dissi rivolta a Luca
"Sono le 10 e tra mezz'ora dobbiamo andare da papà, fossi in te mi inizierei a preparare"
Mi alzai di scatto
"Come le 10? Oh cazzo"
"Buongiorno principessa"
Lo ignorai e mi preparai in una manciata di minuti
"Ho preparato il caf-"
"Lo prenderò per strada. Dai muoviamoci!"
Tirai Luca per un braccio, facemmo la salita dietro casa volando e in poco tempo raggiungemmo casa di nostro padre.
Quella grinta di prima svanì tutta d'un colpo e iniziai a tremare
"Ei, non è il momento di scoraggiarsi. Siamo qui e dobbiamo farcela"
La sua voce fu quasi impercettibile alle mie orecchie, sentivo solo il mio respiro farsi sempre più pesante e desideravo scappare.
"Non ce la faccio", mormorai.
"Si che ce la farai"
Quella voce non mi era nuova, ma non feci in tempo a connettere a chi appartenesse e quindi mi girai seguendo lo sguardo basito di Luca.
Mirko era lì.
Avevo bisogno più di un attimo per realizzare tutto, ma le emozioni in quel momento erano troppe e io non sapevo più come gestirle perché erano a pari intensità senza un ordine preciso.
Non sapevo quale delle tante assecondare, così decisi di fare affidamento sul mio istinto cercando di capire cosa desiderassi di più in quel momento.
Non ci pensai due volte e mi lanciai tra le braccia di Mirko che sorridendo mi strinse forte a sè.
Iniziò a lasciare qualche bacio sulla mia testa ripetendomi di stare tranquilla, ma io tranquilla non lo ero affatto e il tremolio non mi abbandonò nemmeno un secondo.
"Scusami, scusami, scusami", ripetè il moro socchiudendo gli occhi
"Non fa niente, ora sei qui", risposi guardandolo per bene come se dovessi ancora realizzare che fossi davvero tra le sue braccia.
Mi diede un ultimo rapido bacio sotto lo sguardo fulmineo di mio fratello, mi feci coraggio e mi incamminai verso l'appartamento seguita da Luca.
Tutto era rimasto uguale, l'atrio buio e infinito che bisognava percorrere per raggiungere il pianerottolo e quell'odore misto di lavanda e mare.
Suonai il campanello e lui comparve sulla porta con un'espressione piuttosto incredula.
"Ciao papà", dicemmo all'unisono.
Ci fece accomodare all'interno esitando inizialmente, ma senza proferire una parola.
La casa era in disordine, con qualche bottiglia di vetro aperta gettata in un angolo coperto da uno straccio.
Il mio sguardo si rivolse verso quella che fu la nostra stanza, un insieme di poster e figurine di calciatori appesi al muro e qualche disegno tenuto su da scotch ormai ingiallito.
Guardai fisso negli occhi mio padre provando a trovare lì qualche segno di amore.
In realtà ci vidi solo tanta tristezza e rammarico, cosa che notai anche dal suo atteggiamento mentre Luca gli spiegava quali fossero le nostre intenzioni.
Era schivo, freddo e molto insicuro di sè.
Finalmente ricambiò lo sguardo e parlò osservandoci entrambi.
"Mi siete mancati, pensavo vi foste dimenticati del vostro inutile papà"
Luca gli strinse la mano e io lo osservai ancora un po' senza fare nulla.
"Il pensiero è stato reciproco", dissi flebilmente.
Luca mi incenerì con lo sguardo per poi porre una toppa al silenzio imbarazzante che era sprofondato.
"Ci piacerebbe recuperare i rapporti con te. Sei la nostra famiglia"
Mi alzai d'istinto e andai ad abbracciarlo, era giunto il momento di mettere da parte ogni rancore e guardare al futuro con un'aria decisamente diversa.
Luca rimase sorpreso quanto papà, ma in meno di dieci minuti ci ritrovammo in una sorta di abbraccio famigliare con le lacrime agli occhi.
Mi sentii più leggera, ma non abbastanza per poter spiccare nuovamente il volo.
Lasciai i due uomini soli scusandomi per dirigermi in strada sperando di ritrovare ancora Mirko.
Mi guardai più volte attorno, sembravo spaesata.
Non lo vidi da nessuna parte e la rassegnazione ormai si fece sempre più forte.
Tornai nella casa dei nonni per rimettere l'anello e poi corsi per i vicoli vicini chiedendo informazioni a qualche proprietario dei negozi nascosti provando anche a bloccare qualche ragazzino nella speranza che qualcuno di loro lo avesse notato, ma zero.
Arrivai più o meno fino al porto, mi sedetti su una panchina e sbloccai il telefono pregando di trovare qualche suo messaggio, ma tutto fu inutile.
"Davvero pensavi ti avrei lasciata sola in un momento come questo anche se mi odi?"
Mi girai di scatto e lo vidi in tutta la sua meravigliosa e delicata luce spuntare da una stradina.
Mi raggiunse e poi si mise in ginocchio davanti a me.
"Ma cosa fai, tirati su" dissi sorridendo imbarazzata
"Oh ma insomma hai sempre parlato tu in questi ultimi giorni, stai un po' zitta e fammi fare"
Scossi la testa rassegnata, ma con un sorriso enorme stampato in viso.
"Non so cosa ti abbia detto Sara, nè tantomeno quale idea malsana tu ti sia fatta quella sera.
A malincuore posso affermare di essere troppo sensibile e di non saper mai dire di no o dire scusa a modo. Però ringrazierò sempre questo mio lato emotivo perché mi ha permesso di conoscere te che sei per me l'essenziale.
Non importa più se non mi credi, non ho bisogno che passi altro tempo per capire che la persona giusta per me sei sempre stata solo tu.
Spero tu possa perdonarmi"
Lo guardai ancora a bocca aperta
"Certo che ti perdono, vieni qui", risposi poi con occhi lucidi.
Lui tirò un sospiro di sollievo e si alzò barcollando un po' impacciato
"Dobbiamo dirci molte cose io e te", aggiunse poi sorridendo tra le mie braccia.

Mirko o Rkomi?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora