Capitolo 21

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Mirko's pov

Ormai non facevo più caso a nulla, tutto mi sembrava inutile.
L'unica cosa che davvero desideravo era che lei tornasse qui, a casa nostra.
Avrei voluto che le cose fossero andate in un modo diverso, ma probabilmente era giunto il momento di iniziare ad accettare di non essere proprio il tipo di persona in grado di avere una relazione e probabilmente la ragione risiede nel nel fatto che mai nessuno intorno a me sia stato in grado di farmi credere che l'amore esistesse e fosse una parte fondamentale della nostra vita,  in primis mio padre.
È un mio limite: non riesco mai a concludere in modo positivo una storia, tutto qui.
Alice aveva quel qualcosa che mi spingeva ad andare oltre quel pensiero che mi porto appresso da sempre, mi aveva fatto ricredere più e più volte, tanto che avevo già pensato a organizzare il mio futuro con lei.
Ma come fai a pensare in modo stabile ala tua vita se questa è fatta di imprevisti che te la mandano a puttane da un momento all'altro?
Sensibilità.
Ecco di cosa ci sarebbe bisogno: più sensibilità.
Dovremmo capire che le fragilità di qualcuno fanno parte del loro essere, non sono colpe, ma solo puri punti deboli.
Mi ero illuso di aver trovato la prima persona che avesse capito il mio punto debole, che avesse capito Mirko.

Non avevo voglia di uscire, Mario si presentava occasionalmente per controllare che fossi ancora vivo e ogni tanto anche Simone faceva lo stesso, ma con lui le cose erano cambiate dopo quella discussione circa il lavoro.
Non me la sentivo di parlare con qualcuno.
Non avevo voglia nemmeno di scrivere.
Ascoltavo musica tutto il giorno, ma mi scivolava addosso come se niente fosse.
Quella sera decisi di ordinare qualcosa da mangiare dopo giornate di digiuno, al suono del campanello mi alzai a fatica dal letto sul quale passavo ore disteso a fissare il soffitto contando i minuti che passavano.
"Disturbo?"
Quando alzai la testa e la vidi lì davanti, in tutta la sua luminosa e delicata bellezza, rimasi senza fiato.
Non dissi nulla, la guardavo e basta.
"Se è un problema torno dopo", disse allontanandosi.
Allungai la mano verso la sua per fermarla, lei la fissò a lungo e poi mi guardò negli occhi.
Non erano più così grandi come ricordavo e in quel momento mi domandai cosa fare.
Allora risposi "No. Dimmi"
"Avrei bisogno di parlarti"
Mi spostai leggermente per farla accomodare
"Avevi le chiavi", dissi in modo freddo.
Lei mi ignorò
"Avrei voluto venire prima, ma.."
"Avevi le chiavi", dissi nuovamente interrompendola.
"Cosa vuoi insinuare?", chiese guardandomi con la sua tipica espressione da sfida.
Era testarda e un tempo le avrei tenuto testa molto volentieri, più per il gusto di vederla sorridere soddisfatta a fine discussione che altro.
Quella sera però tutto era diverso.
"Saresti potuta venire quando ti pareva, il fatto che tu non l'abbia fatto e abbia aspettato quasi tre settimane mi fa riflettere"
Forse il mio tono suonava troppo rigido in quel momento, ma sentivo di dover dare sfogo a tutta la rabbia repressa dell'ultimo periodo.
"Non l'hai fatto e ogni giorno mi sono chiesto il perché. Alla fine ho pensato non te ne fregasse più nulla di me e allora ho iniziato a farci l'abitudine. Mi sono abituato a stare senza di te e ora come ora sono solo incazzato perché mi hai spinto a fare l'unica cosa che non avrei mai voluto accadesse.
Ti ho sempre difesa a spada tratta da chi osava ritenerti una mera distrazione, ho sempre pensato prima a te, ho voluto che tu venissi prima di ogni cosa.
Incomincio a pensare che probabilmente mi sono sempre sbagliato a considerarti diversa dagli altri"
Feci una breve pausa, giusto il tempo di riprendere fiato.
Lei mi fissava con uno degli sguardi più tristi e vuoti che abbia mai percepito in lei.
"Quindi no, non mi disturba se ti presenti qui per parlarmi. Mi disturba che hai aspettato fino ad adesso per farlo e mi disturba ancora di più che io ti abbia aspettata ogni singolo cazzo di secondo di ogni giornata perdendo tempo.
Ti informo che da oggi non ho più intenzione di sprecarne altro"
Non disse neanche mezza parola, vidi solo che stava trattenendo con forza qualche lacrima e mi sentii male.
Mi iniziò a girare forte la testa.
Sentivo questo bisogno di abbracciarla per rassicurarla farsi sempre più pesante, ma dall'altra parte l'orgoglio mi richiamava all'attenzione.
Questa volta avrei dovuto farlo vincere, a costo di perdere tutto.
Per la prima volta pensai a me.
Mi faceva male il petto da quanto batteva veloce il cuore e iniziai a non sentire più nulla.
L'ultima cosa che ricordo era la sua figura prima silenziosa e poi atterrita inginocchiata vicino a me.
Poi il buio.

Amicii, eccomi tornata con il capitolo 21 della nostra storia!
Scusate l'assenza, ma è stato un mese davvero terribile.
Ora che finalmente posso dedicarmi alla scrittura sono felice di poter tornare con qualche sorpresa :)
Fatemi sapere sempre che ne pensate e se vi sta piacendo!
Vi auguro una buona serata

A. ❤️

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