Quella mattina uscii di casa presto e piuttosto di fretta.
Avvisai Lia che ci saremmo trovate direttamente in università, senza la solita tappa della colazione per quel giorno.
In realtà andai al bar, ma solo con la speranza di trovare Mirko.
Avrei potuto avvisarlo e chiedergli di passare, però ebbi timore di risultare troppo pesante e così mi ritrovai seduta al tavolino a scrutare ogni cliente per cercarlo.
Dopo circa mezz'ora, persi le speranze e mi alzai per andare a pagare il caffè che avevo ordinato con l'intento di dirigermi a lezione e riprendere la mia solita routine, lontana da tutto e da lui.
Chi era Sara? Chi era quel tipo?
Non riuscivo a fare altro se non a chiedermi ininterrottamente queste cose.
"Ei ciao, lascia stare che le pago io il caffè", sentii dire improvvisamente.
Mi girai e lo vidi dietro di me con il braccio allungato verso la cassiera intento a pagare.
Lo ringraziai, ma rimasi subito in silenzio limitandomi ad osservarlo.
Lì in piedi, dentro al bar, come fossi un palo.
"Ciao Mirko come stai? Dormito bene? Penso di essermi dimenticata di chiederti se avessi voluto fare colazione con me, però devo dire che ci vedi lungo! Sapevi sarei venuta qui!", disse lui ironicamente per cercare di provocare anche la più stupida delle reazione da parte mia.
Cercai di uscire da quello stato vegetativo in cui mi trovavo giusto per rispondergli a tono.
"Ciao Mirko, perdonami, come stai?", dissi con tono piatto.
"Io sto bene, qui quella che sembra stare una chiavica sei tu, ma che ti è successo?", disse prendendomi sottobraccio per portarmi fuori dal bar.
"Non ho dormito bene", risposi velocemente.
"È successo qualcosa? Devo sapere qualcosa?"
"No tu non devi sapere nulla, forse sono io quella a cui dovresti dare delle spiegazioni", dissi alzando di poco la voce per poi guardarlo dritto negli occhi.
"Frena un attimo, non sto capendo", rispose confuso.
"Si certo", dissi seccata per poi girargli le spalle e incamminarmi verso l'università.
"Aspetta un secondo, Alice", disse lui cercando di bloccarmi il passaggio
"Se non mi dici di cosa stai parlando non capisco", aggiunse con un tono dolce e pacato cercando di accarezzarmi la guancia.
"Chi è Sara?", gli chiesi.
Lui si bloccò.
Ritrasse la mano che aveva portato sul mio viso e rimase in silenzio.
"Quindi?", dissi.
"Dove l'hai sentito?", mi chiese.
"Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda"
"Hai per caso assistito alla mia scenata di ieri sera?", chiese piuttosto alterato.
"Sai com'è, eri fuori casa mia"
"E questo ti da il diritto di farti i cazzi miei?"
"Ti stai incazzando perché ho origliato?"
"Vedi tu", disse allargando le braccia
"Mi puoi dire chi era quel tipo almeno? Perché lo hai spinto? O almeno dimmi perché mi ha tirata in mezzo e che cosa vuole da te!", dissi spazientita.
"Non sono tenuto a dirti proprio un bel niente. Ti ha tirata in mezzo solo per provocarmi e come avrai ben sentito l'ho già sistemato per quello. Per il resto, ciò che riguarda me e quel tipo non sono affari tuoi. Il mio passato non è affar tuo. Chiuso"
"Ah bhe logico, quando ti ha fatto comodo però lo hai tirato fuori il tuo passato eh?"
"E secondo te questo ti da improvvisamente il diritto di sapere tutto della mia vita? Non sei la mia psicologa"
"Tutto no, ma non mi dispiacerebbe sapere qualcosa di te, dato che avevamo deciso di fare le cose con calma tra di noi. O sbaglio?"
"Ma è la mia vita e tu non c'entri", disse alzando il tono della voce.
Rimasi spiazzata da quella risposta.
Probabilmente lui si accorse di ciò che aveva detto e cercò di porre rimedio subito.
"Non intendevo quello"
"No non importa", dissi riprendendo a camminare
"Alice, ti prego, possiamo riparlarne con calma? Magari quando hai finito lezione oggi"
"No", risposi secca.
"Anzi sai cosa ti dico? Hai ragione. Io non c'entro nulla con te. Tu sei famoso, hai la tua vita e i tuoi spazi, è giusto che tu li mantenga senza distrazioni. Peccato, perché prima di Rkomi avrei voluto conoscere Mirko. Ti pensavo diverso, ma forse mi sbagliavo.", aggiunsi per poi andarmene.
Lui non disse nulla, rimase fermo in mezzo a quella piazza.
Io svoltai l'angolo e non lo vidi più.
Pochi metri dopo trovai Lia già pronta ad entrare in aula.
Le chiesi di restare fuori almeno per la prima lezione e ne approfittai per sfogarmi con lei.
Le raccontai dell'episodio di ieri sera e della litigata di prima.
"Certo che lui è proprio strano. Prima si confida con te e poi ti dice di non impicciarti nella sua vita. Deve fare pace col cervello", mi disse mentre accendeva una sigaretta.
Scesi dal muretto sul quale eravamo sedute e iniziai a guardare le nuvole in cielo.
Avrei voluto sentirmi come loro, così libera.
"Non ti nascondo che mi è sempre parso un tipo complicato, Lorenzo è già diverso da lui ad esempio", mi disse Lia richiamando la mia attenzione.
Sorrisi maliziosamente
"E così Lorenzo è diverso eh?", ammiccai
"Dai piantala scema, è carino e potrebbe interessarmi se è questo che ti interessa", rispose lei
"Caspita, Mirko aveva proprio ragione", dissi guardandola
"Oh ma ancora con sto Mirko? Direi che per oggi ne hai avuto anche abbastanza, fino a che non si rende conto e capisce cosa vuole dalla vita io fossi in te eviterei di farmi trattare ancora come uno zerbino"
"Non lo so, mi sembrava volesse fare sul serio. Non voglio credere di essere stata l'ennesima ragazza banale di cui ogni tanto ha bisogno. A quanto pare però dovrò ricredermi", sospirai amaramente.
"Dai vieni qui", disse lei aprendo le braccia e avvolgendomi in un abbraccio caloroso
"Stasera ci mangiamo il nostro gelato preferito, quello vicino a casa che ha tutti i gusti strani e che ti piace tanto mentre guardiamo un film. Ecco, magari non d'amore"
Sorrisi e ricambiai forte quell'abbraccio.
Entrammo poi nelle rispettive aule e nel giro di qualche ora, tra mal di testa repentini e momenti interminabili di noia, finimmo entrambe le lezioni della giornata.
"Non ne potevo più, un'altra ora di spagnolo e mi sarei sparata. Ti giuro", disse Lia
"Oh puoi dirlo forte, anche a me hanno prosciugato l'ultima goccia di voglia di vivere che mi era rimasta a suon di letteratura greca. Non sei la sola"
"Oh oh, non girarti", mi interruppe lei.
"Che cosa?"
"Non girarti!", disse spingendomi avanti senza darmi spiegazioni.
"Ma che stai facendo sei impazzita?"
"Alice!" sentii chiamare.
Quella voce, anche tra mille l'avrei riconosciuta.
Mi girai cercando di spostare Lia e lo vidi fuori nella piazzetta.
Mirko era lì, probabilmente aveva aspettato in zona tutto il pomeriggio che finissi lezione.
Guardai la mia migliore amica in panico.
"Io ti avevo avvisato", disse lei alzando le mani
Intanto il moro si avvicinò deciso.
"Alice ti devo parlare, non mi interessa se non vuoi ascoltarmi. Voglio chiarire", disse una volta arrivato davanti a me.
"Io vi lascio soli, ci vediamo a casa. Fai presto, abbiamo un impegno!", disse Lia
In quel momento avrei voluto solo sprofondare sotto metri interminabili di terra, piuttosto che stare ad ascoltare delle scuse banali.
"Senti, sono stravolta. Non mi va proprio di riaffrontare l'argomento e poi mi sei sembrato già piuttosto chiaro prima. Non c'è bisogno di aggiungere altro", dissi guardandolo con gli occhi lucidi.
"Ho bisogno di te. Non te ne andare, per favore, almeno tu. Ho sbagliato, non dovevo dire quello che ho detto. Non lo penso, lo sai bene quanto sia difficile per me esternare qualcosa. Ho davvero tanta paura di combinare uno dei miei soliti disastri e non voglio. Non voglio mandare a puttane per il mio solito atteggiamento un qualcosa che sento potrebbe essere meraviglioso. Non faccio altro che pensare a te, ripenso a quando sei entrata nella mia vita con quel tuo modo buffo di atteggiarti, quegli occhioni curiosi e la tua sbadataggine. Questa volta mi sento amato, mi sento completo, mi sento Mirko.
E si, ti amo. Ti amo e non ho paura di dirtelo. Ti prego, ti spiegherò tutto, ma tu fidati di me."
Non risposi.
Mi avvicinai a lui e lo baciai.
Uno di quei baci pieni di amore, di voglia di gridare quel 'ti amo' sussurrato l'attimo prima.
Non ci pensò due volte a ricambiare stringendomi a sè e io mi sentii protetta dalle sue braccia.
Finalmente, dopo anni passati a cambiare città, appartamenti e amici, capii cosa volesse dire la parola 'casa' in quell'istante che sembrò durare un'eternità.
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Mirko o Rkomi?
Fanfiction"Ripenso a quando sei entrata nella mia vita. Con quel tuo modo buffo di atteggiarti, quegli occhioni curiosi e la tua sbadataggine. Questa volta mi sento amato, mi sento completo, mi sento Mirko."