MATTINATA* 1

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In conseguenza ai fatti del giorno prima, con una o due polpette tuttora ancorate al piloro, avendo dormito male e viaggiato peggio per il caldo insolito ma tuttavia puntuale secondo sua abitudine, Hans Kleim raggiunse la domenica mattina il parcheggio della stazione di S.

Sceso dall'auto si ritrovò a percorrere gli stessi luoghi divenutigli familiari all'epoca dell'Università ma ai quali da un pezzo non aveva occasione di far ritorno. Non gli sembravano tanto cambiati, anzi poteva riconoscerne gli odori, i rumori, oltre alla consueta combriccola turistica che la cittadina, nel fine settimana, usava richiamare.

Invece, essendo festa, mancavano i pendolari. Non c'erano gli studenti che avevano preso il suo posto ad inseguire trafelati e libri in mano, le tradotte già avviate o ad attendere coincidenze per ore lunghe, vuote e pazienti... Altra novità: la zona dell'atrio sulla sinistra di chi entrava, quella dedicata alla sala d'aspetto, era interessata dal progetto di ristrutturazione ed attualmente mostrava un cantiere transennato. Chiuso, sempre per via che era domenica.

Mentre scendeva le scale del sottopassaggio, Hans cercava di focalizzare se partendo da casa avesse fatto tutto come si doveva: chiusa l'acqua - spento il gas, e insomma quel genere di cosette che: quando sei da solo Hänsel, non devi mai trascurare mai, come diceva Mutti.

Poi c'era il rametto d'agrifoglio: quello bisognava aver cura d'incastrarlo per bene nello stipite dell'ingresso. "Così ti accorgerai subito se qualcuno ha cercato di entrarti in casa!"...Con questi zingari a girare sempre nei dintorni poi... Non era più come una volta. Non c'era più da star tranquilli!

"Non entrerà nessuno in casa, mamma" soleva lagnarsi Hans in simili occasioni. "Ho quasi trentacinque anni, non pensi possa cavarmela anche da solo per un po'?!"

Si figurava col pensiero la mamma che gli sorrideva:

[Sei un bravo ragazzo Hansi caro].

Sì, Davvero un bel e bravo ragazzo. Difatti sua madre non si raccomandava mai con lui, come invece faceva la sua amica Julia col proprio figlio Ralf: quaranta suonati, impenitente scapolone e donnaiolo, di non portare in casa ragazzacce durante la sua assenza.

Mutti però, non lo riteneva necessario con Hans, e se qualche volta le era scappata una cosa simile, l'aveva detta solo per emulare ["scimmiottare"] la sua amica che esercitava su di lei grande ascendente.

...Ma sì, ma sì. La luce l'acqua il gas. A casa tutto a posto! Si fanno automaticamente quelle cose lì anche senza pensarci troppo. [Gesù, e adesso che cosa gli dico quando me lo trovo davanti questo Klodtz] ... E rieccolo il ritornello.

Anzi quando ci pensi sempre

«È pur la volta che te ne scordi qualcuna!»

....

«Mi scusi. Vado bene per l'Euro-Express delle ore nove dalla Capitale?»

«Sissignore. Segua sempre la galleria fino alla scala del binario quarto!»

L'uomo dell'informazione vestiva un'uniforme da ausiliario e spingeva un carrello con certi utensili per pulire il sottopassaggio. Rispondendo non aveva alzato più di tanto lo sguardo verso il tale, il biondino pallido e mingherlino che l'interpellava.

«Mi scusi, sa... Che lei sappia... Si tratta di un treno esclusivo? Voglio dire per gente ricca, non so... famosa?!»

«Nossignore: un treno comune! Un comune treno dalla Capitale. Se vuole però ha un servizio di ristoro, signore».

Adesso l'interpellato guardava il biondino, ossia Hansi Kleim, con un certo evidente sospetto da dietro il cappello. Un treno per gente famosa, che razza di idea! Certo che se ne vedevano di tipi strani lì in stazione. Come quello là, ad esempio: quella specie di relitto là per terra...

«Ehi Mago». Disse a un tratto l'inserviente inzuppando nel secchio una scopa di straccio: «Provatici con uno dei tuoi incantesimi a spazzar via tutto questo lerciume oggi!» E si allontanò dietro alla sua scia di lumaca, ridendo senza muovere un solo muscolo del viso.

Allora Hansi guardò nella direzione del mendicante.

Colui che era stato apostrofato come "Mago" se ne stava a terra, in un angolo. Nonostante il caldo, era coperto fino al viso da un tabarro tutto nero. Quasi fosse afflitto da gelo atavico, respirando emetteva condensa dal naso.

Vicino a lui vi era una scodella per la questua e immaginette di santi illustri spagnoli: Teresa d'Avila, Ignazio di Loyola... Hansi lo sapeva perché gliene aveva parlato Isotta che era devota ed era stata anche in visita - o pellegrinaggio come diceva - al Santuario di Compostela. Isotta però non aveva mai svelato cosa avesse chiesto e cosa offerto in cambio. Non s'avvera, non s'avvera sennò, diceva. E si faceva tutta vergognosetta.

Il mendicante - ora Hans lo vedeva meglio - teneva in grembo un piccolo oggetto: una sorta di statuetta, forse un carillon, ove le dita contorte, celate in parte da guanti tagliati alle falangi, tessevano l'ordito di una cupa e luttuosa melodia.

Hansi restò a guardare ancora per un po', suggestionato dalla singolare impressione che anche l'altro, malgrado tenesse gli occhi bassi, lo stesse in qualche modo osservando.

A un tratto un sudore freddo gli attraversò la spina dorsale, sicché n'ebbe un brivido. Pure gli si era chiuso un orecchio, forse perché si trovava più in giù del livello della terra.

Il rombo di un treno in arrivo sopra la sua testa, il conseguente tremolio di tutta la struttura, fecero sì che si risvegliasse in parte dal torpore.

Sicché le scarpe e i polpacci di Hans Kleim passarono infine oltre il Mago.

Assieme ad una mezza dozzina d'altre scarpe, d'altri polpacci, incuranti.

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