Adesso sono risaliti all'atrio della stazione. Oltre i pesanti portoni di ferro battuto e vetro smerigliato s'intravedono i giardini all'esterno: gente che entra, gente che esce.
I suoi amici stanno sempre davanti a Hans. Herbie Klodtz deve avere ancora molto da dire alla sua sottiletta elettronica perché si ferma, s'appoggia, punta il tacco dello stivale Camperos contro la ringhiera ma non smette mai di parlare. Poney invece si vede che s'annoia e impiega il tempo facendo le boccacce ai tipi fighi sui cartelloni pubblicitari.
Hansi posa a terra le valigie e a un tratto si sente spossato. Sta guardando verso l'ala dell'edificio in ristrutturazione. La nenia del Mago non smette. Anzi In quel momento l'avverte più forte. Ma non arriva dal sottopassaggio, nemmeno dalla sala d'aspetto. È simile ad un acufene, qualcosa che sta dentro la sua testa chissà dove. Con due dita lui si tura il naso e poi ci soffia. Un colpo secco, una breve vertigine del labirinto. Hansi pensa di cadere.
Tutt'intorno al cantiere ci sono le transenne. Dietro quelle soltanto detriti e attrezzi da lavoro a riposo. La sala d'aspetto è ancora in piedi sì e no, Hansi vuole andare proprio lì, se ne sente attratto. Supera le barriere, i cartelli di Keep-Out e non gli sembra neanche di muoversi.
Il bagaglio di Herbie l'ha lasciato dietro di sé. Santo cielo Hansi, devi tornare indietro: devi tornare a prendere le sue cose. Invece procede in avanti. Nulla del suo corpo dà più retta alla sua mente. È come quando Isotta lo bacia a lungo sul collo: una spirale entro cui sprofondare lentamente, l'impossibile controllo d'ogni reazione.
Quella forza che ti spinge ad abbandonarti allora, è una morsa pericolosa, Hansi. Per questo il cuore ti batte forte all'impazzata. È un segnale di pericolo. Un atavico, genetico avviso che t'arriva dalla notte dei tempi. È la scimmia che è stata prima di te, che ha dedotto il rischio dall'esperienza. È il tuo istinto di conservazione: Torna indietro Hänsel!... Hans avanza e non dà retta alla scimmia. I cocci del vecchio pavimento si infrangono sotto le sue suole con i colpi smorzati e secchi della ghiaia.
Quando entra nella sala d'aspetto lo capisce perché il brusio dell'atrio resta dietro di lui. La porta si richiude con un tonfo ed è il silenzio. Non c'è luce a parte spiragli di sporadiche fessure.
Qua e là le pareti scrostate mostrano trame di mattoni come viscere scoperte. Si accavallano odori. Il primo è quello della calce con l'altro gemello del sudore degli operai. Il secondo appartiene alle storie che si sono incrociate qui nei tempi.
Il terzo odore è il tanfo desolato dell'abbandono.
Il Mago lo puoi trovare dietro la fila delle seggiole divelte, seduto a terra e avvolto fino al naso nel tabarro tutto nero. Sotto il manto il suo corpo cela una difformità curiosa. Come se ci fosse un pezzo eccedente in lui, o mancante.
La musica, la litania triste del Mago riprende ma per la verità egli non sta suonando. Dinanzi a sé dispone i suoi laceri tarocchi.
«¿Usted quiere al Mago?»
Il volto porta le stimmate della decrepitezza. Ha gli occhi gialli e spettrali di un gufo nella notte: occhi ciechi alla luce e scintillanti nelle tenebre. Ancora Hansi pensa di non essere visto mentre quegli occhi gli si aggrappano proprio dentro. Gli occhi del Mago non vedono come occhio umano vede. Non guardano come altro uomo guarda. Ciò che i suoi occhi vedono è lo spazio di Hans che nemmeno Hansi ha mai visto. Dunque è questo che succede... quando si muore.
«¿Quieres el su Responso, Hombre?»
Le voci che parlano sono due. La prima è il rantolo decrepito della vecchiezza. La seconda un effetto Larsen: un vago disturbo, una interferenza leggera.
La seconda voce è di un giovinetto.
Hansi ora non cammina più se mai ha camminato. Semplicemente sta continuando a muoversi e a vagare. Ha paura ma va avanti lo stesso. Non può fermarsi né fuggire né invocare aiuto: "Sono morto", pensa. La percussione del suo cuore è un gigante. Quelli che dicevano di sapere hanno mentito. Non c'è pace in quella condizione, ma terrore.
Il Mago ora gira le carte. Per ognuna pronuncia una frase e l'eco giovane rimanda.
<La prima carta> «Seis dìas por la Falsedad»
<La seconda carta> «Seis almas en el Olvido»
<La terza carta> «Seis almas en la Execratión»
<La quarta carta> «Sei dias para el Dolor»La quinta e la sesta le volta insieme e dice:
Una única y Sola: Stirpe de tu Sangre! Esta es la palabra que es una y son dos: los sentidos que son dos y estàn en la una. El todo y el nada estàn en el cuadrado mismo. Lo que la Bestia jura la Bestia hace ahora.
Le due voci ora parlano entrambe, la voce vecchia e la giovane:
«ASTRUM NIGRUM ASCENDE DESCENDE»
Scandiscono questa frase insieme per tre volte.
In barba alla distanza siderale, il vecchio gli ha preso la mano, vuole metterci qualcosa. Ciò che sta tra la mano di Hans e il Mago, s'accende e si fa fuoco. Un lezzo di carne bruciata. Le pire sul Fiume, i camini nei Campi. Foreste di braci e grida intrinseche di vite straziate... L'Inferno! Hansi non sa dire quello che vede o sente. Come un coke incandescente quell'oggetto sta penetrando nella carne, con dolore. Hansi urla. Senza emettere suoni o muovere la bocca. Urlano in lui i neuroni i nervi le cellule le vene e i capillari. Ogni millimetro del suo corpo adesso grida di dolore. E il suono terribile va a deflagrare contro le barriere facendole infine scoppiare.
Così Hans torna ad avere coscienza delle sue forme mortali...
La prima cosa che avverte sono due lacrime calde cadergli sulla guancia.
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POLISEMIA 1
HorrorGIORNO I FALLAX/FALLACIA*** Europa, Anno Zero del Terzo Millennio. Un tempo Hansi Kleim aveva un amico. Si chiamava Herbert Klodtz e per una sola indimenticabile stagione egli l'aveva molto amato. Ma poi Herbie era partito all'improvviso, quasi in...