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«Le montagne: impareggiabile sfondo! E poi la chiesetta gialla, la banca rosa, il Municipio affrescato e la fontana chiacchierona. Questo caro Hansi è quel che ho lasciato, e questo in fondo ritrovo».

Con una mano Herbie si toccò dietro l'orecchio in modo da far ricadere gli occhiali nei cui specchi il sole dardeggiava. Con l'altra, stava saggiando il paesaggio intorno a loro: lui stesso e poi Hans, e Poney naturalmente. Tutti seduti all'unico bar del paesello sulla Piazza Centrale.

S'era fatto ben oltre mezzogiorno dopo che avevano lasciato lo studio notarile, perciò i tre amici stavano consumando un frugale pasto: panino con il würstel per i due uomini; Poney invece aveva preferito una variopinta salade con la quale attualmente era alle prese.

«Non sono cambiate di molto le cose qui».

«No, Hans, difatti non sono cambiate. Ah, e quello...», indicò col dito:«quello è il posto dove lavori tu?»

«La banca-rosa, intendi?! Esatto è proprio lì che sto adesso».

«Come tuo padre insomma».

«Sì, infatti, come lui».

«E il tuo paparone com'è che sta?»

«Ah, ecco... È morto».

«Accidenti. Non sai quanto mi dispiace, Hans. Ti capisco. Anche io ci sono passato sai? È già tanto tempo fa».

«Sì. L'ho saputo».

«Però... Peroò... Potevi... Accidenti! ...Però potevi anche farmelo sapere di tuo padre, Hans».

«Anche tu, del tuo, potevi».

«Già».

Herbie si schiarì la voce.

«Ma scusa sai...», riprese. «Scusa sai Hans, ma a parte tutto, com'è che hai deciso di lavorare proprio in un posto come quello? Lo sai che a vederlo così non sembra neanche un granché? Cosa ci depositano lì?... Cip e Ciop e tante ghiande?»

«Hm... Sì. Potrebbe anche darsi». Hansi accennò un sorriso

«Lo dicevo io. Ah ah ah. Così a occhio e croce».

«Vedi, Herb», provò a spiegarsi: «Il fatto è che dopo la laurea, lo so ti sembrerà strano a te, ma io volevo ritornare in paese. Un'opportunità c'era alla banca. Il direttore, il dottor Jürgens, è amico della nostra famiglia, ed anche per papà, sai com'è insomma, mi ha dato una mano. Una volta dentro ho fatto un po' di carriera, coi miei mezzi spero. Mi ritengo abbastanza soddisfatto. Ci sto bello e tranquillo, e poi qui ci sono pur sempre mia madre, mio fratello con la sua famiglia... Dopo la morte del babbo... Non so, mi sembrava importante che si restasse tutti uniti».

«Sì, per tua madre posso capire», concesse Herbert Klodtz. «Pensa che la mia invece si ostina a restare giù in città tutta da sola. Adesso poi non ci vede più tanto bene per via del diabete. Sono costretto a pagare una persona che le stia accanto. Una ragazza, Immacolata si chiama: Imma per far prima. Originaria di quella regione italiana tra i sassi... come si chiama già?!... Apruzzo... Abbruzo... quella insomma! Certo non è come esserci io di persona, ma del resto... »

«Beh, mi fa piacere saperlo, che tua madre tutto sommato stia bene».

«Grazie Hans».

«Sono passati tanti anni. Magari uno di questi giorni io e te l'andiamo a trovare».

«Sì. Magari. Perché no», tagliò corto. «Ma tu Hans, piuttosto... Parlami di te. Non dirmi che tu invece vivi ancora proprio in casa con mammina».

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