Lo strano caso della casa di Doktor Gerom'
Parte Prima
Nessuno nel Borgo in cui lei viveva o da qualsiasi altra parte avrebbe potuto sostenere che Olga Munsen fosse proprio grassa grassa. Tuttavia, per una sorta di capriccio della natura il "fondoschiena" le si era sviluppato tondo e ampio: insomma a volerlo quantificare era davvero tanto e quel giorno sembrava ancor di più, costretto in una sottana che per sua indole sarebbe stata a pieghe ma nei fatti si tendeva assai liscia.
Da sotto tale saturo indumento il voluminoso posteriore di Olga sorreggeva, equilibrava se così si può dire, l'intera sua figura. Mentre lei, assorta in un lavoro d'importanza, stava seduta sulla seconda poltrona presidenziale dello studio "Munsen & Munsen" notai in Dulchdorf.Frattanto il vecchio Adrian Munsen, padre di Olga nonché contitolare dell'ufficio, non distoglieva mai lo sguardo dall'amata figliola e se soltanto quella mattina avesse potuto manifestare la gioia che sentiva, ebbene l'avrebbe certo fatto. Invece non era possibile per il notaio mostrare la suddetta, né qualsivoglia altra sensazione gli capitasse di provare. L'ictus infatti, ormai da cinque anni, l'aveva bloccato esattamente dove l'aveva colto: sulla prima poltrona dirigenziale dello studio notarile, sicché da lì, salvo che qualcuno non ce lo prelevasse a viva forza, egli mai più poteva muoversi: nelle ore del giorno come in quelle della notte.
Così era e comunque fosse bando a queste tristi storie. Perché, pur se in nessun modo manifesta, la soddisfazione del vecchio Munsen c'era lo stesso quel giorno e c'era eccome. Il motivo andava ricercato proprio nel compito che al momento stava impegnando Olga, la sua figliola, e che certo non poteva definirsi mansione di poco conto o magari di routine. Viceversa trattavasi della stesura di una lettera di per sé molto importante. Una lettera che lo stesso Munsen non sperava veder vergare lui vivente. In grado, tale semplicissimo foglietto imbellettato, di porre finalmente termine - dopo ben diciotto lunghi anni - all'astrusa questione della casa che appartenne a Doktor Gerom'.
Ora per esigenza di chiarezza, per meglio comprendere le ragioni del nostro buon notaio, sarà utile compiere insieme a lui un passo indietro, ripercorrendo nella memoria fatti accaduti diversi anni prima e destinati poi a produrre l'intera incombenza adesso prossima a concludersi.
Per cominciare si spiegherà a chi non fosse tanto pratico del luogo, che quando nella pacifica frazione di Dulchdorf si pronunciavano insieme queste due parole: [Doktor e Gerom'], lo si faceva preferibilmente a fil di voce quel tanto da lasciar intendere di volersi riferire a materia un po' scabrosa.
In verità, ciò altro non era che lo pseudonimo di un eccentrico personaggio il quale, un tempo medico in loco, aveva poi deciso di partirsene lasciandosi alle spalle il proprio onorato impiego nonché l'avito borgo montanaro.La meta, per quel che se ne seppe, era stata inizialmente l'Africa Nera: non dietro l'angolo come si vede. E sempre lì il nostro dovette acquisire anche il bizzarro nomignolo che poi passò ai posteri. Col trascorrere del tempo le sue tappe così come le sue gesta si erano fatte via via sempre più strane. Sicché alla fine si sparse voce che Dok [poiché ormai era così che lo chiamavano tutti], fosse stato inghiottito dalla gola profonda di un'altra anima scura geografica: la Repubblica di Haiti, con tutto l'alone leggendario che ciò poteva comportare. Fatto sta che da quest'ultima destinazione l'ex dottore non diede più sue notizie per lungo e lungo tempo ancora né alcuno al paese volle mai più far domande a quel riguardo.
C'è da dire però che ad un osservatore attento non sarebbe punto sfuggito il legame rimasto intatto tra l'esecrato medico e il villaggio originario. Ciò perché proprio nella natia Dulchdorf egli aveva sempre voluto mantenere la sua casa, quasi gli riuscisse impossibile pensare di disfarsene definitivamente. Così, malgrado lui se ne fosse andato, la casa di Dok invece era rimasta. Immobile ove la valle s'ergeva verso le montagne, trincerata dietro la fitta foresta. Ben diritta, quasi per sfida, a fronte delle rovine del maniero di Guglielmo Vaenendel. Perché la casa di Dok non aveva paura dell'Orco Willi. La casa era rimasta sempre lì, cupa e silente. Immersa nella perseverante attesa di ricongiungersi presto o tardi al suo padrone.
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POLISEMIA 1
HorrorGIORNO I FALLAX/FALLACIA*** Europa, Anno Zero del Terzo Millennio. Un tempo Hansi Kleim aveva un amico. Si chiamava Herbert Klodtz e per una sola indimenticabile stagione egli l'aveva molto amato. Ma poi Herbie era partito all'improvviso, quasi in...