«Hansi, Hansi, mio Dio HANSI! Maledizione. Qualcuno mi aiuti! Il mio amico si sente male».
Gli strilli di Herbert Klodtz giunsero alle orecchie di Hans Kleim dapprima come un sibilo lontanissimo. Poi secchi netti molesti mentre lui riapriva gli occhi. La mano di Herbie era sotto la sua testa e per terra giaceva il telefono dei puffi finalmente spento. Hansi vedeva intorno a sé un capannello di facce allarmate. Le vedeva da sotto in su, sicché le facce sembravano lunghe lunghe...
«Hi, Thiny Boy!»
Poney Lowson, pure accovacciata, gli stava passando sul volto il dorso di una mano piccola innocente e sensuale. Aveva occhi gonfi sotto ciglia da puledra e la punta del naso paonazza come se anche lei avesse pianto.
"Welcome back!"
«Dio mio. Dove sono? Cosa diavolo???»
Hansi si rese conto di come doveva essere caduto: aveva travolto le transenne, sicché il suo corpo sino alla cintura giaceva adesso nella sabbia fra i detriti. Le gambe invece ce le aveva ancora nell'atrio intatto della stazione. Cadendo doveva essersi ferito la mano, poiché al centro vi era un puntino livido che non sanguinava. In quel preciso momento altre schegge, lo vedeva bene, tagliuzzavano la tela bianca e spessa ed ora anche sporca, del pantalone di Herbert Klodtz all'altezza del ginocchio su cui s'appoggiava per soccorrerlo.
«Come ti senti, Hans?»
«Bene ma...»
«Io te l'avevo detto, testone, di non portare tutto il peso tu da solo. Con questo caldo poi... Te l'avevo detto sì o no?! Ma tu sempre a fare l'eroe. A far di testa tua, ecco».
Hansi sorrise stancamente: [Anche tu, Herbie. anche tu... Non mi chiamo più Hans Kleim se sei cambiato di una virgola]...
Così pensò. E si accorse di potersi rialzare.
Alla fine arrivarono quelli della sicurezza. Si sbracciarono, fecero allargare la gente, chiesero se fosse il caso di chiamare un'ambulanza o se qualcuno l'avesse già fatto, ma Hans Kleim rispose di no. Che non era necessario. Che a volte andava soggetto a cali di zucchero al mattino. Che era stata colpa sua se si era tenuto così a lungo a digiuno.
Chiarì che ora stava meglio e non mentiva. In verità si sentiva forte e moralmente sereno e ricordava poco nulla della sua esperienza. Chiese ed ottenne d'essere accompagnato dai suoi amici in un bar a ripulirsi un poco e a bere una spremuta d'arancia. Poi finì col mangiarsi anche un Krapfen alla crema, perché Poney glielo aveva porto con un sorriso che non ammetteva repliche: [Sugar, Thiny Boy?!]
Tutto questo mentre Herbert Klodtz si lamentava e dire che lui non era un tipo particolarmente impressionabile.
«Maledizione Hans, mi hai fatto prendere un tale spavento. Ti fossi visto quant'eri pallido...»
Per un momento mi è parso addirittura che non respirassi più!
***
Ed ecco che sulla strada del ritorno (o dell'arrivo secondo i punti di vista), se ne stavano tutti e tre come papi a bordo della vecchia Kadett di Hans Kleim. Herbert Klodtz seduto accanto al guidatore sperimentava la teoria dell'infinitamente piccolo sugli SMS del suo cellulare. Poney Lowson si era infilata in testa le cuffiette di un Sony e per un po' aveva mugolato stonata: [Non puoi fuggir Tom Dooley ] Cantava [Non puoi fuggire mai]. Quindi si era appisolata, ma anche così aveva continuato a nitrire:
«Non puoi fuggir Tom Dooley. Domani morirai!».
Hansi frattanto, nonostante l'incidente appena occorsogli s'occupava di guidare.
Mentre risaliva in direzione Dulchdorf, egli non poteva proprio non pensare a quante volte da ragazzo aveva già percorso quella stessa strada: dalla città al Borgo (o viceversa) in sella alla motoretta fiammante di Herbert Klodtz.
Dietro di lui con l'aria sulla faccia e le mani ben ancorate ai suoi lombi fermi.
Alla loro promessa di stabilità e potenza.
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POLISEMIA 1
HorrorGIORNO I FALLAX/FALLACIA*** Europa, Anno Zero del Terzo Millennio. Un tempo Hansi Kleim aveva un amico. Si chiamava Herbert Klodtz e per una sola indimenticabile stagione egli l'aveva molto amato. Ma poi Herbie era partito all'improvviso, quasi in...